Capitolo 49. Bodie

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Finiti gli eventi importanti, il tour, i concerti e tutto il resto, possiamo dedicarci all'attività che tutti i diciannovenni fanno in estate: le feste. Non possiamo bere alcol, è vero, ma il nostro status di musicisti ci frutta qualche invito alle feste di nostri vecchi conoscenti o di gente che abbiamo conosciuto di recente.

Strano ma vero, oggi siamo stati invitati ad una festa di un musicista che conosce Maxine. Questo tizio ha una villetta su una spiaggia della California, un po' più a sud di Los Angeles, dove ha organizzato il party insieme alla sua band. Si comincia alle dieci di mattina, poi barbecue, festa tutto il pomeriggio con pausa alle due per la siesta, poi ancora barbecue e pizza e, se stai ancora in piedi, si finisce alle sei di mattina del giorno dopo. Significa venti ore quasi ininterrotte di festa, una cosa che prima non mi sarei nemmeno immaginato, con cibo, alcol e musica per tutti, sotto al sole di luglio su una spiaggia stupenda piena di ragazze.

Noi arriviamo un po' più tardi, alle undici di mattina, e la casa è già piena. È un po' isolata, ma credo che riescano a sentirci benissimo dal resto del vicinato. La musica rock scuote i vetri e si propaga per tutto il pezzo di giardino e di spiaggia davanti alla villetta; in giardino hanno già acceso i quattro barbecue e un odore invitante ci attira ai grossi tavoli pieni di cibo, mentre sulla spiaggia è pieno di gente intenta a ballare o, già infilata nel costume, a farsi una nuotata. Ci sono vestiti ovunque e sono contento di aver messo una camicia che non mi piace tanto perché ho la sensazione che anche io perderò qualche indumento.

Ryss è meno gasato di noi altri; mi rimane di fianco, messo un po' a disagio da tutte le ragazze in costume, shorts e maglietta e dai ragazzi a torso nudo.

«Stanno facendo la gara delle magliette bagnate!» esclamo non appena entriamo nel cortile, i miei occhi catturati subito dalla fila di ragazze in maglietta bianca a cui vengono rovesciati addosso dei secchi d'acqua, che fanno aderire le t-shirt ai seni.

«Quanto sei volgare, Bodie!» mi riprende Maxine, mollandomi un cazzotto sul braccio.

«Lo fanno anche con i maschi» le fa notare Seth, indicando un altro punto del giardino in cui stanno facendo la stessa cosa a beneficio del pubblico femminile.

Lei li osserva un momento, poi fa spallucce. «Paritario. Mi sembra giusto».

Ryss ha l'aria di uno che non sa dove guardare, così ci dirigiamo dentro casa per andare a prendere qualcosa da bere. È una bella villa, con i pavimenti di legno chiaro e le pareti bianche, le finestre spalancate da cui entra la musica e ogni tanto un filo d'aria. Anche qui c'è gente, ma un po' meno che fuori; Maxine saluta il nostro ospite e Seth si mette a parlare con loro, io e Ryss portiamo birra per tutti dalle grosse borse frigo che ci sono in cucina.

«Adesso che siamo qui, cosa facciamo?» chiede Ryss. Non mi sembra che si senta molto a suo agio, mi ricorda un po' la festa di Halloween.

«Andiamo a ballare?» propongo. L'abbiamo fatto anche quella volta, me lo ricordo. Quando lo proposi, Ryss spalancò gli occhi e mi chiese "Davanti a tutti?". "Che ti frega? Sono tutti ubriachi, nessuno ci farà caso" gli avevo risposto io. E qui è uguale: sono tutti ubriachi, l'unica differenza è che a quell'altra festa erano tutti adolescenti, qui invece la metà della gente può già bere legalmente.

Usciamo in cortile e raggiungiamo la spiaggia, entrambi in ciabatte. Io ho i pantaloni corti, mentre Ryss ha optato per l'ardita scelta di quelli lunghi, che però sono leggeri e lo riparano meglio dal sole.

Mi scolo subito mezza birra, poi mi fermo quando mi rendo conto che sono a stomaco vuoto e mi limito a tenerla in mano mentre ballo in mezzo agli altri.

Qualcuno passa a Ryss una sigaretta, ma ci accorgiamo che in realtà è erba solo dopo che ha fatto due tiri. La dà subito a qualcun altro, ma l'erba ha l'effetto di scioglierlo un po', facendolo ridere a crepapelle per diversi minuti e ballare in modo stranamente provocante. Attira lo sguardo di una ragazza, che però inciampa quando cerca di avvicinarsi, troppo ubriaca per stare in piedi.

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