Capitolo 19. Ryss

66 6 41
                                    

Bodie Watkins, oltre a tutto quello che gli ho visto fare finora - suonare il piano, fumare uno spinello, nascondere dei dischi nel pavimento, cedermi la poltrona in ospedale - è anche uno degli umani più incredibili che abbia mai conosciuto. Abbiamo saputo da Seth il giorno e l'ora del concerto all'Old Rock - giovedì sera, alle dieci e mezza - e ci siamo organizzati di conseguenza, sapendo benissimo che faremo tardi e che venerdì saremo a pezzi.

Ma quello che mi stupisce di più è che quando saluto mio padre, che mi ha lasciato uscire senza problemi, e mi chiudo la porta alle spalle, Bodie è in piedi vicino al cancello, nella sua giacca color ocra.

Mi chiedo se siamo vestiti nel modo giusto per una serata dei Detonators, ma non c'è molto che potessimo fare. Io ho messo una giacca di pelle, una maglietta dei My Chemical Romance e un paio di pantaloni che mio padre ha giudicato troppo aderenti, anche se mi pendono intorno alla vita come ali di pipistrello. Non credo che esistano al mondo dei pantaloni che mi vadano davvero bene.

Ma Bodie è messo peggio di me. Il suo abbigliamento da serata consiste in un paio di jeans con uno strappo sul ginocchio che dubito fosse lì quando ha comprato i pantaloni, una maglietta gialla con uno strano disegno e la sua giacca. Almeno non ha la croce.

«Pronto?» chiede, quasi vibrando per l'eccitazione.

Annuisco, dando un'occhiata alla sua maglia. È di un giallo vitale, allegro, con un disegno nero sopra, un uomo vestito alla Frank Sinatra e una donna in sottoveste seduta su un pianoforte.

«Carina» commento, mentre raggiungiamo la fermata dell'autobus.

«Preferivi quella con scritto Dio ama tutti i suoi figli?» alza un sopracciglio.

«Meglio di no»

L'autobus arriva quasi subito, solitario sulla strada buia. A quest'ora c'è ancora qualcuno, un'infermiera che probabilmente va a fare il turno di notte e un signore che cerca di leggere un libro.

«Si può sapere dove le prendi tutte queste magliette con slogan cristiani?» chiedo mentre ci sediamo.

«Le fa la San Christopher, poi le vendiamo e il ricavato va in beneficienza» spiega.

«Forte»

«Ne vuoi una?»

«Assolutamente»

«Te la porto». Non ho dubbi che lo farà sul serio.

Arriviamo velocemente, accesi dall'entusiasmo e dall'impazienza, ma non scendiamo alla solita fermata, quella vicino alla scuola. Certo, potremmo arrivarci a piedi da lì, come abbiamo fatto ad Halloween, ma sarebbe troppo lunga e questa volta non abbiamo voglia di perdere tempo camminando. L'Old Rock è quattro fermate più avanti, su una strada che non percorro quasi mai se non per vedere cosa succede là dentro. Non è lontano dai quartieri della San Christopher; Bodie sarebbe potuto venire anche a piedi, ma voleva venirmi a prendere. È il nostro primo concerto, dovevamo venire insieme.

L'Old Rock è bello come sempre, situato proprio a metà della via, affacciato sull'ampio marciapiede. Il neon al di sopra delle tre porte, due delle quali stasera sono chiuse, luccica di rosso. Da dentro arriva già la musica, ma credo che si tratti di qualche band di apertura.

Davanti all'unica porta aperta c'è la fila, ma da quel che vediamo sono tutti vestiti più o meno come noi, a parte i Detonators con le loro ginocchiere e i pantaloni strappati.

Ci mettiamo in fila con calma; è una coda ordinata e rapida, non la ressa dell'altra sera.

Bodie si agita ancora, totalmente incapace di stare fermo, troppo entusiasta. Lo sono anch'io, anche se al confronto con lui sembro una statua di marmo.

All That ShinesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora