Capitolo 51. Bodie

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Conto i giorni, da quando ho preso uno spintone da Ryss e una raffica di insulti per una cosa che non ho fatto. E da quando gli ho vomitato addosso una rabbia immotivata e crudele, solo per sfogarmi. Sono passati ventidue giorni, è iniziato settembre, abbiamo saltato l'anniversario di quando ci siamo conosciuti. Avevo pensato di chiamarlo, ma sapevo che non avrebbe risposto, così ho incanalato la mia energia in qualcosa di più utile. Sono arrabbiato con lui – per le cose che ha detto, per la velocità con cui ha dubitato di me, senza nemmeno pensarci due volte – ma ciò non vuol dire che lascerò che gli venga fatta un'ingiustizia. Philipe mi ha fatto ottenere un'intervista insieme a Maxine, durante la quale ho potuto parlare di quello che era successo e del malinteso che c'era stato, ho potuto dire che le canzoni non sono mie e che in passato non ho mai affermato una cosa del genere. Sembrerebbe il gesto disperato di qualcuno che vuole farsi perdonare, ma non è così. Non voglio che Ryss mi perdoni, dopo tutto quello che mi ha detto, voglio solo che nessuno scriva più queste cazzate e lo denigri in questo modo.

Seth e Maxine sono preoccupati. È vero che abbiamo appena messo fuori un album, quindi per un po' possiamo permetterci di prendere una pausa, ma dobbiamo comunque suonare insieme e presto dovremmo rimetterci al lavoro. Non abbiamo un testo, una melodia, nemmeno un accordo, e io non voglio parlare con Ryss, non ancora.

E se mi fossi sbagliato? Se la nostra amicizia fosse come tutte quelle che ho avuto prima: brevi, dettate dall'entusiasmo e dall'affetto dei primi tempi e destinata poi a disfarsi con il contatto prolungato e la noia che provano gli altri nei miei confronti, oppure il nervosismo che suscito. Sarebbe un bel problema, perché vorrebbe dire che dopo neanche due anni che la band è nata si deve già disfare. E anche che non ho più un migliore amico.

Seth e Maxine sembrano essersi divisi i compiti: lei è sempre da me, tenta di parlare della questione e io le do ragione quando mi ricorda la situazione della band, perché ha ragione, mentre immagino che Seth stia facendo lo stesso con Ryss. Possiamo ragionare quanto vogliono, ma questo non cancellerà le cose che ci siamo detti e la colpa che lui mi ha imputato senza neanche pensarci due volte, senza neanche darmi il beneficio del dubbio.

A ribadire il mio stato d'animo, oggi piove. Visto che non ho molto da fare e di uscire con questo temporale non se ne parla, cerco di lavorare, ma non è facile. Il futuro mi assilla: l'unica cosa che vorrei scrivere è la mia rabbia, ma come potrei cantare una canzone contro Ryss. Anche se la band non tornerà mai più insieme, non voglio farlo. Anche perché comunque non ho la musica, e il testo fa schifo.

Casa mia è piccola, ma fortunatamente ho trovato un posto per il pianoforte, così alla fine mi arrendo e mi siedo lì. Dalle due ampie finestre sulla parete di fronte alla porta d'ingresso si vede il cielo coperto di nuvole nere e i vetri sono solcati dalle gocce di pioggia. Suono qualche vecchia canzone della San Christopher, ma mi stanco in fretta. Non mi va di fare niente, vorrei solo chiamare Ryss e metterci a guardare qualche film schifoso come abbiamo sempre fatto, ma allo stesso tempo se fosse qui lo prenderei a schiaffi.

Il telefono suona e io ringrazio il cielo che qualcuno mi chiami per distrarmi dalla noia. Spero solo non sia Maxine.

«Pronto?» chiedo e mi risponde la voce famigliare e stanca di Gerard.

«Ciao Bodie. Come stai?» chiede con un mezzo sospiro.

«Bene. Tu come te la passi?» rispondo. Lui e Nancy, finalmente, hanno avuto la loro bambina.

«Ho dormito quattro ore, in macchina, in garage. È stato bellissimo». Prende un lunghissimo respiro. «Dottie è adorabile, le voglio un bene dell'anima. Ma dio mio, non dorme mai».

«Quanto ha ormai?»domando.

«Fa un anno domani».

«Auguri».

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