La prima cosa che ricordo della musica è l'odore dell'incenso della chiesa di San Christopher, le panche in legno di mogano e il coro che canta l'Hallelujah. Ricordo molto bene l'organo, mia madre lo suonava a tutte le funzioni, e la chitarra che ogni tanto le chiedevano di suonare dopo il sermone della domenica. E poi ricordo il fruscio delle pagine del libro di mio padre, quando aspettavamo fuori dalla chiesa e lui leggeva perché della musica gli interessava ben poco, e il violino di mia sorella Delilah, abbandonato dopo un paio d'anni.
Ricordo molto bene il coro dei bambini del catechismo. C'ero anch'io, i primi anni di scuola, ma a parte l'Hallelujah non cantavamo molto. E le altre poche canzoni non mi piacevano granché, preferivo sedere vicino all'organo e ascoltare mia madre che lo suonava.
A cinque anni, insegnò anche a me. L'organo non è poi così diverso dal pianoforte, non finché non inizi a suonarli entrambi. A quel punto cominciano a diventare piuttosto diversi. Quando poi si aggiunge la chitarra, la cosa si complica.
A undici anni mi lasciava suonare sia la chitarra che l'organo in chiesa, ma mai durante le funzioni delle festività. Anche ora il Pastore Graham mi chiama a suonare ogni tanto la domenica, dopo che mia madre ha smesso per dedicarsi a noi e il suo posto l'ha preso l'anziano Signor Wasser.
Quindi, quando suona il telefono so che sicuramente è il Pastore Graham.
Alzo la testa dal cuscino sgualcito, gli occhi ancora pesanti e i segni della mia non troppo lunga dormita sulla faccia. La croce mi osserva dal muro proprio sopra al mio letto, come se avesse occhi, e lo squillo del telefono arriva da sotto una pila di coperte sul pavimento. Cerco la cornetta e la porto all'orecchio, senza alzarmi perché a letto si sta decisamente meglio. «Pronto?»
«Buongiorno, Bodie» cantilena la voce del Pastore Graham. «Dio ti ha concesso un buon mattino?»
Rifletto su ieri sera per un secondo e poi decido che più tardi farò una preghiera per scusarmi. «Sì, Pastore» annuisco anche se effettivamente lui non può vedermi. «A lei?»
«Molto buono, sì» riesco quasi a vederlo, il sorriso del Pastore. «Bodie, mi faresti un grande piacere? Il Signor Wasser è malato, quindi se tu potessi sostituirlo mi aiuterebbe moltissimo»
«Certo, arrivo per l'inizio del sermone» mi devo sforzare per non sbuffare. Vorrei rimanere a letto, ma so che in ogni caso mia madre mi farebbe alzare comunque per andare a messa. Tanto vale che suoni l'organo per il Pastore Graham.
Qualcuno bussa alla mia porta per tre volte e poi la spalanca. So che è mia madre perché quando inciampa nelle mie scarpe sbatte le mani sui fianchi e sbuffa. «Bodie!» esclama. Credo che avesse in mente un altro nome per me, un nome biblico probabilmente. Ho rischiato Simon, Matthew o, anche peggio, Ananias. Praticamente la morte del nonno di mio padre mi ha salvato. Bodie non è un gran che, ma poteva comunque andare peggio. Ai miei fratelli sono toccati Joseph e Elias, alle mie sorelle Delilah e Jael.
«Chiesa. Fra dieci minuti usciamo» mi ricorda e poi esce dalla stanza, lasciando la porta aperta.
Capitombolo giù dal letto in quelle maniere imbarazzantissime che fanno nei film e che ogni tanto succedono anche nella vita reale. Cerco in mezzo ai vestiti sparsi per la camera, finché non trovo una camicia pulita... No, quasi pulita. Ha una macchia di caffè sul colletto, ma sarò troppo lontano da tutti perché la vedano. Infilo un paio di pantaloni con la piega, neri, e una giacca di Joseph, un po' troppo lunga per me. Non trovo la catenella con la croce.
«Cazzo»
Mi copro la bocca. Se mio padre mi sente dire cazzo in questa casa, è probabile che passi più guai di quanti ne ha passati Jael quando l'hanno beccata a baciarsi con un ragazzo il giorno del diploma. Joseph è il più grande, ormai è al college a studiare scienze politiche da cinque anni, e anche Jael, secondogenita, è andata a studiare architettura. Lei è andata in California, la vediamo solo per Natale. Elias vive ancora con noi; il suo college è qui vicino, studia matematica, mentre Delilah ha appena iniziato il suo primo anno di biologia marina. Anche lei sta ancora a casa, il che mi rassicura un bel po' perché così non sarò solo con i miei genitori. Io amo i miei genitori, ma vivere da solo con loro dev'essere spaventoso. I miei fratelli prendono un bel po' di spazio, che io uso per scivolare lontano dalle aspettative della mia famiglia.
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All That Shines
Ficção AdolescenteRyss vive in una famiglia difficile, con una madre assente, un padre alcolizzato e tre fratelli con cui non ha nulla in comune. Con gli anni ha imparato a cavarsela da solo, ad occuparsi della casa e a tenere in piedi la sua vita. Abbandonato dal s...