Capitolo 23. Bodie

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Non mi accorgo dei miei genitori finché non entrano in cucina, di ritorno da un incontro con il Pastore Graham. Pare che saranno la coppia di riferimento per i due che si sposeranno a gennaio. Il Pastore Graham adora che una coppia felice guidi un'altra verso la vita matrimoniale, ma non sono del tutto certo che i miei siano le persone adatte. Certo, si amano, e poi hanno tutte le carte in regola degli sposi perfetti - una casa dignitosa, un matrimonio in chiesa, cinque figli, ventun anni insieme - , ma non sono sicuro che siano davvero compatibili. Si sono sposati quando mia madre aveva vent'anni e mio padre ventuno; nessuno dei due aveva mai avuto una relazione prima. Sai che tristezza.

Entrano in cucina e mia madre batte le nocche contro lo stipite della porta, come per bussare.

«Ciao Bodie» dice con un sorriso. Appaiono anche Elias e Delilah, che prima erano stati nascosti nelle loro camere, e si precipitano da papà a chiedere non so che cosa. Mi evitano come un appestato, ma non è una novità che non mi sopportano. Nessun fratello maggiore sopporta a pieno quello più piccolo, e io sono il più piccolo di tutti. Jael e Joseph hanno già sfogato la loro gelosia per i nostri genitori su Delilah ed Elias, ora tocca a loro. In più, c'è da dire che io faccio un sacco di casini e i nostri genitori spesso sono di cattivo umore per colpa mia.

«Ciao» rispondo, tirando fuori la teglia dei muffin dal forno. «Che tempismo»

«Cosa cantavi?» mia madre va ad appendere la giacca, poi torna in cucina e mi osserva spostare i muffin su un piatto. Mi si forma un groppo in gola, perché ovviamente cantavo la canzone di Ryss.

Non canto mai a casa, e cucino così poco - so fare solo i biscotti, la pasta, l'hamburger e i muffin - che non mi rendo nemmeno conto che mentre lo faccio canto.

«Niente» rispondo.

«Dai, fa sentire» si siede e il suo entusiasmo mi fa passare del tutto la voglia di aprire di nuovo la bocca.

«Lasciamo stare» prima che possa insistere, le passo un muffin. «Dimmi se è venuto bene».

Sbuffa, abituata al mio rifiuto, e lo mangia. Ma io mi chiedo: se mi rifiuto continuamente di cantare, non pensa che ci sarà un motivo? Apparentemente no, non ci pensa.

«Domani vuoi fare qualcosa di particolare?» il suo tono si addolcisce, ma solo perché domani è il mio compleanno. Fortunatamente cade di lunedì e i miei saranno fuori tutta sera ad aiutare il Pastore Graham.

«Perché sarà una cosa lunghissima, il Pastore Graham ha detto che ci vorranno ore» mi accarezza il braccio, come se mi importasse qualcosa di passare il mio compleanno con loro. «Possiamo metterci d'accordo per spostare e passare la serata con te»

«Tranquilla» alzo le spalle.

«Puoi chiamare qualche amico» la butta lì. Probabilmente pensa a Daisy e a Matthew, loro venivano sempre a cenare con noi il giorno del mio compleanno, solo che quest'anno non succederà perché non parlo con loro ormai da settembre.

«Sì, perché no?» annuisco e il discorso muore lì.

La verità è che io detesto i compleanni. Già mi tocca sorridere ed essere divertente tutti i giorni, anche quando vorrei starmene imbronciato e zitto, ma al mio compleanno devo anche fingere di essere compiaciuto. In più, devo ringraziare tutti quelli che conosco e che mi fanno gli auguri.

L'anno scorso cadeva di domenica, il che era anche peggio perché, mentre a scuola non sono in molti a sapere del mio compleanno, in chiesa lo sanno tutti. Quest'anno, anche se il lunedì non è una gran giornata, almeno non vedrò i miei fino a sera.


* * *


È mattina presto - troppo presto, saranno le cinque - quando scivolo fuori dal letto per fare pipì. Mi alzo sempre troppo presto quando faccio gli anni. È freddo, ma per lo meno il pavimento del corridoio è di legno e non fatto di quelle mattonelle gelate come in bagno.

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