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26 settembre

In quei minuti di silenzio assoluto, lasciai che il suo battito cardiaco e il suo respiro si sincronizzassero con i miei e pian piano riuscii a ritornare lucida. Rimasi attaccata a lui ancora un po'. Non ero mai stata la tipa a cui piacevano gli abbracci o il contatto fisico, ma, in quel momento, lì, su quella spiaggia deserta, non avevo alcuna intenzione di sciogliere quella stretta.

Misi da parte quella vocina della mia testa che continuava a dirmi di non fidarmi, di non abbassare la guardia, perché in quel momento mi fidavo ciecamente della sua parola. In quel momento eravamo solo due ragazzi, solo Riley e Caleb e questo mi bastava.

Presi a giocare con la stampa della sua maglia mentre lui continuava ad accarezzarmi i capelli con una gentilezza che mi faceva stringere il cuore. Riuscivo a percepire benissimo come quel contatto tra noi non servisse solo a me, ma anche a lui. Anche Caleb, in quel momento, aveva bisogno di conforto, aveva bisogno di tenere stretto qualcuno e di essere stretto a sua volta.

Feci un bel respiro, beandomi del suo odore e decisi di staccarmi, così da incontrare finalmente quegli occhi antracite che sembravano così chiari in quel momento.

"Dovesti cambiarti, fiocco di neve, o ti ammalerai." Mi porse la sua felpa, la felpa che aveva tenuto tra le mani fin dall'inizio per potermela dare.

La afferrai, gli voltai le spalle e andai verso la macchina di Julian. Sapevo che lui mi avrebbe aspettato lì, che non c'era bisogno che aggiungessi altro, che anche lui aveva voglia di rimanere ancora lì, in quel posto dimenticato da Dio.

Passai distrattamente una mano fra i miei capelli e la mia magia assorbii tutta quell'acqua che continuava a gocciolare. Mi tolsi i vestiti e sostituii i jeans bagnati con dei comodi leggings, ma quando fu il turno della maglietta tentennai un attimo. Avrei potuto indossare una delle felpe che mi ero portata da casa, ma la felpa nera di Caleb era ancora lì, appoggiata sul sedile, che mi chiamava.

Agii senza pensarci troppo e me la infilai. Immediatamente il profumo del ragazzo mi avvolse come una calda coperta per il mio cuore fin troppo freddo.

Uscii dall'auto e lo raggiunsi. Si era seduto sulla sabbia e con una mano continuava a muovere i granelli, perso in chissà quali pensieri. Mentre lo osservavo mi resi conto che sembrava incredibilmente giovane mentre giocava con la sabbia. Non mi ero mai resa conto che Caleb non fosse poi molto più grande di me; lo avevo sempre visto come un gigante che terrorizzava tutti, quando in realtà aveva solo un paio di anni in più.

Lo raggiunsi e mi sedetti al suo fianco. Eravamo vicini, molto vicini, con il mio braccio e la mia gamba che erano praticamente incollati a lui. Rivolsi la mia attenzione al mare di fronte a me e mi persi, per qualche secondo, nei miei pensieri mentre seguivo il movimento ipnotico delle onde.

"Come mi hai trovata?" In realtà non mi interessava molto saperlo, ma avevo bisogno di parlare, di sentire una voce che non fosse quella della mia testa.

"Mi ha chiamato Julian. Mi ha detto che stavi andando via da Bluebay per ritrovare te stessa e ha aggiunto che nessuno, in un momento simile, doveva rimanere da solo."

"Tipico di Julian..."

"Mi ha detto solo che ti saresti ricongiunta con il tuo elemento. Sapevo che eri diretta al mare e questa era la cittadina più vicina."

Stavamo parlando senza nemmeno guardarci negli occhi. Avevamo entrambi il viso rivolto verso la vastità del mare. Amavo così tanto quel luogo proprio per quel motivo: non riuscivi mai a capire dove finisse, non c'era limite alla grandezza del mare. Era così bello perdersi nell'infinito.

Ricordavo di aver letto da qualche parte che le reazioni di fronte a qualcosa di immenso potevano essere due: paura o conforto. Per me valeva la seconda. Guardare qualcosa di grande, di esteso a vista d'occhio mi trasmetteva una sensazione di tranquillità, di benessere, che difficilmente provavo altrove. Sapere che i miei problemi, le mie paure erano solo una goccia nell'immenso mare che mi trovavo di fronte, mi confortava, mi faceva sentire meno sola, meno triste.

Siamo GHIACCIO e FIAMMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora