Capitolo 28

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Nick


"E ti pareva che non finiva così." Pensava tra sé e sé il ragazzo, tra una botta e l'altra sull'ambulanza che li aveva caricati tutti e tre. Le buche stradali non hanno pietà nemmeno per feriti e malati! Ovviamente, non per suo volere, anzi fosse stato per lui l'avrebbe svegliato a suon di ceffoni, ma Anna glielo aveva impedito, ritrovandosi a chiamare la suddetta ambulanza nei pressi del vicolo dov'erano finiti.

«Io non capisco il motivo di tutte queste premure. Nemmeno si fosse preso un colpo di pistola, è solo svenuto perché è un fifone. Con due schiaffi, ci saremmo risparmiati questo strazio!» Esordì Nick, fornendo un suo parere non richiesto.

«Sei veramente un incivile. Che cosa mi tocca sentire! E poi, così facendo ci siamo anche allontanati da lì, perciò abbiamo preso due piccioni con una fava. L'importante è che Freddy stia bene. Dobbiamo farci raccontare quello che ha visto quando era prigioniero.»

«Punto numero uno, nel caso, abbiamo preso "un solo piccione" e poi, dubito, che questo qui riesca a dirci qualcosa di utile, ma se proprio vuoi perdere altro tempo, prego, fa pure.» Disse lui, rilassandosi sul sedile.

«Certo che lo faccio.» Replicò indispettita lei.

«Ehm, scusate, non volevo assolutamente che litigaste per me. Anna, tranquilla, io sto bene. Posso andare da solo in ospedale.»

Al sentire queste parole, lo sguardo di Nick si illuminò di nuova luce, salvo poi spegnersi nuovamente alla replica della compagna.

«Figurati, non se ne parla proprio. Noi verremo con te. Quando starai meglio, ci spiegherai cos'è successo; per il momento, rilassati. E, comunque, non ti preoccupare, non stiamo litigando, è semplicemente il nostro modo di fare.

"Io avrei qualcosa da ridire, ma sarà meglio che per questa volta sorvoli se non voglio finire a condividere i croccantini con i gatti." Pensò lui, picchiettando nervosamente la gamba su e giù. Dopo cinque lunghissimi e silenziosi minuti, Nick decise di rompere il muro del silenzio.

«Invece che aspettare, cosa ne diresti di occupare il tempo, parlandocene adesso? Infondo, i ricordi sono anche più freschi.»

Anna sembrò voler ribattere, ma questa volta, contro ogni aspettativa, tacque.

«Abbiamo bisogno che tu ci racconti tutto quello che ricordi; anche il dettaglio che ritieni più insignificante può essere d'aiuto.»

Freddy si preparò a rispondere. Fortunatamente, il traffico cittadino rallenta anche le ambulanze, così avevano ancora un po' di tempo per scendere nei dettagli. Beh, il fortunatamente, vale solo in questo caso!

«Ricordo che un paio di giorni fa stavo effettuando il solito giro delle consegne. Poi, una volta tornato in negozio, c'era un cliente ad attendermi. O almeno, quello che io credevo essere un cliente. Abbiamo anche fatto due chiacchiere. Dopo poco, però, ricordo di aver iniziato a vedere male, come se stessi per avere un mancamento. Quando mi sono svegliato, mi trovavo nell'armadietto da dove mi avete tirato fuori voi. Ero terrorizzato, credevo che sarei morto. Dovete credermi, non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. In quel laboratorio, conducono degli esperimenti sugli esseri umani a dir poco atroci. Non ho mai visto niente del genere. Se uno non entra in contatto con quel mondo, è convinto siano solo storie per best seller e film, ma non è affatto così. Mi dissero che il mio turno sarebbe stato oggi. Ho assistito in prima persona agli effetti di quella droga. Non so neanche come descrivere qualcosa di tanto orribile. I più fortunati sono morti sul colpo, mentre ne ho visti altri morire tra atroci sofferenze in tre ore al massimo. Ricordo, però, che qualcuno è riuscito a non morire in questo lasso di tempo; infatti, questi ultimi li hanno portati da un'altra parte, incatenati come bestie. Dovrebbero ridefinire il concetto di "disumano" perché questo va al di là.» Disse il ragazzo, con le lacrime agli occhi, stringendo la barra laterale della barella. Anna non poté evitare di coprirgli le mani con le sue, nel tentativo di consolarlo, per quanto possibile. Le faceva davvero tanta pena, come anche a Nick, anche se lui era troppo stoico per ammetterlo.

«Comunque, nessuno merita di finire invischiato in una situazione del genere e dobbiamo trovare il modo di fermare questi pazzi criminali.» Affermò lei, incitandolo a continuare.

«Signorina, vi pregherei di non farlo agitare. Penso che per altre domande ci sia tempo.» Questa volta a intervenire fu uno dei due paramedici sull'ambulanza. Precisamente, quello che sedeva dietro con loro. Anna e Nick avrebbero voluto prenderlo e frullarlo di sotto dal veicolo in corsa, era chiarissimo dalle loro espressioni, tant'è che fecero anche ridere Freddy!

«Ah suvvia, non vede quanto si sta divertendo il paziente? Lei faccia pure le sue cose, che lui con noi è in ottime mani.» Lo tranquillizzò la giornalista.

«Talmente ottime, che abbiamo dovuto tirarvi fuori da un bidone del biologico. Senza offesa signorina, ma forse dovrebbe rivedere la sua visione "dell'ottimo". Anzi, a casa, consiglierei a entrambi una bella doccia. Ehi amico, certo che con una così non ci si annoia proprio mai, vero?» Proseguiva imperterrito il paramedico. Nick scosse la testa in segno d'assenso, anche se sapeva che una volta a casa avrebbe pagato caro e amaro questo gesto!

«Senta lei, ma perché invece di stare qui a lanciare insinuazioni sulla mia persona, non si preoccupa di far andare più veloce questa carriola?!»

«Questa carriola, come la definisce lei, sta andando alla massima velocità consentita, ma, purtroppo, non ci forniscono di ali per evitare il traffico cittadino, però, potrebbe sempre provare a portare il suo amico in spalla, chissà, magari arriverebbe prima. Non so perché, ho idea che la genialata della spazzatura sia stata una sua pensata. Sbaglio forse?» Ipotizzò lui, con tanto di sorrisetto irritante da cancellarglielo a suon di calci e cazzotti!

«Ehi, ma lei ha, per caso, voglia di litigare? No, perché se è così, mi sento di rassicurarla, visto che ha trovato la persona giusta.» Disse lei, già pronta a entrare in azione.

Grazie al Cielo, o forse all'autista, finalmente, avevano raggiunto l'ospedale, con una frenata tale che era stato un miracolo che la barella non si fosse conficcata nel parabrezza, con i due litiganti al seguito!

«Ehi, ma ci si mette anche lei. Ma chi diavolo le ha dato la patente, eh? Pensa di stare su un bolide in formula uno? Ah, e io che mi lamentavo dei servizi sanitari italiani. Guarda qua questi americani!» Borbottò lei, aggrappandosi al braccio di Nick per un pelo prima di rischiare un tète â tète con il sudicio pavimento del "bolide".

Prima di lasciar scendere il paziente, Anna gli lasciò detto di chiamarla nel caso avesse bisogno di qualcosa e, nel farlo, gli lasciò anche il numero dell'agente Ryan, per capire un po' come regolarsi. Nick e lei, difatti, sarebbero andati immediatamente a informarlo dell'accaduto.

Un crimine in agguato per un cuore innamoratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora