Capitolo 46

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Nick

«Si preannuncia una lunga serata. Mi sa che dovremo portare pazienza ancora un po' per quella nostra ideuccia.» La tentava lui, sussurrandole queste parole all'orecchio. La bella giornalista stava facendo uno sforzo sovrumano per non cedere a quel suo subdolo giochetto. Dopo tanta resistenza, fu il povero Mao ad andarci di mezzo, più nello specifico la sua morbida coda. Difatti, durante l'allontanamento dalla tentazione vivente, Anna aveva pestato la setosa coda del bel micione, facendo accorgere tutti gli ospiti della sua presenza!

«Oh, piccolino mio, scusami tanto. È tutta colpa di questo mascalzone qua dietro.» Lo consolava lei, accarezzandolo, mentre gli altri presenti iniziavano leggermente a stancarsi di tutti questi preparativi prima di poter parlare del vero argomento della serata. Nel frattanto, anche Jacqueline era uscita dalla doccia.

«Mia? Tu ti dai alla fuga, tra l'altro, immotivatamente, e poi mi incolpi quando sei tu a calpestare quella matassa di pelo.» Replicò l'altro, a dir poco sbigottito.

«Ehm, ehm, potremmo lasciare da parte queste discussioni da innamorati e concentrarci sulle cose pratiche, dato che è per questo che abbiamo realizzato questa bella riunione?»

Anna praticamente cercò di affondare il viso nel pelo del ferito, stritolando anche il micio in questione, mentre Nick stava valutando il modo più tagliente per replicare, seppur momentaneamente sprovvisto.

«E tu figliolo, sii più maturo. Non punzecchiare la tua ragazza sul luogo di lavoro.» Continuò a rimbrottarlo il padre, seppur con un accenno di sorriso soddisfatto in viso.

«Ah, perché non pensi un po' più ai fatti tuoi. Da quando sei diventato così impiccione?» Domandò imbronciato il figlio, richiamando tutti all'ordine. Non perse un secondo in più per andarsi a sedere accanto al primo rapitore della fidanzata.

«Allora bastardo, se non vuoi che ti spezzi le costole che ti rimangono, sarà il caso che inizi a cantare o ti assicuro che non sarò delicato come i tuoi primi assalitori.» Lo minacciò, mostrando la pistola.

Ad Anna si rizzarono i capelli in testa, mentre Jacqueline era curiosa di vedere che piega avrebbe preso la situazione. Jack, in tutto ciò, dopo aver rattoppato il ferito, avrebbe voluto evitare di fare il bis.

«Nick, falla finita. Lascia che parli e smetti di fare tutte queste scene.» Gli disse tranquillamente l'altro, mentre riponeva gli strumenti nella borsa.

«Ehi, nessuno ti ha interpellato.»

«Oh sì, la tua metà. È stata lei a chiedermi di curarlo ed è quello che ho fatto. Poi, non prendertela con me se quando ti lascerà per aver fatto del male a quest'uomo vorrà consolarsi con me e mettersi accanto un uomo che possa renderla felice.» Rispose l'altro. Sembravano pronti a una sfida a botte di fulmini e saette.

«Insomma, quando avete finito entrambi, vorrei spiegare la mia posizione.» Lei, però, è meglio che non senta. Intervenne il ferito, forse stufo del fatto che tutti stessero discutendo di lui, infischiandosene altamente della sua presenza.

«Capito, giornalista da quattro soldi? Alza pure i tacchi e va a dare da mangiare ai tuoi amati micetti. Queste sono questioni da adulti. Adesso, la pagherai cara per aver tradito la mia fiducia.» Jacqueline si rivolse prima a lei e poi ad Alexander.

«Libera di provarci, ma non adesso. Non è Anna a non poter sentire, ma tu.» Spiegò candidamente l'altro, nel mentre si tirava su a sedere per raccontare la storia.

La giornalista non poté trattenere una sorta di risata "malefica", additando al contempo la rivale. A quest'ultima sembrava fossero appena scattati gli occhi fuori dai bulbi oculari.

Un crimine in agguato per un cuore innamoratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora