Capitolo 30

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Anna (Speciale)


"Ok, questa volta sono davvero fottuta!" Pensava la ragazza col battito a tremila e il sudore freddo che le colava lungo la schiena, subito dopo che lo pseudo musicista l'aveva "gentilmente" accompagnata alla toilette. Il gentiluomo in questione, intanto, se ne stava comodamente appoggiato alla parete del mini bagno, concentrato a lucidare la sua arma.

"Magari starà pensando a quale silenziatore utilizzare." Continuava così a crogiolarsi nella disperazione.

"Ah insomma, devo reagire, non posso sopportare quest'attesa straziante mezzo secondo di più."

«Perché io?» Domandò la giovane senza starci ulteriormente a pensare. D'altronde, se proprio doveva morire, aveva perlomeno il diritto di conoscerne il motivo. Il tipo continuava a tacere, anzi, a dirla tutta sembrava proprio ignorarla, non alzando gli occhi dalla sua pistola. Così pesante e fredda alla sola vista. Chissà quanti aveva già mandato al Creatore con quella.

"Ok, forse ho una possibilità su un milione." Meditò la giovane, approfittando dell'apparente distrazione del suo rapitore per dare una rapida occhiata al cellulare, salvo poi tristemente scoprire che in quel maledettissimo bagno non c'era neanche la più minima traccia di campo.

"Bene, oggi dev'essere il mio giorno fortunato, non c'è proprio dubbio." Nel mentre scandagliava meglio di uno scanner ogni centimetro di quella che sarebbe forse divenuta la sua bara, un dettaglio accese in lei un barlume di speranza. La ragazza aveva addocchiato l'idroscopino, o detto più terra terra, lo scopino del wc.

"Che schifo. Se sopravvivo, credo che dovrò andare in terapia per un lungo periodo e, soprattutto, farmi più o meno tutti i vaccini esistenti!" Pensò disgustata e terrorizzata dalla prospettiva di non fare nulla. Dunque, senza ulteriori indugi e assicurandosi che il tizio non la stesse ancora puntando, si fece coraggio ed estrasse lo strumento dal suo apposito contenitore, mettendoselo dietro la schiena e rompendolo in due per crearsi un micro pugnale.

"Dio mio, non ho mai dovuto fare qualcosa di più disgustoso in vita mia. Bleah. Perlomeno, a prima vista, non vedo sporco visibile!" Continuava a lamentarsi tra sé e sé, proprio quando il tizio alzò d'improvviso lo sguardo, quasi pietrificandola.

«Vuoi sapere perché tu?» Finalmente sembrava aver rimesso in moto le sue corde vocali. Saranno passati sì e no pochi minuti da quando erano entrati, eppure a lei pareva stesse in silenzio da ore.

Con quel briciolo di ardore e follia che le erano rimasti, si azzardò a replicare, sperando in bene.

«Ah, quindi ti è tornata la voce. Pensa, io credevo l'avessi finita tutta minacciando di uccidermi poco fa. Cosa ti trattiene? Sei forse indeciso sulla posizione da farmi assumere? Nel caso volessi farla passare per una rapina finita male, non ho niente di valore con me, quindi non avrebbe proprio senso farmi fuori. Ti propongo perciò un patto; se mi spieghi il motivo di questo rapimento, io non lo dirò a nessuno e faremo come se nulla fosse accaduto. Io e te continueremo a essere due estranei. Credimi, ci guadagniamo entrambi.» Concluse la giovane, ostentando una sicurezza che, in realtà, non aveva proprio, anzi temeva che, da un momento all'altro, sarebbe stata colta da un infarto, rimanendo stecchita sul colpo, risparmiandogli così il duro lavoro.

"Oddio, finirò sul tavolo da obitorio di Jack. Ah no, forse affideranno la mia autopsia a qualcun altro, visti i nostri rapporti. Questa volta mi sto davvero giocando tutto e a parte il fatto che la mia morte sarà una vera e propria tragedia per i miei cari, non riuscirò nemmeno a far punire quel bastardo di Friederich. Non è giusto."

«Certo che hai fegato, peccato che non ti aiuterà a uscire viva da qua. Desolato, ma io eseguo solo gli ordini e quelli che mi hanno assunto ti vogliono fuori dai giochi. Tranquilla, non te ne accorgerai nemmeno e poi mi prenderò il tesoretto che conservi tanto gelosamente.» I pensieri di Anna erano subito volati alla sfera sessuale, ma lui non si stava riferendo a quello, bensì al flaconcino della micidiale droga in suo possesso!

Senza neanche darle il tempo di replicare, l'uomo l'aveva fatta alzare in piedi. Magari voleva farla morire alzata, fronteggiando la morte con onore come gli eroici ribelli! Beh, a ogni modo, la giovane aveva deciso che non era ancora giunto il suo momento per entrare nella gloria eterna perciò si era preparata a scagliargli in pieno petto l'arma improvvisata. Poi, avrebbe ovviamente chiamato i soccorsi e spiegato la situazione. Era un piano a dir poco perfetto, ancora di più se si considera che era stato improvvisato, solo che non aveva preso in considerazione un piccolo "insignificante" dettaglio... un giubbotto anti - proiettile! La scena sembrava si stesse svolgendo in slow motion. Le speranze di lei si infransero nel secondo stesso in cui sentì che il suo pugnale self made si era bloccato contro una dura superficie, non scalfendo minimamente il corpo al di sotto, mentre lo sguardo di lui era a dir poco allibito.

«Va bene, ho capito, stavolta non si gioca più, è davvero finita. L'unica cosa che ti chiedo è di non fare del male alla mia famiglia o ai miei amici. Prenditela solo con me. Ormai ho capito, tu lavori per Friederich, ma assicurati di riferire questo a quello schifoso del tuo capo, potrà anche levare di torno me, ma né Nick né l'FBI o tutti quelli a cui ha fatto del male si fermeranno finché lui non avrà pagato per i suoi peccati. E adesso, fa ciò che devi.» Disse la ragazza con lo sguardo fiero, seppur bagnato dalle lacrime.

"Almeno morirò facendo qualcosa in cui credo, non è una così magra consolazione." Rifletté, chiudendo gli occhi, pronta ormai a non riaprirli mai più. Pochi secondi dopo, però, sentì la mano dell'uomo coprirle la bocca e farle segno di silenzio. Non ne capì il motivo. Lo vide togliersi il giubbotto che gli aveva appena salvato la vita per poi appoggiarlo sulla tavoletta del water. Gli sparò contro, avvalendosi del silenziatore. Anna non ci stava davvero capendo più niente, fino a quando non lo sentì dire: «Operazione completata. Mi faccio sentire io.» Dopodiché si tolse l'auricolare, rimise tutto quanto nella borsa che aveva con sé e la condusse fuori dal bagno.

«Adesso dovrai fare tutto ciò che ti dico, va bene?» Aggiunse lui, tenendola stretta a sé. Probabilmente, a quest'ora le sue gambe ormai di gelatina, l'avrebbero già lasciata sull'orribile moquette di quel bar!

Riuscì solo a replicare con un cenno della testa.

Un crimine in agguato per un cuore innamoratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora