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Cassandra

Mi giro e mi rigiro nel letto ma di prendere sonno non se ne parla, va avanti cosi da sabato sera.
Sto su un fianco e guardo fuori dalla vetrata, coperta a metà dalle spesse tende di velluto, a New York piove a dirotto.

Saranno le cinque del mattino e il cielo ha un colore tendente al grigio scuro più che al blu comune della notte.
Di tanto in tanto qualche fulmine decora il cielo mentre qualche tuono disturba la quiete notturna.

Qui penso sia comune avere un tempo cosi, quello che non è comune è il mio umore degli ultimi giorni.

Sono solita a stare incazzata quello si.
La rabbia è lo stato d'animo che mi attanaglia più di frequente ma questo tipo di sensazione, questa pesantezza che sento dentro non mi è capitato spesso di sentirla nella mia vita anzi credo che sia la mia prima vera volta.

Non so neanche definirlo, sono un turbinio di emozioni e sento che da un momento all'altro potrei esplodere.

Mi stendo sulla schiena e guardo il soffitto per poi prendere il mio cellulare e dargli uno sguardo concentrandomi per lo più su tutti i messaggi e le chiamate perse ricevute non solo da Axel ma anche da Emma.

Mi sento un po' in colpa per non averle risposto ma quando ho questi momenti di debolezza non voglio nessuno accanto, o meglio non riesco a stare accanto a nessuno e sbaglio.

Do un'altra occhiata al telefono, sono le cinque e poco più e visto che il sonno ha stranamente abbandonato il mio corpo decido di alzarmi e andarmi a fare un bel bagno caldo.

Riempio la vasca quasi fino all'orlo e mi immergo cercando di rilassarmi e devo dire che anche se per pochi minuti, ho sentito quella brutta sensazione affievolirsi.

Mi decido ad uscire dalla vasca solo quando l'acqua inizia ad essere fredda.
Mi avvolgo nell'accappatoio e nel mentre con un asciugamano più piccolo friziono i miei capelli.

Indosso mutande e reggiseno e per coprirmi indosso un felpone grigio, dopodiché mi asciugo i capelli per poi farmeli lisci con la piastra, tanto ci penserà la parrucchiera personale di mia madre a sistemarmi per sta sera.

Vado in cucina e davanti la macchinetta del caffè trovo Doth avvolta ancora nel suo pigiama scuro.
<<Buongiorno>> dico a bassa voce e lei mi squadra stranita, <<Che ci fai sveglia a quest'ora Cassie?>> chiede prendendo il suo espresso già pronto, <<Non riesco più a dormire>> dico per poi sedermi all'isola.

Doth annuisce e si viene a sedere accanto a me.
<<Qualcosa ti turba? Sai che per qualsiasi cosa io ci sono>> dice accarezzandomi la mano, nonostante lavori dalla mattina alla sera ha le mani liscissime e curate e lo smalto semi permanente è sempre perfetto.
<<È solo un periodo no, una cosa da niente>> dico guardandola negli occhi, non voglio farla preoccupare, non c'è motivo che lo sia.

Nella penombra la vedo accigliarsi, <<Dico la verità Doth non preoccuparti sul serio>> continuo ancora io e il suo sguardo si fa più dolce, <<Va bene>> sospira e si alza.

Si avvicina a me e senza esitazione mi da un bacio sulla fronte per poi stringermi un po' a lei, <<Ti voglio bene bambina>> dice e io sorrido, sa sempre come tirarmi su il morale anche se di poco, <<Anche io Doth tanto>> dico stringendola a mia volta.

<<Bene adesso basta>> dice staccandosi e ricomponendosi, nascondendo però un piccolo sorriso, <<Ora ti preparo qualcosa da mettere sotto i denti, devi mangiare>> mi dice e quando sto per dirle che non ho intenzione di mangiare nulla mi punta contro il dito, <<Non accetto un no come risposta sappilo, ti sei svegliata troppo presto e hai bisogno di energie per la giornata>> dice severa e io sbuffo per poi annuire.

𝐂𝐨𝐥𝐥𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora