Fifth;

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Come Harry aveva immaginato, Louis era dovuto rimanere a dormire.

Avevano passato un pomeriggio tra biberon, libri, pappette, libri, pisolini, libri, cartoni animati e libri.

Louis non se l'era sentita di dire di no ad Anne quando gli chiese di restare a dormire, pur sapendo di dover dormire con Harry.

Così i ragazzi si erano coricati, Louis con dei boxer e una maglietta di Harry.

Gli stava bene, di statura erano più o meno uguali.

Harry si era messo il più lontano possibile dal ragazzo, aveva paura.

Si addormentarono entrambi dopo poco tempo, senza dirsi una parola.

Louis non capiva come mai Harry fosse così distaccato.

Non che lui avesse provato a parlargli, peró.

Anne sembrava davvero preoccupata per Harry, ma nessuno aveva detto nulla.

Louis era preoccupato.

Lo avrebbero ucciso durante il sonno?

Non passò molto, forse un ora o due, quando Harry spalancó gli occhi.

Strinse tra le mani il lenzuolo, tentando di calmarsi.

Ma non ce la fece.

Il battito accelleró, e le immagini di quella sera e del padre gli tornarono in mente, mozzandogli il fiato.

Non respirava, non riusciva a respirare.

Le lacrime scendevano veloci e amare, perchè lui era un errore.

Un fottuto errore da non rifare, o le persone sarebbero rimaste con lui, no?

Si immaginó un mondo in cui era etero.

La madre e il padre felici. Due genitori per Gemma. Più soldi in famiglia. Orari meno incastrati.

Avrebbe potuto portare avanti il nome di famiglia.

Invece no.

Quando si accorse di star tremando, era ormai troppo tardi: Louis si era svegliato.

Ora lo avrebbe preso come uno stupido ragazzino che non sa gestire le proprie emozioni.

E lo avrebbe schifto. O peggio, impietosito.

Non sentiva la voce di Louis che, invece, gli chiedeva preoccupato cosa stesse succedendo.

Harry non sentiva, voleva suo padre.

Voleva un abbraccio.

Louis continuava a chiedergli perché stesse pingendo, perchè stesse accucciato in un angolo.

Poi decise di non pensarci, prendendo il riccio e mettendo le proprie pance a contatto.

Avvolse i fianchi del piccolo, dicendogli di stare tranquillo.

-Andrà tutto bene, Harry- Louis aveva riconosciuto la reazione di Harry come un attacco di panico.

Ne soffriva anche una sua sorella. Sapeva cosa fare.

Più o meno.

Se ne occupava sempre la madre am, da quanto aveva capito, dovevano solo essere abbracciati e tranquillizzati.

-Non andrà tutto bene Louis, non va mai tutto bene! E quando tutto va bene, c'é sempre l'ansia che tutto possa andare male!-

Harry poggiò la fronte sulla spalla di Louis.

Il ragazzo rimase spiazzato, perché quella parole erano vere, e si limitó soltanto a stringerlo.

Quando Harry si calmó, ragionó su ció che era successo.

Il cuore batteva forte, velocemente, ma si era calmato.

Più o meno.

Si alzó, prese dei pantaloni e una maglietta, cambiandosi.

-Harry come...- Louis provava a parlare ma veniva sempre interrotto.

A Louis non faceva schifo Harry, né gli faceva pena, era solo preoccupato.

Il riccio raccolse il telefono e uscì da quella casa.

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Twitter- GottakiIlurmind

Tutor || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora