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T/N's pov

Mi stava baciando mentre io piangevo per aver riportato a galla il mio passato. Lasciai tutto quello che avevo, tutta la rabbia, il rancore, la paura, la tristezza, si convertì tutto in quei lievi singhiozzi sulle morbide labbra di Killua. Le sue braccia mi rassicuravano, mi sentivo al sicuro da tutti. Riuscivo a percepire che lui riusciva a capirmi, che anche lui aveva provato qualcosa di simile, che anche lui usava il sorriso per mascherare le ferite [Se avete riconosciuto la citazione vi adoro]. Ci staccammo da quel tenero bacio e ci sedemmo l'uno davanti all'altra a gambe incrociate. Lui mi stava togliendo una lacrima dalla guancia, mentre mi sorrideva con affetto. In quel momento non era il ragazzo che mi piaceva, ma un amico, una spalla su cui piangere. Fu solo allora che capii che era la persona di cui avevo più bisogno: nei miei momenti di panico, in quelli di gioia, in quelli di rabbia, in quelli di tristezza e in tutti gli altri. Gli volevo bene. E anche lui me ne voleva. 

«Grazie, Killua.» dissi io con la voce spezzata dalle lacrime, che ricominciarono a scendere copiose. 
«E di che?» mi chiese lui teneramente, mentre mi accarezzava delicatamente il viso. 
«Di tutto. Di esserci sempre.» 
«E a che cosa dovrei servire altrimenti?» Io sorrisi leggermente, poi lo abbracciai di nuovo. Quando mi staccai, mi asciugai le lacrime dal viso, e ripresi a parlare con la mia normale voce. 
«Ok, adesso è tutto ok. Che facciamo?» 
«Sai, credo che questo si chiami "essere bipolari"» Io scrollai le spalle. 
«Può darsi. Ora perché non mi racconti qualcuna delle tue imprese con Gon?» 
«Ti interessano?» 
«Decisamente! E poi sono stufa di non capire nulla quando fate delle citazioni.» 
«Mhh... alla ragazza da fastidio non sapere qualcosa, eh?» 
«Perché sembri così compiaciuto mentre lo dici?» «Beh... perché ora posso ricattarti: "fai questo o ti lascio ignorante"» 
«Non vale però! E poi mi spieghi che lingua era?» 
«La mia.» 
«Quindi hai una lingua tutta tua? E come si dovrebbe chiamare?»
«Killuano» Io scoppiai a ridere e lui con me. Arrivò un soffio di vento, che gli spettinò i capelli spostandoglieli dalla faccia ed evidenziando gli occhi azzurro ghiaccio, che si fissarono nei miei. Allora decisi di rivelargli un'altra cosa ancora. 
«Killua, la vuoi sapere un'altra cosa?» 
«Dipende: se è che non ti piaccio già più, no grazie.» Io lo presi in giro dicendo:
«Ah... allora fa niente.» Stavo facendo come per alzarmi in piedi, quando mi sentii tirare un braccio. 
«Ma- ma io stavo scherzando... non credevo che davvero...» Nel sentirlo pronunciare queste parole, mi misi a ridacchiare e mi rimisi seduta.
 «Ma no scemo! Figurati. Però devo davvero girarmi un secondo per dirtelo.» Mi voltai e nel giro di pochi secondi ripresi a guardarlo negli occhi.


Killua's pov

Si rigirò e tornò a guardarmi negli occhi e... aveva un occhio grigio?!? Feci una faccia stupita, a cui lei rise delicatamente. Aveva cambiato colore dell'occhio? Nel vedermi ancora confuso mi spiegò: 
«Vedi Killua, io sono nata con un occhio viola e uno grigio. Era considerato di cattiva sorte, quindi i miei genitori per non fare brutta figura mi crearono una lente a contatto viola con il Nen, un Nen che non sarebbe scomparso nemmeno dopo la morte. E io ho preso l'abitudine di metterla sempre. Non la tolgo nemmeno per dormire perché essendo fatta di aura solidificata è fatta apposta per non essere fastidiosa. Ti dico solo che non lo sa nemmeno Hisoka, quindi... tu sei l'unica altra persona in vita a saperlo.» 
«E non vuol dire che devo morire, vero?» Le chiesi io con gli occhi spalancati e una mano sulla bocca. 
«Mhh... devo vedere.» Io imitai l'emoji spaventata che mette le mani in avanti, suscitandole qualche risata. 
«Comunque, a parte gli scherzi, volevo smettere di indossarla, perché... beh, perché qualcuno mi ha fatto capire che nessuno è sbagliato. E che è giusto amarsi per quel che si è.» Disse poi di nuovo seria, inviandomi uno sguardo significativo. Il suo occhio grigio era bellissimo: sembrava una vera e propria tempesta con tanto di tuoni e fulmini. Mentre quello viola era l'esatto opposto, raccontava la sua parte debole, quella che tutti tentavano di nascondere sempre, ma lei era diversa: era forte nonostante tutto quello che avesse passato, e mostrava fiera le ferite, i problemi, i difetti. Lei li mostrava sempre, come per sfidare gli altri ad abbandonarla sola. Era molto simile a me, ma eravamo anche abissalmente diversi. 

La mia Moonshine (KilluaxReader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora