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T/N's pov

Uscii dalla stanza e la consapevolezza di essere al primo piano mi investì: già riuscivo a stento a non cadere camminando in piano, figuriamoci poi sulle scale! Tornai in camera per cercare delle scarpe piatte, ma non ce n'erano. E quelle col tacco meno alto erano proprio quelle che avevo addosso. Chiamai una ragazza della servitù presente a quel piano, e mi fece quasi pena: avrà avuto un anno in meno di me. 
«Si, signorina?» 
«Come ti chiami? Ah, e chiamami pure T/N.» Le sorrisi, e a giudicare dalla sua espressione non era una cosa che succedeva spesso. 
«M-mi chiamo Sakura.» 
«Devo dire che è proprio un bellissimo nome. Comunque, mi aiuteresti a camminare? È la prima volta in vita mia che metto i tacchi.» Distolsi lo sguardo leggermente imbarazzata. 
«Ma certo sign- T/N.» Mi spiegò come fare a camminarci, era molto simpatica. Dopo circa dieci minuti di prove e di altre cadute ero riuscita a scendere una rampa di scale senza ammazzarmi. Sakura applaudì educatamente, ed io mi inchinai sgraziatamente, facendola ridacchiare. 

«Sakura» 
«Sì?» 
«Sapresti per caso dirmi dove trovare il principe?» 
«Ma certo. Seguimi pure.» Mi portò a quella che era la sala del trono, e se avevo pensato che il salone fosse enorme questa era mastodontica. Le pareti affrescate portavano alla mente bellissimi paesaggi, urbani e naturalistici, diurni e al tramonto, in montagna e sul mare. Anche il soffitto era affrescato, e rappresentava la volta celeste cosparsa di nuvole. Le finestre erano alte e magnifiche, avevano le cornici in oro, ma non erano pacchiane, anzi: davano un'idea di finezza. A terra c'era un bellissimo tappeto color rosso acceso che conduceva a quattro troni, due più grandi ed armoniosi e due più piccoli. Erano occupati solo i due piccoli, e seduti c'erano Hansamu e una ragazza decisamente bellissima. Io e Sakura ci avvicinammo, e una volta arrivate al cospetto di quei due la ragazza si inchinò, mentre io feci un accenno di inchino solo alla ragazza: di Hansamu non mi importava. Questi fece cenno a Sakura di uscire, e quella fece come le era stato ordinato.

«Finalmente! Credevo ti fossi persa nell'armadio, sorellina.» Marcò volutamente l'ultima parola, come gesto di sfida. Io gli lanciai uno sguardo che esprimeva odio e disgusto, poi mi girai verso la moglie e le feci un sorriso rispettoso. Questo fece decisamente arrabbiare Hansamu, ma si trattenne.

Aveva un viso dai lineamenti che, seppur delicati, erano chiaramente mascolini. I capelli color ebano erano pettinati e precisi, andavano in contrasto con gli occhi azzurri chiarissimi dalle sfumature grigiastre. Il fisico era magro ma non esile, anche leggermente muscoloso. Era senza ombra di dubbio bellissimo, ma era freddo e l'unica cosa di cui gli importasse veramente era se stesso. Come aveva fatto a sposarsi? 
«Bene. Cara, ti presento T/N.» Alla principessa si illuminò lo sguardo, come se avesse capito qualcosa. Si alzò e mi venne incontro sorridendo caldamente, e poi mi strinse la mano. 
«Piacere, T/N. Sono Fujiko Nakamura, la moglie di Hansamu.» Le sorrisi cordialmente, mentre dubbi si annidavano nella mia mente. Fujiko tornò a sedersi sul suo trono, ed io mi rivolsi ad Hansamu. 
«Ora posso vedere le mie amiche?» 
«Ma certo. SAKURA!» La ragazza rientrò terrorizzata, probabilmente credeva di aver fatto qualcosa. 
«S-sì, mio Sire?» 
«Accompagna T/N alla stanza dove stanno alloggiando le sue amiche.» Sakura fece un profondo inchino e mi fece cenno di seguirla. Feci un leggero inchino a Fujiko per poi voltarmi a seguirla.

Quando fummo fuori dalla sala del trono e le porte furono chiuse, la ragazza tirò un sospiro di sollievo. 
«Sakura, senti... non sei obbligata a dirmelo, però... perché lavori per Hansamu?» 
«Beh... ecco... mentre veniva qui, la signora Nakamura mi ha trovata in mezzo alla strada. La mia famiglia mi aveva abbandonata, e alla signora facevo pena. Quindi mi ha detto di salire sulla macchina e che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarmi. Però... il signor Nakamura inizialmente non mi voleva, e la signora l'ha convinto a tenermi come servitrice a gratis, dandomi però vitto e alloggio e cibo.» Improvvisamente la abbracciai. Ci conoscevamo da non più di un'ora, ma sentivo l'istinto di proteggerla. Sakura ricambiò l'abbraccio. 
«N-nonostante tutto, però, i-io... io voglio andarmene...» La strinsi ancora più forte: le avrei anche detto del piano, ma nonostante io mi fidassi di lei non sapevo se ci stessero spiando, o se addirittura le fosse stato ordinato di farmi pietà per svelare eventuali piani. Ci staccammo e proseguimmo a camminare, parlando del più e del meno.

La mia Moonshine (KilluaxReader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora