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T/n's pov

Quando alle sei la sveglia suonò, mi svegliai ma rimasi nel letto: non volevo andare a scuola. Poi però mi ricordai del test di spagnolo, l'unico che non avrei potuto recuperare, perciò scattai in piedi, svegliando anche l'albino. Presi la divisa e mi precipitai al bagno. Era occupato. Improvvisamente in ansia, tornai nella mia tenda. Si trovavano ancora tutti dentro e non mi potevo cambiare. Poi mi venne in mente di provare ad andare nella tenda di Hisoka. Entrai: c'era solo lui. «Fratellone, mi posso cambiare qui che sto facendo tardi e il bagno è occupato?» Annuì, ancora assonnato. Si trovava nel letto, con la coperta fino a sotto il mento. Mi cambiai rapidissimamente, dopodiché andai a prendere lo zaino e iniziai a correre.

Arrivai a scuola senza fiato, giusto in tempo. Entrai e mi catapultai in classe, prima che il professore chiudesse la porta. Mi sedetti e posai le cose, mentre venivano distribuiti dei semplici test a crocette in spagnolo. Finii il mio in circa cinque minuti, dopodiché feci girare le risposte in tutta la classe. Ovviamente dissi di metterne qualcuna sbagliata, altrimenti sarebbe sembrato strano, e consegnai. Quando suonò la fine dell'ora, uscimmo in corridoio per sgranchirci le gambe, quando si sentì un enorme boato provenire dalla classe di fianco. Se gli altri scapparono spaventati, io entrai a controllare cosa stesse succedendo. Vidi un energumeno prendere in mano un banco e lanciarlo contro... Giichi? Non mi ero resa conto che fosse la sua classe. Lui si abbassò schivando, ma il tizio lo prese per le braccia. Cercò di svignarsela saltando dalla finestra, ma lo precedetti e lo bloccai col Nen. Gli feci lasciare il mio amico e mi avvicinai. Gli ridiedi la capacità di muoversi solo dopo che tutti ebbero lasciato la stanza. Appena si rese conto di essere in grado di controllare il suo corpo, venne alla carica contro di me. Schivai ogni singolo pugno, e appena mostrò un'apertura nella guardia gli tirai un calcio che fratturò qualche costola. Lo presi per il collo e lo sbattei a terra. «Chi ti manda?» Gli ringhiai. «Il nobile signor Nakamura.» Il che voleva dire che... «Hansamu? Che cosa vuole ancora?» «Mi ha chiesto di catturare e di portare alla sua reggia un ragazzino. Non so altro.» «Un ragazzino in particolare?» «Si, quello che avevo prima in braccio.» D'un tratto mi feci sospettosa. «Perché mi stai dicendo tutte queste cose?» «Perché sono stato sconfitto. È per rispetto.» Lo sollevai col Nen e lo portai fino alla stazione di polizia, denunciandolo per tentato rapimento. E tornai a scuola, anche se in realtà la mia mente si trovava faccia a faccia con quella feccia umana di Hansamu. Cercavo di capire cosa volesse, ancora, ma non riuscivo a ragionare. Ero arrabbiata e indignata. Ma io dico: ti sono già sfuggita una volta, perché riprovarci? Ti ho pure distrutto il portone di casa! Rientrai in classe e mi risedetti, ma, con mia immensa gioia, mi fu detto che stavano evacuando la struttura e che potevo tornare a casa.

«Non dovresti essere a scuola?» «Hisoka, giuro che se mi compari un'altra volta alle spalle dal nulla ti tiro un pugno.» Il clown, mentre aspettavo il pullman, mi si era avvicinato d soppiatto e mi aveva parlato all'orecchio. Dopo la mia minaccia, però, si era allontanato. «Oi oi oi. Qualcuno qui è di malumore... non è che hai-» Lo guardai minacciosamente per farlo stare zitto. Poi, per nessuna ragione al mondo, i miei occhi iniziarono a farsi lucidi e scoppiai a piangere. Mio fratello mi strinse a se in un gesto fulmineo. Erano secoli che non succedeva una cosa del genere. Lo strinsi anche io e piansi, piansi perché non potevo essere com'ero in realtà, piansi perché non avrei voluto passare quello che ho passato, piansi perché non volevo essere stata costretta a vivere terrorizzata ogni giorno, piansi perché ero triste, piansi perché ero arrabbiata, piansi perché ero frustrata da non essere riuscita a salvare chi davvero ne aveva bisogno, piansi perché avevo bisogno di sfogarmi, piansi per tutti i sentimenti repressi che non riuscivano ormai più a uscire. Piansi sul petto di Hisoka tutto quello che avevo dentro, e lui lo accolse. Non lo scacciò, fece entrare un po' dei miei problemi nel suo cuore, che seppure a molti sembri non esistere è enorme. Quando tutte le lacrime furono uscite ci staccammo. «Ti va di raccontarmi cosa è successo?» Annuii e glielo raccontai.

La mia Moonshine (KilluaxReader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora