01. Un hangover da incubo

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Nascosi la testa sotto al cuscino e lo strinsi forte sulle orecchie

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Nascosi la testa sotto al cuscino e lo strinsi forte sulle orecchie. Non volevo più sentire la sua voce dolce e premurosa proveniente dal piano inferiore, assieme al profumo invitante dei miei pancake preferiti. La mia matrigna era bravissima in cucina, ma in quei momenti la odiavo con tutta me stessa.

«Forza Gabi, muoviti! Non vorrai far rimanere male Susan? Ha preparato la tua colazione preferita.»

La voce fredda e severa di mio padre irruppe nella penombra della mia camera da letto, seguita dalla testa brizzolata che fece capolino dalla porta. Era sempre attento ai sentimenti della sua nuova mogliettina. Un po' meno ai miei.
Era un uomo ancora piacente, con un fisico asciutto e gli occhi grigi come quelli della sottoscritta. Se non fossero stati identici, probabilmente avrei avuto qualche dubbio sul fatto che tra noi ci fosse un legame di sangue.

Seppure i pancake mi facessero gola, il mio stomaco era di tutt'altro avviso a causa di tutto l'alcol assunto la sera prima. Come temevo, la mia pancia si ribellò alla sola idea di scendere a fare una ricca colazione domenicale stile famigliola felice. In preda ad un conato di vomito, balzai giù dal letto barcollando e corsi verso il bagno, contenta di trovarlo vuoto. Mi piegai sul water e mi liberai di tutto quel veleno ingurgitato. Ero ridotta a uno straccio, ma il mio stomaco stava già decisamente meglio.

Sospirai, quasi soddisfatta di aver raggiunto il bagno in tempo. Il mio sollievo però, svanì nell'istante in cui mi alzai e mi scontrai con dei pettorali perfettamente scolpiti e imperlati di goccioline.

A pochi centimetri dal mio naso, una distesa di pelle dorata che emanava un profumo speziato e avvolgente si stava contraendo, mentre due braccia muscolose si incrociavano sull'addome del il mio odiato fratellastro, Nathan Walsh.

Il mio sguardo prese a salire piano piano seguendo le onde gocciolanti dei suoi capelli biondo scuro, fino alla  bocca carnosa che si stava già increspando con il fine di schernirmi.

Imprecai silenziosamente e abbassai lo sguardo, mentre feci scorrere il palmo della mano sulla fronte.

Grazie a Dio, Nate aveva avuto la decenza di fasciare i suoi attributi dietro un asciugamano.

Inutile dire che odiavo anche lui. Lui e il suo fisico marmoreo. Lui e il suo stile di vita sano e sportivo. Lui e la sua arroganza. Lui e la sufficienza con cui era solito trattarmi.

Mi era sembrato strano che il bagno, a cui avevano accesso diretto entrambe le nostre camere da letto, fosse stato libero. Sembrava che Nate vivesse lì dentro. Maledizione! Eravamo davvero agli antipodi. Io ero appena stata costretta ad alzarmi e lui probabilmente era già alla seconda doccia, dopo aver fatto surf all'alba. Di domenica mattina, per giunta.

Ma davvero era legale alzarsi così presto durante il week end?

Sollevai gli occhi al cielo e mi aggrappai al porta asciugamani per recuperare una posizione eretta e il più possibile dignitosa per affrontare il suo sguardo, che già immaginavo pieno di disgusto.

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora