08. Un uragano forza tre

3K 106 88
                                    

Impiegai quasi un'ora a trovare un Uber disposto a portarmi a casa nel pieno dell'inizio di una tempesta

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Impiegai quasi un'ora a trovare un Uber disposto a portarmi a casa nel pieno dell'inizio di una tempesta.

Avevo passato le ultime due ore e mezza a rispondere alle numerose domande su dove fosse la mia amata sorellastra.

Esasperato, presi un bicchierino da dietro il mobile bar dei Calligham e una bottiglia intera di vodka Belvedere. Mi ero promesso di farmi uno shottino a ogni domanda su Gabi.

Dopo mezz'ora ero già sbronzo e mi ero già scolato mezza bottiglia. La rabbia per quei decerebrati arrapati e ficcanaso era sempre lì, così come l'immagine delle sue labbra rosee e turgide che mi tormentava da tutto il giorno.

Continuavo a ripensare a quella mattina. Più rivivevo nella mente quegli istanti, più mi convincevo che Gabi voleva essere baciata.

Aidan, al contrario di me, si stava divertendo e si era rifiutato di riaccompagnarmi a casa.

Alla fine ero riuscito. Avevo trovato un passaggio. Ero tornato alla villa completamente fradicio solo perché quel coglione dell'autista mi aveva mollato al cancello, anziché davanti alla porta di casa, costringendomi a camminare lungo il vialetto.

Non appena salii i gradini del porticato sentii le sue urla. Terrorizzato che le fosse successo qualcosa di brutto, mi fiondai dentro casa in una frazione di secondo e mi ritrovai in mezzo al salone, di fronte a uno dei sogni erotici più ambiti da tutti gli uomini e allo stesso tempo al mio peggior incubo.

Michaela stava riemergendo dalle gambe di Gabi guardandomi con aria trionfante. Era come se aspettasse proprio il mio arrivo in quel momento. Doveva aver visto l'auto entrare dal vialetto e probabilmente si era impegnata al massimo per farla venire proprio mentre entravo in casa.

Il corpo di Gabi era ancora scosso dall'eco dell'orgasmo in modo evidente. Era bellissima, completamente nuda e inerme su quel tavolino. Le sue labbra si contorcevano in gemiti più sommessi rispetto alle grida che avevo sentito dal porticato.

Gemeva esattamente come faceva nei miei sogni, ma non ero stato io a farla godere in quel modo. Purtroppo, quello non era frutto della mia immaginazione. Senza rendermene conto, la mia rabbia esplose nel mezzo del salotto, facendomi urlare frasi che nemmeno ricordavo più.

Gabi era balzata su, sedendosi sul tavolo, mentre Micky non aveva fatto una piega, come se si aspettasse esattamente quella reazione. Continuava a guardarmi con un ghigno malefico.

Ogni singolo mio muscolo era completamente pietrificato. Non riuscivo a muovermi, non sapevo cosa dire. La lucidità data dall'adrenalina della mia sfuriata stava piano piano affievolendo, e la mia mente stava tornando offuscata.

All'opposto, Gabi, dopo qualche istante di smarrimento, mi aveva guardato con irritazione, per poi rilassarsi e alzarsi in piedi, ostentando con sicurezza le nudità del suo corpo.

Era davvero bellissima nel suo camminare sinuoso e sicuro verso la mia direzione.

«Micky, guarda qui! Proprio quello che mancava alla nostra serata! Un pene attaccato a uno stronzo.»

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora