Non avevo compreso del tutto lo scambio di battute tra Micky e Nate. Il mio fratellastro l'aveva sempre odiata fin da quando li avevo presentati e nemmeno Micky aveva mai dimostrato molta simpatia per lui.
Ma giorno dopo giorno, i rapporti si erano inaspriti. Battutacce e frecciatine acide erano all'ordine del giorno in ogni loro incontro. Quello che però Nate aveva tentato di farmi credere oggi era fuori da ogni logica, ma allo stesso tempo mi continuava a frullare in testa.
Non sapevo perché Micky non mi avesse detto nulla della festa, ma, come spesso succedeva, lei sapeva anticipare i miei bisogni. Dopo quella strana settimana non avevo voglia di chiudermi per tutto il sabato notte a Villa Calligham.
Preferivo una festa privata a due, a casa, con la mia amica, per recuperare il rapporto con lei. L'avevo trascurata sia sabato scorso, quando mi ero rotolata con "faccia da sushi" tra le dune di Wiborg Beach, sia oggi quando l'avevo esclusa dal mio pomeriggio di studi.
Mangiammo la pizza sul divano color crema che Susan aveva comprato da poco, rovinando tutto il lavoro di restyling che avevo fatto negli ultimi anni. Sotto suggerimento del mio psicologo, tre anni prima, mi ero buttata in un progetto di design degli interni di casa mia e di mio padre. Era stato davvero facile e divertente considerando che papà mi aveva dato carta bianca su ogni intervento, oltre che la sua carta di credito platino. Questo più per disinteresse che per fiducia nei miei confronti. Ma l'esperienza aveva fatto il suo dovere, come previsto dal mio terapista. Mi aveva appassionata facendomi uscire dalla depressione in cui ero piombata.
Tutto in quella casa rispecchiava la mia voglia di leggerezza in netta contrapposizione al peso che sentivo nel cuore nei miei attimi più bui.
Il bianco predominava in tutti gli ambienti, scaldato da materiali naturali e da tessili grigio chiaro. Il parquet del piano inferiore era in rovere sbiancato e posato a lisca di pesce. La cucina era anch'essa completamente bianca, con rivestimenti in marmo chiaro e una grossa isola con bancone, dove cadevano tre grossi lampadari in vimini che richiamavano gli sgabelli. Era completamente aperta sul soggiorno, dove un enorme divano a elle beige e delle poltrone dello stesso colore racchiudevano un grande tavolino, a sua volta poggiato su un tappeto in corda. Qua e là avevo disseminato per il soggiorno delle piante di ulivo di diverse dimensioni, usando come coprivasi delle sacche di vimini intrecciato. Era tutto armonico ed equilibrato, esattamente tutto ciò che non ero io, ma che segretamente avrei voluto diventare.
In quel progetto, avevo potuto esprimere un lato di me che pensavo morto e sepolto e che difficilmente comunicavo in altri modi. Inoltre mi aveva chiarito su quale facoltà iscrivermi. Volevo fare architettura e a seguire un master in progettazione di interni. L'entusiasmo di quel piccolo miglioramento tuttavia non durò a lungo.
I piani non andarono come previsto. Non riuscii a entrare ad Harvard per via del mio turbolento ultimo anno di liceo.
Ripiegai quindi sull'università di Rhode Island, in quanto aveva un corso di architettura che stava prendendo sempre più piede nelle classifiche di assunzione degli studi di progettazione di tutta la West Coast.
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La mia piccola tempesta
Romanzi rosa / ChickLit[COMPLETA] 🔞Contenuti sessuali espliciti🔞 Gabi ha sviluppato una personalità auto-sabotante, vivendo allo sbando tra un'esperienza estrema e l'altra con la speranza che qualcuno si accorga di lei. Nate, il suo nuovo fratellastro, un affascinante g...