28. Downburst

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Ci avevo impiegato dieci minuti a svegliarla, ma finalmente ero riuscito a farla rivestire e riportarla a casa

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Ci avevo impiegato dieci minuti a svegliarla, ma finalmente ero riuscito a farla rivestire e riportarla a casa.

Non riusciva a tenere gli occhi aperti e aveva i capelli tutti scompigliati. Anche i miei erano molto diversi dalla sera prima e i miei vestiti erano tutti sgualciti perché me li ero tolti di fretta, lasciandoli a terra. Se mia mamma o Connor ci avessero visti in quello stato, sarebbe stato davvero un bel guaio, ma ero abbastanza sicuro che dopo la cena e i cocktail di ieri, avrebbero dormito almeno fino alle nove. Entrai in casa sorreggendola per la vita con una mano, mentre con l'altra tenevo le sue decolleté. Cercai di richiudere il portone di ingresso con un gomito senza fare rumore. Non mi resi conto subito della loro presenza in salotto.

«Grazie di avermela riportata a casa, brutto farabutto che non sei altro!»

«Connor caro, ti prego, eravamo d'accordo di parlarli con calma...»

Mia mamma e suo marito erano seduti sul divano, entrambi in jeans e t-shirt, e ci stavano aspettando da non so quanto tempo. Vidi sul coffee table davanti a loro un invito grande come un foglio A4.

Era composto dalla foto mia e di Gabi la sera della tempesta, in contrapposizione a una macabra scritta formale.

"Nate & Gabi

Vi invitano questa notte alla loro festa privata in

Old Montauk Highway 233

RSVP"

Era l'indirizzo della villetta da dove eravamo appena ritornati e dove loro probabilmente ci avevano visto a letto assieme dalle vetrate che circondavano l'intera area living.

Gabi aprì gli occhi di scatto, confusa e frastornata. Barcollava in preda alla stanchezza e alla confusione di quel momento. Invece di ritrarmi al fine di non fomentare Connor, la tenni per la vita, mosso da un primordiale istinto di protezione.

«Calmarmi? Ma cosa diavolo stai dicendo? Ma ti rendi conto che tuo figlio si sta scopando mia figlia, sotto il nostro naso e da chissà quanto tempo? E dovrei calmarmi? Probabilmente siamo anche lì zimbelli di tutta Montauk, visto che ci mandano le segnalazioni delle loro scopate!»

«Connor, ti prego...»

«Non vedi che non ha neanche la decenza di toglierle le mani di dosso davanti a me?»

Mi prese per il colletto della camicia e mi sbatté contro la porta di ingresso e mi urlò in faccia. «Io ti ammazzo, lurido bastardo!»

«Papà, smettila!» strillò Gabrielle in preda al panico.

«Ora faccio i conti anche con te, svergognata!»

Mia mamma prese ad urlare agitata e Gabi iniziò a piangere. Io non reagii all'aggressione di Connor, ma cercai un punto di dialogo.

«Connor, che ne dici se ora ci sediamo e ne parliamo?»

Di tutta risposta ricevetti un pugno sul naso che mi fece sanguinare. Gabi si scaraventò su suo padre per impedirgli di darmi un altro colpo, ma nella concitazione cadde a terra sbattendo la testa sul gradino dell'ingresso e perse i sensi.

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora