42.Epilogo (sei anni dopo)

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Coccolato dal profumo del tacchino in forno, mi ero appena appisolato sul divano davanti al caminetto acceso

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Coccolato dal profumo del tacchino in forno, mi ero appena appisolato sul divano davanti al caminetto acceso. Non avevo dormito molto la sera prima perché io e Gabi eravamo rimasti da soli a casa e lei ne aveva approfittato per vendicarsi del fatto che non fossi partito con lei per Montauk, ma l'avessi raggiunta solamente dopo tre lunghissimi giorni.

Peonia, premurosa come sempre, mi svegliò abbaiando in modo concitato per avvisarmi del pericolo in arrivo. Due piccoli uragani dai capelli rossi e dagli occhi blu mi assalirono saltandomi sulle spalle.

«Ora ve la faccio pagare, piccoli mostriciattoli!»

Me li feci roteare intorno al mio torace e li bloccai sul divano infliggendo loro una buona dose di solletico, facendoli ridere a crepapelle.

«Liam, Susy J., andate a lavarvi le mani, i nonni stanno per arrivare.»

«Forza, bambini, ascoltate vostra madre.»

«Sì, Signor Capitano!» – sgattaiolarono nel bagno delle loro camerette mentre io mi diressi in cucina, dove trovai quattro cocktail con dell'ananas e dello zucchero intorno alla bordo del bicchiere. Tre scuri e uno leggermente più chiaro. Ne assaggiai uno di quelli più scuri intuendo che quello diverso fosse riservato a lei.

«Wow, Piña Colada il giorno del ringraziamento?»

«È per ricordare la nostra vacanza a Cancun. Inoltre era l'unico cocktail facilmente replicabile in versione analcolica con un po' di succo d'ananas e latte di cocco.»

Prese il cocktail più chiaro e le sue labbra si posarono sul bordo del bicchiere sporcandosi gli angoli delle labbra con lo zucchero.

Le sollevai il mento e le passai la lingua per tutta la lunghezza delle sue labbra che si schiusero in un gemito sensuale. L'altra mia mano seguì l'ondeggiare delle sue curve e si posò sul suo ombelico sporgente.

«Sai, credo che la tua pancia e i tuoi ormoni abbiano qualche potere magico. Perché sei al sesto mese, stai dietro a Peonia, Liam e Susy, progetti le case di mezza Long Island e in tutto ciò riesci a preparare un pranzo del ringraziamento. Senza contare il tenere sveglio tuo marito tutta la notte.»

«Non mi sembrava avessi così sonno ieri sera.»

«Mmmh, deve essere qualcosa di contagioso in effetti. Ora che sono qui vicino mi sento già pronto a fare un'altra nottata.»

La baciai con veemenza maledicendo il giorno del ringraziamento. Avrei voluto esserle grato con una festa molto privata nella nostra camera da letto.

«Sei proprio sicura che Connor e mia mamma stiano per arrivare, piccola?»

«Non credo di essere più tanto piccola, sai.» Si indicò il pancione. «E poi dovevi pensarci prima di insegnarmi che potevo fare tutto e che non dovevo mai mollare niente, Nate. Ti ho preso semplicemente in parola.»

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora