30. Dormi con me

1.9K 79 20
                                    

«Davvero non puoi dormire qui con me stasera?»

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Davvero non puoi dormire qui con me stasera?»

«Gabi, l'ho promesso a tuo padre. Mi sembra il minimo che possiamo fare. Stanno cercando di accettare la situazione. Lasciamoli tempo. Ti prometto che non sarà così per sempre.»

Sul suo viso comparve quel broncio sexy, che mi accendeva proprio quegli istinti selvaggi, sempre più difficili da reprimere.

Come intuendo i miei pensieri, Gabi mi baciò in modo estremamente sensuale e famelico.

Dovetti appellarmi a tutte le mie forze per riuscire a interrompere la danza delle nostre lingue che, in un'altra situazione, sarebbe stata un semplice preludio di quella dei nostri corpi.

«Non mi istigare, piccola tempesta. Non possiamo. Non roviniamo tutto.»

Rimettendo il broncio si infilò sotto le coperte.

«Rimarrò qui finché non ti addormenti, va bene?»

Di tutta risposta mi scoccó un'occhiataccia. Presi il mio iPad e mi sistemai accanto a lei, fuori dalle coperte. Gabi si accoccoló sotto il mio braccio, appoggiando la testa sul mio torace. Dopo aver semplicemente scaricato due email che contenevano un paio di estratti inviati dai miei editor, il suo respiro si era già fatto regolare e profondo.

Mi sollevai lentamente appoggiandole la testa sul cuscino e la contemplai per qualche istante prima di spegnere la luce calda dell'abat-jour.

Era bellissima ma aveva un'aria stravolta. Era evidentemente provata da tutto quello che era successo negli ultimi due giorni. Aveva bisogno di me, ma ovviamente, per quanto l'imbarazzo in casa andava piano piano ad affievolirsi, non ci sentivamo ancora liberi di scambiare neanche il più piccolo gesto di affetto.

Lasciai le porte del bagno aperte come a fingere di essere comunque vicini uno all'altro.

Dopo un altro paio di email e la revisione di una bozza di un contratto, spensi le luci.

Mi sentivo quasi rilassato nonostante il trambusto del giorno prima. La strada era ancora in salita, ma l'idea di non dover mentire più a mia madre e di aver chiarito con Connor, mi aveva tolto un peso dalle spalle non indifferente. Così, nonostante la mancanza di Gabi tra le mie braccia, riuscì ad addormentarmi velocemente. Il mio sonno però non durò così a lungo.

«Nate, No. Ti prego!»

La voce della mia piccola tempesta tuonò come un forte boato, svegliandomi di soprassalto. Rimasi stordito per alcuni attimi, tanto che non ricordai nemmeno dove mi trovassi.

«Non andare via, Nate!»

La sentivo piangere a dirotto mentre emetteva dei lamenti strazianti.

Recuperata la lucidità, mi lanciai attraverso il bagno, trovando la luce della sua camera già accesa.

Stranamente Connor era già piombato in camera sua, ma si era immobilizzato sulla soglia, mentre mia mamma stava comparendo alle sue spalle infilandosi una vestaglia di seta.

Gabi invece era al centro del letto, in ginocchio con gli occhi aperti, in pieno attacco di terrore notturno.

Il suo corpo era scosso da un forte tremore e aveva lo sguardo fisso verso la sua cabina armadio. Tendeva le mani verso la stessa direzione, tant'è che d'istinto guardai anche io da quella parte, chiedendomi cosa il suo cervello le stesse mostrando in quel momento.

Non la smetteva di tremare violentemente, chiamando continuamente il mio nome.

Sapevo che stava sognando e che non avrei dovuto toccarla perché era in una sorta di sonnambulismo, ma era comunque doloroso vederla in quello stato.

Senza pensare che fossi davanti a Connor a petto nudo e con addosso solo un paio di pantaloncini, mi sedetti sul letto di Gabi presi a sussurrarle parole dolci.

«Sono qui, piccola. Sono qui accanto a te. Non vado da nessuna parte.»

«Dove sei, Nate? Non ti vedo.» mi rispose fra le lacrime.

«Sono qui a fianco a te. Non ti lascio, Gabi»

Aveva gli occhi spalancati, il respiro era sempre più rotto dai singhiozzi e un nodo in gola le stava bloccando il respiro. Non riuscendo più a trattenermi, feci tutto ciò che sconsigliano di fare a una persona in uno stato di parasonnia. La presi tra le braccia.

Razionalmente sapevo che se avessi semplicemente aspettato, dopo qualche minuto lei sarebbe tornata a dormire serena, come se nulla fosse e non avrebbe avuto il minimo ricordo di quella esperienza.

Ma conscia o no, la sua mente e il suo corpo stavano provando delle emozioni laceranti.

La strinsi tra le braccia davanti a Connor. Il quale era ancora immobile sulla porta. Dopo pochi istanti iniziò a calmarsi. Smise di tremare e i suoi singhiozzi si fecero via via sempre più radi, mentre sentivo le sue lacrime scendere silenziose sulla base del mio collo, dove si era rannicchiata.

«Va tutto bene, piccola. Sei qui con me. Sono qui.»

Il suo corpo si stava rilassando sempre di più, finché non diventò privo di sensi tra le mie braccia. La feci riadagiare sul cuscino accarezzandole dolcemente la testa.

«Sta bene.» dissi sottovoce voltandomi verso la porta della camera. Connor mi guardava con uno sguardo incerto e indeciso.

«Credo sia meglio che tu dorma qui con lei figliolo, per questa notte.»

Gli risposi con un breve cenno della testa denso di gratitudine e lui ricambiò.

Gli risposi con un breve cenno della testa denso di gratitudine e lui ricambiò

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Ciao Tempeste!

Questo capitolo è un po' breve in quanto solo di passaggio. Ci fornisce un quadro più chiaro di come la situazione in casa stia lentamente cambiando.

Ora che le Maschere sono cadute, e Michaela è ormai disarmata, riusciranno a godersi il loro rapporto?

Certo che Annie sembra essere ancora lontana da un equilibrio, ma d'altra parte come biasimarla!

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora