15. Bentornati

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Mi svegliai sentendo i lamenti di Gabi affianco a me

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Mi svegliai sentendo i lamenti di Gabi affianco a me. Si dimenava nel letto muovendosi a scatti. A un certo punto emise un lungo urlo assordante che sembrò non avere fine.

«Gabi... Gabi sono qui. Gabi mi senti?»

Socchiuse gli occhi e mi fissò con gli occhi pieni di lacrime, ma la sua espressione era vuota. Poco istanti dopo, si girò su un fianco e tornò a dormire come se nulla fosse successo.

Sentii bussare alla porta. Disfeci velocemente il secondo letto queen size della nostra camera e sistemai le coperte dal mio lato del letto, dove stavo dormendo con Gabi.

Mi precipitai ad aprire la porta e come avevo previsto, sotto un cespuglio aggrovigliato di capelli, trovai il volto preoccupato di mia mamma.

«Nate caro, cosa è successo, erano di Gabi quelle urla, non è vero?»

«È tutto ok, credo che Gabi abbia avuto un altro episodio di terrore notturno.»

«O mio dio, povera cara!»

Mi scavalcò ed irruppe nella nostra stanza.

«Mamma, vieni via. Lasciala stare.»

«Ma sta dormendo beata! Come è possibile?»

«Appunto, non si è svegliata e noi non le ricorderemo quello che è successo, ok?»

Aveva avuto uno dei suoi innumerevoli episodi di terrore notturno, molti dei quali non pervenuti ai nostri genitori.

Invece io non me ne ero perso uno. La prima volta mi ero precipitato in camera sua e l'avevo scossa fino a svegliarla, con il conseguente risultato di una nostra litigata colossale in piena notte, in cui mi accusava di non rispettare la sua privacy. Giustamente, dato che si era svegliata di soprassalto ritrovandosi un pazzo agitato che la percuoteva. Le volte successive mi ero quindi limitato a rimanere incollato alla porta del bagno, ad aspettare che passasse e che tornasse a dormire come se nulla fosse.

Mi ero sempre chiesto cosa facesse scattare in lei quegli episodi. A livello clinico erano semplicemente una sorta di parasonnia, in teoria scollegata da disturbi di natura psicologica e di cui chi ne soffriva non aveva il benché minimo ricordo. Ma ero sempre più convinto che ci fosse qualche sorta di collegamento tra attacchi notturni e il vissuto del giorno.

La mattina seguente non andai a fare surf all'alba come ero solito fare e rimasi in camera aspettando che Gabi si svegliasse. Aveva un'aria stravolta. Aveva occhiaie profonde e sembrava quasi pallida, nonostante la sua abbronzatura dorata.

Le proposi di rimanere in camera per la colazione, ma insistette per prendere una boccata d'aria. Così raggiungemmo mia mamma e Connor nella sala delle colazioni.

Per tutta la settimana, avevamo finto di essere andati a ballare per giustificare le nostre facce sbattute da nottate trascorse a fare l'amore nei modi più disparati possibili. La sera prima però, l'urlo di Gabi era avvenuto intorno all'una e mezza. Mia mamma quindi sapeva bene che non eravamo stati in giro per le discoteche di Cancun, ma non suo marito, che ovviamente aveva continuato a dormire beato per tutta notte.

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora