26. Tulle

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Tornati a casa, mi fermai a chiacchierare in cucina con Susan

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Tornati a casa, mi fermai a chiacchierare in cucina con Susan. Era già vestita per la cena da Jackie's, un elegante ristorante fusion sulla spiaggia, proprio accanto al mio locale preferito, il South&Sound.

Non so se Nate c'entrasse qualcosa con quella scelta, ma ringraziai il cielo perché sapevo che le portate in quel ristorante erano da nouvelle cuisine.

Quando entrai in camera mia, trovai un pacco gigantesco sul mio letto e rimasi a bocca aperta mentre Nate, nel suo completo spezzato beige e blu e i capelli ancora umidi dalla doccia, si stava godendo la scena , appoggiato alla stipite della porta del bagno.

«E' tuo?» chiesi.

«No, è da parte di mia mamma.»

«Ma è di una boutique di Manhattan.»

«Diciamo che l'ho aiutata a scegliere.»

«O mio dio!» esclamai, iniziando a slegare il grosso fiocco in preda ad un misto di curiosità ed eccitazione.

All'interno trovai un corpetto di raso rosa antico, con uno scollo profondo, da cui si diramavano degli inserti pizzo chantilly che proseguivano su delle leggere maniche in tulle. Sotto trovai invece una vaporosa gonna maxi di tulle e chiffon dello stesso colore. Ero estasiata dalla bellezza di quei tessuti e stupita del buon gusto di Nate.

«Spero vada bene la misura. Ho preso la più piccola che c'era.» disse Nate.

Gli corsi incontro abbracciandolo anche se non avevo chiuso dietro di me la porta.

«Devi ringraziare mia mamma, Gabi.»

«Lo so e lo farò sicuramente. Ma tu hai scelto davvero divinamente.»

«Bene, raccoglierò volentieri la tua gratitudine sta notte, levandotelo. Ma però ora lo devi prima indossare. Forza.»

Mi diede un fugace bacio sulle labbra e mi accarezzò il volto.

«Ti aspettiamo di sotto, piccola tempesta.»

Quando scesi le scale trovai Nate, Susan e mio padre che sorseggiavano un prosecco comodamente seduti in salotto.

Si voltarono tutti a guardarmi, mio padre compreso.

Mi sembrava di vivere il clichè di un ballo studentesco che non avevo mai avuto, dato che mio papà non era nemmeno in casa quando il mio accompagnatore della serata mi era venuto a prendere.

Quella sera, invece, c'erano tutti gli ingredienti. Nel salotto aleggiava quell'aria tipica che precedeva qualche festività importante. Mio padre che mi guardava quasi imbarazzato, Susan che emetteva i suoi gridolini entusiasti e Nate mi contemplava assorbito, pieno di orgoglio e ammirazione. Non mi sarei stupita se qualcuno di loro avesse tirato fuori anche un corsage.

Susan mi abbracciò scompigliandomi un poco l'acconciatura che avevo improvvisato.

«Tesoro, sei uno vero schianto!»

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora