Non riuscivo a prendere sonno. Mi giravo e rigiravo nel letto sempre più irrequieta. Era la prima notte, dopo nove giorni consecutivi, che avrei trascorso lontano dalle braccia di Nate. Il pensiero che sarebbe stato così per chissà quanto altro tempo, mi agitava ulteriormente.
Saremmo stati lontani per diversi giorni, dato che il giorno seguente sarebbe dovuto tornare a New York, perché quel maledetto best seller aveva deciso di negoziare il contratto proprio quella settimana.
Optai per l'unica soluzione che poteva calmarmi e che allo stesso tempo non comprendesse l'intrufolarmi nella stanza di Nate: il gelato al burro d'arachidi.
Mi infilai il mio cardigan lungo sopra il mio completo da notte, composto da una canottiera e delle culotte in seta bianche. Me li aveva comprati Nate a Cancun, dopo che aveva scoperto che avevo messo in valigia solo baby-doll. Aveva ritenuto più sicuro che dormissi con indosso quelli, nel caso di qualche retata notturna dei nostri genitori.
Scesi in punta di piedi al piano di sotto scoprendo che non ero la sola a soffrire d'insonnia quella notte.
Nate stava riponendo nel frigorifero il cartone del latte. Aveva addosso solo dei pantaloni di una tuta a quadri scozzesi che gli cadevano un po' troppo sui glutei, mostrando le fossete incastonate alla base della schiena, mentre quelle iliache scomparivano nell'elastico della tuta, come un chiaro invito a perdere ogni speranza di dormire.
Si voltò verso di me e mi sorrise, scuotendo leggermente la testa. Non era per nulla sorpreso di trovarmi sveglia. Senza che gli chiedessi niente, alzò un braccio per prendere il barattolo di gelato che mio padre aveva lasciato come sempre sul ripiano a me inaccessibile.
Lo fece scivolare sul bancone della cucina nella mia direzione e io lo afferrai al volo. Presi due cucchiai e ci sedemmo entrambi sugli sgabelli a mangiare il mio gelato preferito, uno accanto all'altro, nel completo silenzio della casa. Si sentivano solo le onde del mare e lo scroscio di una pioggerellina estiva che creava una dolce melodia sulle tegole delle tetto del porticato.
Cullata da quel suono delicato, il mio sguardo prese a vagare dalle sue labbra, alle sue mani, ai suoi pettorali, fino giù al suo ventre.
«Gabi, non farlo. Smettila di guardarmi in quel modo».
«In che modo?», chiesi ingenuamente, leccando con estrema lentezza il gelato che avevo lasciato con il cucchiaio sul mio labbro superiore.
Di tutta risposta, Nate si alzò di scatto. Mi sollevò di peso e posò il mio sedere sul bancone. Mi spalancò le gambe senza alcuna delicatezza, affondò le sue dita tra le mie cosce, intrufolandosi con maestria tra il tessuto ampio dei miei pantaloncini.
Quella piacevole intrusione improvvisa, mi fece scappare un gemito. Nate lo soffocò prontamente riempiendomi la bocca della sua lingua che, come una avida saccheggiatrice, tormentava la mia allo stesso ritmo con cui le sue mani si muovevano dentro di me.
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La mia piccola tempesta
ChickLit[COMPLETA] 🔞Contenuti sessuali espliciti🔞 Gabi ha sviluppato una personalità auto-sabotante, vivendo allo sbando tra un'esperienza estrema e l'altra con la speranza che qualcuno si accorga di lei. Nate, il suo nuovo fratellastro, un affascinante g...