31. Relazioni Pubbliche

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«Sei bella da togliere il fiato!»

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«Sei bella da togliere il fiato!»

Vidi comparire la figura di Nate nello specchio della mia toeletta.

Si era appoggiato alla stipite della porta del bagno con addosso una semplice t-shirt bianca e le mani nelle tasche dei jeans che gli fasciavano così bene le gambe.

Non si tagliava la barba da una settimana, dato che era tornato in città solo in giornata per un paio di volte negli ultimi dieci giorni.

Quell'aria scompigliata e selvaggia rendeva i suoi lineamenti meno delicati e maturi. Lo trovavo tremendamente più sexy tanto che non mi importava se a volte mi pizzicava e mi arrossava la pelle quando si gettava con il volto tra le mie cosce.

Avevamo trovato il nostro equilibrio in questa nuova fase di rodaggio famigliare. Da quando ero tornata a casa dall'ospedale non avevamo mai fatto sesso sotto il tetto di mio padre. Ci prendevamo del tempo per noi alla villetta che stavo facendo sistemare e che avevo battezzato "The Sunny Terrace", o meglio ancora "SunnyT" per me e Nate. Mi ero gettata a capofitto in quel progetto e la cosa prendeva grossa parte delle mie giornate.

«Mi ha detto mia madre che ti hanno commissionato un altro progetto. Perché non mi hai detto niente, Gabs?»

«Oh, beh, sai, devono ancora accettare il preventivo, in realtà, e in più non mi sembra ancora vero quello che sta succedendo.»

«Perché non dovrebbe essere vero, Gabi? Trasformi gli spazi con la stessa facilità con cui respiri. Hai un vero talento!»

Si avvicinò e mi baciò sulla nuca.

«Ero sicuro che sarebbe andata così. Sei nata per quel lavoro.» aggiunse.

Ogni volta che una casa sulla spiaggia veniva acquistata, diventava l'oggetto di tutti i pettegolezzi tra le famiglie altolocate. Il fatto che il proprietario della SunnyT fosse avvolto nel mistero, aveva reso quella villa il principale argomento di conversazione tra le buche dei campi da golf, nelle Spa e nei salottini del Country Club di tutta Long Island.

L'entusiasmo di Susan, inoltre, aveva aiutato a far circolare tra gli amici di mio padre le voci sul fatto che fossi io ad occuparmi della sua progettazione di interni.

Questo si era tradotto nella richiesta di altri tre progetti: Un attico che dava sul porto, una piccola villetta verso l'Hilter Hils State Park, e una graziosa guest house a Kirk Bay beach.

In un battito di ciglia, ero diventata inspiegabilmente un trend del mercato immobiliare della zona.

Ero solita odiare l'autunno. Ma in realtà quell'anno sembrò essere la stagione più bella della mia vita. Le giornate venivano scandite da una routine che non avrei mai pensato di avere. Mi svegliavo quasi ogni giorno con Nate all'alba, per le mie lezioni di surf. A seconda della spot che sceglievamo, in base alle condizioni meteo, ci fermavamo al BloodyMarien o al Bake'n Beach per fare colazione. Dopo una bella doccia calda, mi recavo al SunnyT per seguire gli operai e lavorare agli altri progetti dalla postazione di lavoro che avevo improvvisato in quello che doveva essere l'area living, con due  cavalletti e una grossa asse in legno.

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora