32. Muffin alla pera e cioccolato

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Non sapevo come divincolarmi da quella bambola nera che sembrava più una pornostar, piuttosto che una rispettabile agente letteraria

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Non sapevo come divincolarmi da quella bambola nera che sembrava più una pornostar, piuttosto che una rispettabile agente letteraria. Continuava a parlarmi di lavoro, ma era più che lampante che volesse solo portare avanti le tradizioni. L'anno precedente, alla stessa festa, avevamo avuto un incontro ravvicinato: Stacy stava facendo l'extra come cameriera al Country Club e io mi ero recato dai Jones da solo, per tenere sott'occhio Gabi. Quando però era sparita in spiaggia con un nipote californiano dei Jones, avevo bevuto qualche whisky di troppo e avevo ceduto alle avances di Kathleen Stuart.

Dire che mi stava totalmente e coattamente monopolizzando era dire poco.

Ma quando vidi in lontananza Gabi risalire dalla spiaggia avvolta nel suo abito azzurro che le fasciava le curve in modo così elegante e sensuale, il cuore mi si era fermato per un attimo. Il vento le scompigliava i capelli sulla faccia, ricordandomi le espressioni del suo volto mentre si dimenava sopra di me la sera prima sulla terrazza del Sunny T.

Quella visione mi aveva eccitato incredibilmente e per paura di ritrovarmi con una vistosa erezione mal interpretata dalla mia interlocutrice, evitai di incrociare lo sguardo di Gabi. Rimasi a parlare con Kathleen perché da quel punto potevo sbirciare di tanto la mia piccola tempesta,  la quale stava gestendo in modo professionale un contatto di lavoro. Era orgoglioso di lei e di quello che stava diventando. Era proprio quando si destreggiava nel lavoro dei suoi sogni, la trovavo ancora più affascinante e ammaliante.

Ad un certo punto però il suo sguardo incrociò il mio e io rimasi di stucco nell'intravedere qualcosa che assomigliava a delusione. La vidi scappare via verso la spiaggia, senza nemmeno passare a salutare i suoi amici.

«E' stato un piacere rivederti, Kathleen. Ti metto in contatto allora con Julie Williams, la nuova direttrice editoriale della nostra collana rosa. Ora scusami, ma devo proprio scappare ora».

«Ma come? Io pensavo che avremmo... diciamo... replicato? Porta sfortuna non seguire le tradizioni, sai...»

«Mi spiace, ma sono ora impegnato».

«Ma lo eri anche l'anno scorso se non ricordo male».

Scossi la testa. «Ora è diverso, mi spiace. Non ho intenzione di tradirla.» Diddi prima di dileguarmi appoggiando il bicchiere sul vassoio di un cameriere e camminando velocemente verso il sentiero che conduceva in spiaggia.

Il sole era già tramontato, ma riuscii a riconoscere la figura di Gabi in lontananza. Aveva già percorso un lungo tratto di spiaggia con i suoi sandali in una mano e il vestito arrotolato leggermente sopra le cosce. Aveva la testa china e le spalle strette come se avesse freddo.

Trovandomi di fronte ad un gruppetto di suoi amici, non potevo né gridare, né correrle dietro. Così mi limitai a togliermi le scarpe e camminare normalmente verso la sua direzione senza riuscire a colmare le distanze.

Una manciata di minuti dopo, quando mi sentii lontano da occhi e orecchie indiscrete, iniziai a correre per raggiungerla, ma due ombre dietro ad un vecchio chiosco in disuso attirarono la mia attenzione.

La mia piccola tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora