31. My angel

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Buona lettura!






Dopo aver realizzato quello che è successo, sono salita al piano di sopra

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Dopo aver realizzato quello che è successo, sono salita al piano di sopra. Ho lasciato Riley nella mia stanza, e sono entrata in quella di Nathan.

Mi ha detto che gli piaccio...

Non so come dirgli che piace anche a me

Sul letto vedo steso il bambino con i capelli biondi, e degli occhi non riesco ovviamente a definirne il colore dal momento che gli ha chiusi. Ha preso sicuramente tutto dal padre. Mi ricordo che Betany aveva i capelli mori con degli occhi nocciola. In fin dei conti l'ho vista solo una volta, sul divano a sbaciucchiarsi con Nathan. Solo a ripensarci mi sento gelosa, per non parlare di come abbiamo discusso di brutto dopo.

Mi aggiro per la camera, frugando tra le sue cose. Durante l'ultima notte che abbiamo passato insieme mi ha detto che mi ha dipinta su una tela. Non penso che sia qui, ma quel uomo è imprevedibile.

«Lei è la mollie del mio papà? Io m-mi ricodo di avere vista lei diurante la cena. » Biascica fissandomi con i suoi occhioni incuriositi.

L'ha chiamato papà? Se lo fa è perché Nathan ha acconsentito, mi sorprende un po'.

«Si, sono io.» Gattona fino a me. Non ho mai saputo come gestire i bambini. Non ho mai provato né fastidio né amore nei loro confronti come la maggior parte delle persone. Mi sono sempre sembrate delle creature fragili, e che alcune volte sono capaci di portare felicità o cambiamenti nella vita degli uomini in senso positivo, o anche alcune volte in senso negativo.

«Voglio yorgut.»

«Sai che anch'io ho voglia di yorgut?»






«Ho chiesto al mio papà peché non vivute insieme, e-e lui mi ha detto che mi avrebbe portato all'orfanotrofio se avessi continua a fare domandae. »Mi scandalizzo di fronte a quello che ho appena udito.

Ha veramente minacciato il bambino? Che stronzo.

«Non lo farebbe mai.» Rassicurato sospira facendomi scoppiare a sogghignare. Intuisco la presenza di James, sentendo il suo sguardo su di me.

«James... ti vuoi unire a noi?» Accenna un sorriso e poi scuote la testa. Mi alzo lasciando sul divano il figlio di Betany che sembra essersi addormentato.

«È successo qualcosa? Sei strano.» Una cosa che ho notato di lui è che non mantiene mai il contatto visivo con me. Mi fugge sempre. Non riesco a non fare un confronto con Nathan, che al contrario continua a guardarmi fino a volermi fare sentire a disagio e a piegarmi al suo volere.

Devo smetterla di pensare a lui.

«No signora Peterson.»

«Smettila di parlare come un robot!» Lo rimprovero.

you are my promise, TeiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora