8. Pleasure and anger

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Sara

Spengo la sigaretta che ho in mano, e la butto nel cestino. Cammino lungo il vialetto, e apro la porta di questa villa e la chiudo. Prendo le scale e arrivo al primo piano. Corro tra queste due mura dipinti di nero dove sono appesi alcuni dipinti. Metto la mano nelle tasche dei miei jeans, e estraggo le chiavi. Con le chiavi riesco a aprire la porta. Entro e accendo la luce. Tutto è sistemato. Il letto si trova alla mia destra, l'armadio alla mia sinistra, accanto è presente il bagno, e infondo alla camera ho un ripostiglio. Tutta la mia camera è di color rosa. Se Rolux vedesse la mia camera, rimanderebbe sotto choc. Insomma, odia il rosa. Vado in bagno, e mi metto davanti allo specchio. I miei capelli biondi mossi mi ricadono sulla schiena, non gli ho mai tagliati. Guardo il mio fisico, non sono né magra né grassa, diciamo che sono in una via di mezzo. Anche se la maggior parte delle volte mi vedo grassa. Ho le ciglia molte lunghe, ho la forma degli occhi a mandorle, e anche le sopracciglia lunghe. Will diceva che sembravano disegnate. Dovrei ringraziare mia madre, perché sembro la sua fotocopia. Mi spoglio e riempio la vasca di acqua fredda e ci metto del sapone che ha un profumo di cocco. Mi butto nella vasca, e mi godo questo attimo di pace. Rolux mi sta sicuramente odiando a morte, come posso biasimarla. È da una settimana che non esce dalla sua stanza. È uscita una volta. E quella volta è stata quando aveva fame. È entrata in cucina e si è presa tutti i dolci presenti in cucina.

Non sono riuscita a parlare con lei. Non saprei cosa dirle. Però oggi la signora Sara avrà un po' di coraggio, perché oggi ha intenzione di scusarsi. Devo riuscire ad ottenere il suo perdono. Esco dalla vasca, e prendo l'accappatoio che avevo appeso sul portasciugamani. La indosso, e esco da questo bagno. Apro l'armadio, e prendo la tutta nera. sto per togliermi l'accappatoio, però quando odo la voce di Williams mi fermo all'istante.

« Hum-hum » Decido di non girarmi. Mi vergogno troppo. Dopo quello che è successo non riesco a guardarlo.

«Ti vergogni di me Sara?» La sua voce è sempre la stessa, fredda.

«Puoi uscire? Devo vestirmi, e ho altre cose da fare.» non voglio più stargli dietro o a cercare alcune reazioni da lui, però mi risulta così difficile. Quando mi giro mi scontro violentemente contro il suo petto, e il profumo della felpa della sua tutta grigia invade i miei polmoni. Alzo la testa e i miei occhi incontrano i suoi che mi stavano già fissando.

«Ti ho fatto una domanda.»

"E io ti ho dato una fottuta risposta"

Avrei voluto rispondergli in questo modo.

«Se ti ho detto di uscire, non pensi che significa che con te non ci voglio parlare?» Gli rispondo. L'ultima volta che mi sono lasciata andare con lui, mi ha fottutamente umiliata, e questa volta non ho intenzione di farlo.

«Ah sì?» dice con una voce provocatoria.

«Si Williams Cruz, in quante lingue vuoi che te lo dica?» Gli chiedo con lo stesso tono di voce. Decido di fare un passo dietro per mettere distanza tra di noi, però lui si avvicina sempre di più. Non posso più fuggire dal momento che la mia schiena si scontra contro l'armadio.

«Magari non così!» Non può dire questo sul serio. Prima mi allontana e poi si avvicina così.

«Che vuoi Williams? Che vuoi da me Will?» Gli urlo contro.

«Voglio te Sara! Voglio te! Ma non posso farti questo» sono fottutamente confusa.

«Se mi vuoi allora prendimi, non mi oppongo, però ti prego smettila di trattarmi come se per te fossi un gio-» non riesco a finire la frase perché mette un dito sulle le mie labbra.

you are my promise, TeiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora