41. T. ...

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Per scrivere questo capitolo mi sono ascoltata i cigarettes after sex🫶🏾, e giuro che sono una vera fonte d'ispirazione.




3 anni prima

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3 anni prima



L'aereo era appena atterrato. Tutti si sono alzati frettolosi di vedere la città, mentre io avevo solo voglia di riaddormentarmi per dimenticare tutto. Ero certa di avere gli occhi gonfi, e i capelli disordinati come non mai. Di solito la prima esperienza a New York è una cosa unica ed emozionante. Il mio sogno da piccola era di venirci e vedere queste altissime torri, ma non avrei mai immaginato di metterci piede quando sono così distrutta mentalmente.

Prendo la mia borsa, e indossando i miei occhiali neri, esco insieme alle persone. C'è tanta confusione attorno a me, data da certe persone che non parlano bene l'inglese e che cercano di farsi capire.

Dopo aver recuperato la mia valigia, esco fuori per chiamare un taxi. Non riesco a concentrarmi su ciò che mi sta attorno, ho la mente in un'altra dimensione.

Inspiro l'aria fresca, e lascio una lacrima sfuggirmi via senza poter farci niente. Quando il taxista arriva, gli do l'indirizzo del mio appartamento e salgo in macchina.

«Di solito le persone si affacciano sulla finestra e sono entusiasti. A te cosa ti porta a New York?» Mi giro sorpresa verso l'uomo abbastanza vecchio di età.

«Si nota così tanto che sono triste?» Chiedo con un tono un po' scherzoso.

«Abbastanza. Vedere una donna in questo stato non può fare altro, che farmi pensare a un cuore infranto.»  Annuisco confermando la sua intuizione.

«Mi sono innamorata di un uomo che non sa il significato della parola "amore". Convinta di poter cambiare la prospettiva con cui vede le cose, mi sono ritrovata così.» Gli spiego.

«Accettiamo l'amore che pensiamo di meritare.» Lo guardo confusa non capendo che cosa intende.

«A dire il vero non ho ben chiaro che significa questa frase.»

«Tempo a tempo. Siamo arrivati.» Un po' ancora scossa dalla frase, decido di scendere. Prendo la valigia, e quando sto per lasciare i soldi al signore mi ferma con la mano.

«Questo è un portafortuna che mia figlia ha fatto per me. Spero che tu e quell'uomo vi ritroverete.» Dopo avermi lasciato un sorriso, se ne va subito dimenticandosi i soldi.

Guardo il bracciale fatto di lana, con alternanza di colori rosa e bianco. Me lo lego al polso, promettendomi di non toglierlo mai più. Una volta dentro l'edificio che mi urla lusso da ogni parte, prendo l'ascensore. Dopo essere arrivata davanti alla mia stanza, prendo le chiavi dalla mia borsa.

you are my promise, TeiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora