10. New friends

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«Perché lo sono, Teia

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«Perché lo sono, Teia.»

" Cosa?! Allora quanti anni ha?"

«Aaron voglio tutti i documenti riguardante la famiglia Peterson.» Ordina. Sono rimasta sotto choc per un po'. Non pensavo che lui fosse il capo di tutta questa società.

Il ragazzo dai capelli rossi mi guarda e, si alza dalla sua sedia.

«Gli vado a recuperare nell'aula informatica.» Dice distogliendo il suo sguardo dal mio, prima di uscire. Mi giro verso Nathan, quest'ultimo non mi degna di uno sguardo e, si va a sedere sul divano attaccato al muro. Mi guardo attorno e, ammiro la bellezza di questo ufficio.

Ha una forma rettangolare, e il pavimento è fatto di legno naturale, con bordi bisellati che creano l'effetto fuga. Le pareti sono di un azzurro accesso, quasi come gli occhi della signora Cruz.

Davanti a me ho una scrivania, su qui è disposto un grande computer, accanto c'è un portapenne e, dei fogli sono disposti in modo disordinato. Credo che stesse lavorando. Davanti allo scrittoio ci sono due sedie. Infine, mi giro verso quello stupido, che è seduto su un divano nero, con le gambe divaricate e le mani dietro il collo.

Mi dà un'occhiata, quasi a volermi dire di sedermi accanto a lui. Non voglio avvicinarmi a lui. Ma sono stanca e, in questi ultimi mesi ho perso un po' di peso. Decido di avvicinarmi al divano, appoggiandomi ad esso.

Nel frattempo, lui prende il suo telefono dalla sua tasca. Quando si rende conto che non mi sono ancora seduta, mi adocchia. Porto il mio sguardo da un'altra parte facendo finta, di non aver considerato l'occhiata, che mi aveva appena rivolto con quello sguardo.

«Siediti.» Non rispondo niente, e guardo i dipinti appesi sulle pareti, anche se non mi interessano.

«Lux siediti.» smetto di ignorarlo, e i miei occhi si immergono nei suoi.

«Non mi va.»

«Sembri stanca, siediti.» Replica.

«Non sono stanca.» Obietto.

In un frammento di secondo mi afferra il polso con una mano, e mi fa sedere sul divano.

«Ti avevo detto, che non ero stanca.» Non ribadisce. Piuttosto preferisce concentrarsi sullo schermo presente davanti a lui.

«Non me ne frega un cazzo delle bugie che escono dalla tue bellissime labbra.»

" Questo coglione mi sta dicendo che io racconto delle bugie? "

Ha detto che hai delle belle labbra.

«Io non dico delle bugie, non mi chiamo mica-» Mi fermo subito quando sento un forte capogiro alla testa.

«Da quanto non mangi Rolux?» Chiede. Odo un click della porta, e mi giro subito nella direzione della porta. Nella mia visuale compare, una ragazza dai capelli castani lunghi, indossa una gonna che gli arriva fino al ginocchio e una camicia blu, che lascia intravedere le grandi dimensioni del suo seno, e un ragazzo, alto, dai capelli biondi chiari, indossa dei pantaloni e una camicia, che sono entrambi di un colore blu, entrano dalla porta, che in seguito chiudono all'istante. La ragazza ha in mano dei documenti.

you are my promise, TeiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora