Capitolo 28. Allyson
Non mi era mai capitato un momento così.
In un attimo, ogni perché ha avuto la sua risposta e ogni obiezione ha trovato il suo perché.
Una vera e propria epifania; sotto la doccia.
Ero così immersa nei miei pensieri che non sapevo dove sbattere la testa. Ero più confusa che mai, dilaniata dalla preoccupazione, persa nei ricordi e nell'indecisione più totale.
Divisa da ciò che pensavo fosse giusto e ciò che mi tentava.
Con chi mai potevo condividere quei pensieri confusi e tumultuosi?
Non potevo chiedere a nessuno.
Chelsea si sarebbe sposata di li a qualche ora e l'avevo già tediata abbastanza con i miei problemi. Avevo già creato troppi casini in una manciata di giorni.
Mia madre era l'ultima persona con la quale volessi parlare e non sarebbe mai stata in grado di darmi un'opinione spassionata e obiettiva.
Le altre donne presenti in casa forse sarebbero state in grado di darmi un altro punto di vista, ma non mi sentivo abbastanza in confidenza con nessuna di loro.
Rio, per quanto mi stesse dimostrando la sua affidabilità, era la causa della mia confusione, quindi non potevo parlarne con lui.
Non me la sentivo. Mi si stringeva la gola in un nodo al solo pensiero.
Mi mancava mio padre. Lui mi avrebbe ascoltata e mi avrebbe guidato fino alla risposta, lasciando che fossi io ad arrivarci con i miei ragionamenti.
E in quel momento mi sono bloccata.
Lui era lì anche se non fisicamente: era la mia epifania.
All'improvviso ogni cosa è andata al suo posto. Ogni mia preoccupazione ha trovato una giustificazione, una ragione che prima era lì, latente lungo i meandri della mia coscienza ma irraggiungibile.
Inarrivabile perché mi rifiutavo di ammetterlo, di accettarlo.
Tutto, ogni cosa, era riconducibile a lui.
Alla sua mancanza, al vuoto immenso che mi aveva lasciato dentro e che non avevo mai affrontato ed era incolmabile.
La mia paura, così profonda, ora aveva un senso ancora maggiore.
I dubbi che non comprendevo finalmente avevano una loro logicità ed era tutta colpa mia.
Avevo sempre saputo cosa volevo. Lo sapevo così tanto e lo desideravo così ardentemente che la paura aveva preso il sopravvento, cercando scuse su scuse per proteggermi da una sofferenza che non volevo riprovare e che non sapevo gestire.
Prima dell'arrivo di Chelsea, dopo la morte di mio padre, siamo rimaste solo io e la mamma.
Ma Jillian c'era fisicamente, faceva tutto ciò che un genitore può fare per mettere in tavola il cibo per il proprio figlio, dargli da vestire e di che vivere.
Ma emotivamente non c'era. Io ero tanto sola quanto lo era lei.
Chiuse, trincerate dietro al nostro dolore, abbiamo fatto entrambe finta di affrontare il lutto, di accettare la sua assenza, ma dentro di me si era radicata una paura così forte, che solo la nascita di mio figlio era riuscita a combatterla.
È stata l'unica volta che ho desiderato qualcosa più intensamente della paura che mi attanagliava.
Avevo visto come Jillian era cambiata con l'arrivo di Chelsea, come l'amore e l'adorazione per la figlia, fino a quel momento perduta, le avevano restituito la gioia e la serenità che aveva perduto fino a qual momento.
Quando ho scoperto di essere incinta, senza rendermene conto, ho smesso di desiderare che mia madre provasse per me quello stesso sentimento meraviglioso e disperato che le vedevo addosso quando guardava Chelsea.
Non era quello ciò di cui avevo bisogno. Avevo bisogno di provare io quell'amore sconfinato che si può provare solo per un figlio e quel desiderio ha sconfitto la paura dell'abbandono e della sofferenza.
Sentimenti che si sono risvegliati prepotentemente quando Rio mi ha portata a desiderare qualcosa che poteva distruggere nuovamente il mio equilibrio e la mia felicità.
Pensare a mio padre, a quello che la sua prematura dipartita mi ha lasciato, mi ha fatto capire che ciò che provo era una paura sconfinata di soffrire e che fino a quel momento avevo cercato, più o meno involontariamente, delle scuse che mi proteggessero dalla sofferenza.
Rendersene conto è stato un trauma così profondo che sono rimasta sotto lo scroscio dell'acqua, a rimettere insieme tutti i vari tasselli, fino a quando la pelle delle dita non ti è raggrinzita.
È stato un momento potente che mi ha tolto il fiato e piazzato un macigno sul petto.
Fatta chiarezza dei miei pensieri e delle mie emozioni, consapevole della paura profonda che provavo, l'unica cosa che desideravo era togliermi quel peso di dosso.
Dovevo dirglielo. Dovevo farglielo capire. Chiedergli scusa e sperare che non avesse cambiato idea.
Se lo ansia che sentivo io in quel momento era anche solo la metà di ciò che aveva provato lui in quei giorni, allora lo stavo ferendo, lasciandolo nella confusione e indecisione.
Il cuore mi batteva così forte, mentre scendevo i gradini, da sentirlo risuonare dentro le orecchie e martellare nel petto.
Mi mancava il fiato se pensavo a cosa gli avrei detto, perché ancora non lo sapevo, ma appena entrata in cucina mi sono bloccata.
Lui era lì con il fratello e gli amici. Ridevano spensierati, un ricciolo castano che gli sfiorava la tempia e rimbalzava ogni volta che si muoveva, ogni volta che gettava leggermente il capo all'indietro per ridere.
Affascinante, intelligente; l'uomo più bello che mai avessi visto e che mi toglieva il respiro solo con la sua presenza.
Era sempre stato così intenso e io me ne ero accorta solo troppo tardi, quella notte, dove la prossima separazione aveva cancellato tutto e lasciato solo il desiderio, facendo esplodere quella tensione celata fino a quel momento.
Non so quanto tempo sono rimasta li ferma, imbambolata a fissarlo, persa nei miei pensieri. So solo che ad un certo punto lui si è girato e io mi ritrovo completamente attanagliata della paura, esalando tremante il respiro trattenuto fino a questo momento.
Iniziò a respirare con affanno e so che ho gli occhi fuori dalle orbite, come spiritata.
Vedo la preoccupazione passare nei suoi occhi e in un attimo si accomiata dai suoi amici e si avvicina.
Il macigno che sento sul petto e sempre più pesante, mi toglie il fiato. M'intende difficile respirare, stringendomi la gola in una morsa.
Lo osservo avanzare inesorabilmente verso di me, sento sulla pelle gli sguardi delle altre persone, ma non riesco a distogliere gli occhi, ipnotizzata dalla camminata sicura è lenta nonostante la preoccupazione dipinta sul bel volto.
<< Stai bene?>>
La sua voce è carica di preoccupazione e mi sento ancora più in colpa, mentre il bisogno lancinante di dirgli tutto mi invade.
Ma non li, non davanti a tutti.
È una cosa troppo privata.
<< possiamo parlare? Magari dove non c'è nessuno.>>
Lui annuisce, mi prende per mano e mi guida lungo il corridoio, fino allo studio.
Il calore della sua mano è in netto contrasto con la freschezza della mia, tanto che sembra volermi bruciare.
Mi sento come in una bolla, dove la maggior parte dei miei sensi e ottenebrato. Non mi rendo nemmeno conto che siamo arrivati a destinazione.
L'enorme stanza piena di libri mi sembra improvvisamente minuscola e il rumore della porta che si chiude alle mie spalle mi fa sentire come un topo in gabbia.
Il mio cuore batte così forte che sembra sul punto di voler saltare fuori dal petto.
<< Allyson, va tutto bene? Mi stai facendo paura.>>
Sembra seriamente preoccupato mentre lo fisso negli occhi, ma non so da dove iniziare, cosa dirgli per prima cosa.
C'è così tanta confusione che non mi sono nemmeno fermata a pensare a un discorso da fare.
Volevo solo andare da lui.
<< Si. Io... ecco...>>
Non mi escono le parole e iniziò anche a sentirmi in imbarazzo.
Mi ritornano alla mente i momenti da poco vissuti e sento il calore inondarmi il volto.
Rimane in silenzio ad osservarmi, concedendomi il tempo per riordinare i pensieri, ma è inutile.
<< Non so da dove iniziare!>>
Ma forse in realtà lo so, perché non appena inizio a parlare, le parole iniziano ad uscire da sole, legate solo da un piccolissimo filo logico e, imbarazzata, spero solo che capisca cosa voglio dirgli.
<< è che ho paura, va bene? Sono terrorizzata. Ho paura di quello che può succedere tra di noi, di affezionarmi troppo e finire per soffrire. Ho paura perché lo so che sarebbe dannatamente facile innamorarmi di te e sognare una vita felice tutti e tre assieme. È troppo bello e mi spaventa, perché so che potrebbe finire tutto in un attimo. Il tempo di un battito di ciglia e potrebbe essere tutto finito!>>
Sento bruciare gli occhi e mi sento così vulnerabile mentre lo osservo, incapace di distogliere lo sguardo dalla sua espressione sorpresa.
Vorrei rimangiarmi ogni parola, ma si susseguono incesantemente, mettendo a nudo la mia anima.
È l'unico modo che ho di essere onesta, di smettere di essere una codarda ora che ho riconosciuto il problema.
Adesso lo so cosa ha provato negli ultimi giorni, quando mi diceva le cose e io lo respingevo, lasciandolo nel limbo dell'incertezza.
<< La paura mi ha spinta a cercare delle ragioni per allontanarti, per mantenermi al sicuro, e mi dispiace. Mi dispiace di essere scappata ed essere stata codarda. So cosa voglio, ma sono una sciocca e stavo per commettere lo stesso errore di sei anni fa e scegliere anche per te! >>
Adesso le lacrime mi scorrono lungo il viso, rendendo la mia voce instabile e tremolante.
Rio e a meno di due metri da me, ma sembra come pietrificato, mentre mi osserva.
<< Ho avuto paur e allontanarti è stato un modo per contenere la sofferenza, prendere la decisione non è stata altro che decidere quanto e come avrei sofferto e non avrei dovuto farlo. Non avrei mai dovuto decidere per te e stavo per farlo di nuovo, senza tenere in considerazione ciò che vuoi tu!>>
Mi sento come sul punto di spezzarmi.
È così difficile trasmettergli ciò che provo e sento.
E mi sento colpevole, perché ho nascosto la mia paura con l'altruismo, quando di generoso ciò che ho fatto non ha nulla.
Erano solo scuse, ugie che servivano a nascondere a me stessa che, anche se pensavo di esserlo, non ero abbastanza forte per poter gestire niente.
Andavo avanti facendo finta di nulla, nascondendo la testa nella sabbia, fingendo non fosse importante, solo perché non ero in grado di affrontare come mi faceva sentire.
La distanza mi uccide mente singhiozzo pesantemente, incapace di allontanare i sentimenti che mi attanagliano.
Rio si riprende dallo stato soporoso in cui sembrava essere caduto e in un attimo e accanto a me, abbracciandomi.
<< Va tutto bene, Ally. Sono cose del passato.>>
Ma non va bene per nulla e mi metto a singhiozzare ancora più forte.
<< Non è vero!>> la mia voce risulta ovattata, attutita dal suo petto contro cui è premuto il mio viso.
<< Stavo per farlo di nuovo. Allontanarti è più facile che affrontare tutto questo. Io odio piangere. Non voglio sentirmi così fragile e vulnerabile!>>
La sua mano inizia ad accarezzarmi la schiena.
<< È tutto okay, Allyson. Lo so.>>
Mi allontana leggermente, il tanto giusto per fissarmi negli occhi, dopo di che abbassa il viso e inizia a baciarmi prima una guancia e poi l'altra, come a voler asciugare le mie lacrime.
<< Ci siamo dentro assieme. Allora come oggi. >>
Lui mi fissa intensamente mentre le sue braccia si stringono con più forza, e so che basterebbe solo un cenno, un piccolo, minuscolo e leggeroLo movimento del capo, per fargli azzerare le distanze.
Ma se finora l'iniziativa l'ha presa sempre lui, stavolta voglio essere io a fare la prima mossa. Se voglio mettere da parte le mie remore e affrontare le mie paure, non posso lasciare che faccia tutto lui
Ha già fatto abbastanza e avuto molta pazienza.
<< Non lasciamelo fare, Rio, okay? Se scappo o mi tirò indietro, non lasciarmi andare. So che ci saranno dei momenti dove vorrò chiudere tutto quanto e chiudermi su me stessa come se niente fosse accaduto, ma non lasciare che lo faccia.>>
Mi sento così disperatamente vulnerabile. Così ansiosa e insicura, ma sapere perché mi sento così, mi fa venire voglia di andare oltre i miei limiti, di affrontare le mie paure.
Mi eriche devo rinunciare a qualcosa di meraviglioso solo perché potrebbe finire?
La vita è fatta di momenti e non voglio rinunciare a questi solo per pura.
Rio ci sarà sempre per Dylan, a prescindere da ciò che succeda tra di noi.
Lo so che ci sarà. Rio non è quel tipo di uomo.
Lo conoscevo da ragazzo, so quali sono le sue basi. È vero, non so che uomo sia oggi, quali siano le cose che gli piacciono o i suoi passatempi, ma non riesco a pensare che possa essere diventato qualcuno diverso da un uomo affidabile.
Non per quello che lo conoscevo o per chi lo ha cresciuto.
Lo fisso negli occhi fino a quando non fa un cenno, e solo a quel punto mi sollevo sulla punta dei piedi per incontrare le sua labbra.
Sento il calore diffondersi dal mio petto fino al ventre, mentre un brivido mi scorre sulla pelle.
Le sue braccia si stringono con forza attorno al mio corpo, ma non accenna a voler prendere il controllo.
Il calore del suo corpo si irradia al mio e quando sfiora le mie labbra con la punta della lingua, mi sento sciogliere e ribollire il sangue nelle vene.
D'istinto gli getto le braccia attorno al collo e il bacio, da gentile e indagatore, diventa passionale in un attimo.
La pressione della sua bocca sulla mia mi spinge ad aprire le labbra e mi sento le ginocchia di gelatina quando la sua lingua mi invade, andando a cercare la mia.
Mi perdo nelle sensazioni mentre le sue mani iniziano a vagare per il mio corpo, accarezzandomi la vita, risalendo lungo i fianchi fino a stringersi attorno alla mia vita.
Mi sento sollevare e mi ritrovo seduta sulla scrivania, le mie gambe intrecciate attorno ai suoi fianchi, il suo corpo massicciò premuto contro il mio mentre non riesco a controllare quello che sto facendo.
E, per una volta negli ultimi anni, non ci provo nemmeno.
Mi lascio andare, gemendo sulle sue labbra per fargli capire quanto mi piace quello che sta facendo e in risposta lui si preme con più forza contro di me, esattamente tra le gambe.
Sensazioni ormai dimenticate mi invadono, mentre un calore liquido mi pulsa violentemente nell'inguine.
Mi stringo più forte a lui, cercando un contatto ancora più intenso, ma non riesco a muovermi come vorrei.
E lui, invece di darmi ciò che voglio, rallenta, baciandomi a fondo ma senza frenesia.
Sento il calore aumentare, e vorrei solo sentirlo più vicino e allenare la Tensione che mi attanaglia, ma lui sembra non essere intenzionato ad andare su quella strada, tanto che dopo un tempo infinito il bacio finisce e, con il fiato corto, Rio appoggia la sua fronte contro la mia.
<< Per quanto muoia dalla voglia di sentirti e andare oltre, voglio che ce la prendiamo con calma. L'ultima volta siamo passati dall'essere amici ad amanti per una notte. Non voglio saltare nemmeno uno step!>>
Il suo sguardo è così intenso che mi ritrovo ad annuire controvoglia.
In un attimo le sue labbra si posano di nuovo sulle mie, ricominciando tutto da capo per un tempo che sembra infinito.SPAZIO AUTORE.
Salve a tutti, e perdonate la lunga assenza. Mi sono trovata in un momento molto difficile della narrazione, dove non riuscivo a comprendere appieno i sentimenti di Allyson e mi sono trovata bloccata. Cos'era che la bloccava davvero? Quali erano i suoi blocchi e mentre ci pensavo mi sono resa conto che ciò che realmente la tendeva lontana da Rio era dentro di lei.
Non avrei mai potuto capirlo se la mia vita avesse subito un cambio radicale e non avessi dovuto affrontare io stessa il mio inconscio.
Forse un giorno vi racconterò la mia di storia d'amore, ma per ora, voglio provare a concludere questa storia,
Che mi sta molto a cuore.
A presto si spera.
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Domani è un altro giorno. The Colorado series #5 (In fase di pubblicazione)
ChickLitIl mondo di Allyson è sottosopra, ma non può darlo a vedere. I casi della vita hanno scombussolato il suo mondo anche se tutto ciò avrebbe dovuto avere un impatto marginale nella sua vita, ma non è stato così e non sa più con gestire le cose. Eppur...