Capitolo 5

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Capitolo 5
Allyson

Sono sicura di essere sul punto di vomitare. Sento lo stomaco che di sta rivoltando, un disgustoso mix di acido che mi innonda la bocca.

Non è possibile. Deve essere uno scherzo di cattivo gusto, perché se così non fosse, beh, merda, non potrò tenerlo nascosto in nessun modo.

Come in stato catatonico lascio che Chelsea mi guidi su per una scalinata diversa da quella dell'ingresso e poi subito a sinistra, oltre una porta di legno bianco.

"Cerca di riposarti. Se ti serve qualcosa non devi fare altro che premere asterisco sul telefono. È l'interno per la cucina. Penso io a controllare Dylan e Bauber."

Se ne va prima che possa dire altro e mi lancio sul copriletto immacolato senza degnare la stanza di uno sguardo.

Tutto questo è assurdo, ha dell'incredibile.

Rio farà due più due arrivando alla naturale conclusione in un attimo.

Non ci sono vie d'uscita.

Non posso andarmene e poi non risolverei nulla.

Se Rio è chi penso che sia, allora sono fregata e Dylan è di sotto a giocare con i suoi cugini.

Oddio, come farò a dirlo a Chelsea? Il matrimonio di sta avvicinando e per di più è incinta, non voglio che ci siano scandali o scenate, ma è inevitabile che la verità salti fuori arrivati a questo punto.

Non sarei mai dovuta venire, ma nemmeno questo avrebbe risolto il problema.

Avrei comunque partecipato al matrimonio, ma forse Rio non avrebbe visto Dylan, perché è impensabile che in una settimana sotto lo stesso tetto, lui non scopra che ho un figlio che, non solo gli assomiglia tantissimo, ma che entro due mesi compirà sei anni.

Chiunque con un briciolo di cervello sarebbe in grado di fare correttamente due calcoli.

Alcune volte Dylan mi ha chiesto dove fosse suo padre.

Non ho mai colpevolizzato Rio, sono io ad aver tagliato tutti i ponti con lui perché quando con cancellato la cronologia del suo telegono, ho cancellato anche la mia.

Era un addio. Non volevo essere tentata di scrivergli o cercarlo.

Aveva scelto la sua strada e volevo che fosse libero.

Con il senno di poi, per certi versi, è stata la scelta giusta, perché il destino ha messo sulla sua strada Catarina, però mi chiedo se, avendone la possibilità, non avrei forse agito diversamente.

Non avevo modo di contattare Rio quanto ho scoperto di essere incinta e non avevo la più pallida idea che fosse il fratello di Ryan e tutto ciò che questo comporta.

Proprio per questo a Dylan ho detto la verità: cioè che io e suo padre ci eravamo separati prima che sapessi di aspettarlo e che non avevo modo di contattarlo.

Non so se sia tanto per la sua intelligenza o altro, ma credo abbia davvero capito e sono rare le volte in cui mi chiede di parlargliene.

Ha voluto sapere come ci siamo conosciuti, se ci volevamo bene, come mai ci siamo separati. La realtà è che eravamo entrambi troppi giovani per avere un figlio, ma non mi sono mai pentita di aver deciso di tenerlo.

Dylan mi ha mostrato la strada. Non è e non lo considererò mai un errore o un incidente.

È un regalo arrivato in un momento in cui non sapevo dove sbattere la testa.

Mi sollevo a sedere, improvvisamente a corto d'aria.

La stanza e grande, decorata con gusto e ariosa, ma è come se mi stesse soffocando stare al chiuso, per cui prendo dalla valigia nell'angolo una felpa e scendo di nuovo di sotto, usando le altre scale e,  invece che andare verso la zona giorno, attraverso il soggiorno, in cui aleggia un lieve sentore di pizza, ed esco nel patio posteriore.

Domani è un altro giorno. The Colorado series #5 (In fase di pubblicazione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora