30. Eva

4 2 0
                                    

-Era da un po' che non avevamo del tempo solo per noi due- disse ad un tratto Percy ed io gli sorrisi, aveva fatto i suoi doveri e poi ci eravamo messi sdraiati sul tetto per guardare le stelle -Eva..devo dirti una cosa- lo bloccai prima che parlasse, non avevo voglia di sentire magari la verità che si celava in quello che doveva dire, Hermes mi aveva contagiato troppo, cosí prima di farlo parlare parlai io -In realtà dovrei dirti anch'io una cosa Percy, vedi..ho questi lividi sul corpo..- gli feci vedere e lui sgranò gli occhi incredulo -Chi te li ha fatti?- si alzò in preda al nervosismo -Non lo so é questo il punto, può essere anche che me li sia fatti durante la notte, però mi giuri che non sia stato tu?- si bloccò di colpo e mi guardò, fece una risata che non mi piacque per nulla e sbuffò nervoso -Ovvio che no Eva, non ti farei mai del male- si inginocchiò verso di me e mi accarezzò la guancia -Lo so Percy...immaginavo-
-Chi é stato a dirtelo? Quel coglione di Hermes? Ha visto i lividi sulle braccia e quindi avrà dedotto a caso che fossi stato io eh?- disse ad un tratto innervosendosi, non sapevo che dirgli perché era vero, il motivo del perché gliel'ho chiesto é perché Hermes mi ha fatto prendere dall'ansia -No Percy stai tranquillo- gli dissi solamente e mi allontanai un po' da lui -Eva? Non é che é stato lui?- disse dopo minuti interminabili, mi bloccai sul posto e lo guardai -Che stai dicendo?-
-Se é stato lui me lo puoi dire- gesticolò nervoso -Ho sempre pensato che lui fosse attratto da te, quindi penso che se te l'ha detto lui lo fa per farti mettere dubbi su di me- si sistemò i capelli, io mi sedetti su una sdraio lí e riflettei -Ti ho detto che non me l'ha detto lui, lo sai che non andiamo d'accordo- si sedette vicino a me e mi accarezzò una coscia -Eva sai che se ha provato a toccarti io non agirò in maniera lucida, pensa se vengo a sapere che ti ha picchiato, o peggio metti caso che questi lividi- indicò il mio corpo -Sono nati perché ti ha scopato proprio per bene- mi alzai scioccata da quello che le mie orecchie avevano sentito -Percy!- non riuscii a credere alle sue parole, quello che piú mi stringeva lo stomaco era proprio che pensava davvero quello che diceva -Dimmi che non é cosí Eva- si alzò e mi bloccò le braccia -Fermo Percy mi fai male- gli urlai, ma lui non mi ascoltò -Rispondimi Eva!- mi urlò contro e lo guardai negli occhi, mossi la testa di lato, il modo in cui mi stava guardando era terrificante, non era in sé.
-Lasciala stare- intervenne dal nulla Eros, non l'avevamo sentito arrivare -Lasciala stare Percy- disse di nuovo con una voce piú seria, lo guardai scioccata e lui si avvicinò a me prendendomi dalle spalle e allontanandomi da lui -Dai Eros lo sai che non gli volevo far male- sospirò lui ed Eros mi guardò i polsi -Si vede- gli fece segno ai miei polsi con il livido della sua mano, sgranai gli occhi e lui pure, mi guardò dispiaciuto ed io mi misi a piangere, non c'era un perché vero e proprio, ma in quel momento mi sentivo di dover far vedere quello che provavo, abbracciai Eros e poi me ne scappai in camera, le lacrime mi appannarono la vista e una volta che fui nel mio corridoio andai a sbattere contro qualcuno, avrei riconosciuto subito quella muscolatura robusta, mi prese al volo e mi guardò, fece uno sguardo confuso e mi rimise in piedi -Che cos'è successo?- mi chiese e neanche il tempo di rispondere che Percy si fermò dietro di me -Eva!- si bloccò alla vista di noi due insieme -Tu...- sussurrò minaccioso Hermes, lo fermai provando a spostarlo indietro e lui si bloccò, guardò le mie braccia sul suo petto e la sua attenzione si catapultò sui lividi ai polsi, lo sentii agitarsi sotto la mia pelle, il suo cuore batteva a mille -Cosa cazzo gli hai fatto!- urlò all'improvviso -Hermes calmo non ha fatto nulla- sussurrai, ma lui mi evitò, mi spostò e si avvicinò a Percy -Che vuoi fare? Vuoi dire ancora cose false su di me? Cosí mi sta lontano e te la la puoi fare te?- gli disse arrogante Percy, lui accecato dalla rabbia gli saltò addosso, piú urlavo di smetterla e piú non mi ascoltavano, sentii dentro di me un senso di vomito e poi vidi arrivare Leon con Eros verso di noi e poi vidi tutto nero, probabilmente ero svenuta.
***
Mi alzai spaventata e mi guardai attorno, dovetti sbattere le ciglia parecchie volte per mettere a fuoco il posto in cui mi trovavo, di nuovo in quella stanza, il mio sogno mi aveva trovato. Questa volta ero sul letto, mi alzai e la mia pelle entrò in contatto con il pavimento freddo, misi delle ciabatte lí vicino e mi incamminai verso la porta.
Feci attenzione a non fare rumore, non so chi si trovava dall'altra parte della porta e sinceramente avevo paura, sentivo paura.
Aprii lentamente la porta e non vi trovai nessuno, bensí un divano con una TV, un classico salotto in una casa piccolina. Solo che era tutto sporco, non curato, mi girai verso sinistra dove si trovava la cucina e curiosai, c'erano pentole e piatti non lavati, la tavola era ancora apparecchiata.
Mi guardai ancora attorno e notai un piano superiore, le scale vecchie e cigolanti non mi davano una bellissima impressione, nulla me la dava in realtà.
Le salii e una volta sopra vidi tre porte, aprii la prima che mi venne a destra, era un bagno, le ragnatele sul water mi davano disgusto, ma era abbandonata?
Stavo cominciando a pensare di sí.
Chiusi subito quel bagno maleodorante e aprii la seconda porta mi guardai attorno e mi stupii, quella stanza era di un colore puro, bello, PULITO, di rosa. Pensai subito che la stanza fosse la mia, perché vidi un sacco di foto mie in cui mi ritraevano felice e spensierata su un prato. Catturò la mia attenzione una casetta delle bambole un po' vecchiotta, mi avvicinai a essa e l'aprii, era una copia piú bella della casa, ma la terza porta di cui non avevo ancora visto l'interno non era presente, rimasi confusa da quella visione e mi alzai.
Nel sogno di qualche giorno fa, non avevo aperto ancora la porta, ma avevo sentito qualcuno parlare, o meglio urlare, invece ora non c'era proprio nessuno.
Uscii da quella stanza, che penso fosse mia, e andai verso la terza porta, l'analizzai da capo a fondo perché non era come le altre, era una porta vecchiotta, sembrava scolorita, come se stesse per scomparire, scesi la maniglia e spinsi, ad un tratto la porta si smaterializzò ed io mi svegliai.

Written in the starsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora