55. Eva

3 1 0
                                    

Lui mi guardò le labbra e stette zitto -Hai perso la lingua?- borbottai -D'accordo se non me lo vuoi dire tranquillo- mi girai e lui sospirò mettendosi una mano in faccia -No no..sto solo pensando a come dirtelo- lo guardai prendere fiato, il suo petto che saliva e scendeva con respiri regolari mi ipnotizzava -Ehm beh..non voglio baciare la sorella del mio migliore amico- si sforzò di farmi una smorfia disgustata, bugiardo.
-Certo..fino ad ora hai detto che avevi pensato a me e a te insieme ed ora spari questa cazzata- sogghignai -Ah ah! Io non ti credo messaggero- gli puntai un dito contro, si girò verso di me con un sorrisetto -Furba- sussurrò e quegli occhi che prima vedevo glaciali, ora si stavano sciogliendo ed erano piú belli che mai.

-Vieni con me!- mi prese dalla spalla quel che era il compagno di mia madre, mi guardai attorno, com'ero finita qui..
Ero nella mia vecchia casa a quanto pare e stavamo salendo le scale -Entra nella stanza ragazzina- mi spinse in quel che era quella camera in cui non ero riuscita ad entrare.
Mi guardai attorno, non si vedeva nulla, ad un tratto però la sagoma di un ragazzino si fece strada tra le ombre, il mio patrigno aveva chiuso la porta alle sue spalle e ci stava fissando -Avanti sai cosa fare- disse al ragazzo e prima di sedersi in una sedia lí vicino, qualcuno lo chiamò -Hank! Hank!- riconobbi la voce di mia madre che lo chiamava, lui sbuffò -Ah quella donna, sa che ora ho da fare, che c'è!- se ne andò sbattendo la porta, guardai di nuovo il ragazzino, ma mi accorsi che era sparito -Shh- una mano mi tappò la bocca ed io ritornai nella macchina urlando come una pazza -Finiscila di urlare Eva! Cosí mi farai sembrare un rapinatore- sbuffò rassegnato, finii di urlare e ripresi coscienza -Oh grazie a Dio hai finito, la tua perdita di coscienza é durata poco per fortuna- ero schiacciata vicino allo sportello nella parte posteriore della macchina, come mi ero spostata qui.
Guardai Hermes, era tanto vicino a me quanto bastava a toccargli il cuore, le sue mani appoggiate delicatamente, ora, alle mie braccia per tenermi ferma, probabilmente per non farmi del male durante la mia incoscienza, lo guardai negli occhi e lui sembrò preoccupato.
Io invece ero rimasta impigliata nei miei pensieri, chi poteva mai essere quel ragazzino in quella stanza?
E perché era lí da solo, senza luce..
Poi perché il mio patrigno mi trattava in quel modo, possibile sia cosí cattivo da aver preso anche un ragazzino innocuo?
Sapevo che quello che vedevo era avvenuto e me lo stava facendo vedere mio padre. Ma se allora lui sapeva tutto perché non me lo diceva e basta? Invece che farmi vedere tutte queste cose disconnesse tra loro?
Mi tolse le sue mani dalle braccia ed io guardai per terra senza dire nulla da quando avevo preso coscienza -Hermes- sussurrai -Non ce l'ho con te per avermi rifiutato, ma vorrei che tu fossi sincero con me- sospirai come se mi fossi tolta un peso enorme di dosso.
Volevo cambiare discorso come se non fosse successo nulla, come se non avessi mai urlato, come se non avessi mai visto nulla nella mia testa.
Lui mi scrutò con occhi socchiusi e le labbra semiaperte -Stai cercando di distrarmi?-
-Cosa? No- si guardò le mani e poi ghignò -Senti se vuoi solo scopare me lo puoi dire- sgranai gli occhi e gli diedi uno schiaffo sulla spalla -Assolutamente no Hermes-
-Mmh- ci pensò -Dai se mi conosci come dici, lo sai che non sono la tipa-
-Tutti possono cambiare- scrollò le spalle e si mise seduto di fronte a me -Sto scherzando prima che ti offenda, bambina- lo fulminai con lo sguardo e sbuffai -Allora..quindi tu mi stai dicendo che devo essere sincero?- si morse il labbro e cercò di guardarmi negli occhi -Sí-
-Vorrei tanto assaporare le tue labbra carotina, ma Antony mi ammazzerebbe- alzò le mani, quasi non svenivo per quello che aveva detto -Questa é la verità?-
-Sí- bugiardo -Comunque il film é finito, dovremmo andare- cercai di non guardarlo e lui ridacchiò -Come vuoi, per me possiamo stare anche qui a parlare-
-Cosa? No possiamo andare- ad un tratto mi sentii nervosa, probabilmente perché mi stava mentendo e non ne capivo il motivo -Okay allora andiamo- uscí dalla macchina e si mise al volante, mi misi davanti anch'io e partì.
Arrivati a casa provai ad aprire lo sportello, ma non ci riuscii -Come si apre?- lui rise -Aspetta- si avvicinò dalla mia parte, anche troppo vicino, e aprí il lucchetto dello sportello -Ehm grazie- mi sorrise e uscí dalla macchina, ed io ripresi di nuovo a respirare.

Written in the starsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora