1. Eva

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Il vento caldo che mi accarezzava la pelle fredda era un cuscino soffice che era impossibile cadere in tentazione e non dormire -Sono sicura che la famiglia della mia amica ti accoglierà benissimo- mi sorrise Christin -Certo, come ha fatto anche Nathan- sbuffai infastidita dal ricordo di lui -Eva hai vent'anni e scappare da noi per stare a casa del tuo amore anche se non lo era non é normale, avrai sicuramente altri amori, hai tutta la vita davanti- ridacchiò lei -Ho vent'anni, lui quanti ne aveva?- la guardai -Venticinque- aprii gli occhi dallo stupore -Io ricordavo venti- dissi confusa -Non me lo ricordavo, stupida memoria- sbuffai lasciandomi andare sul sedile dell'auto.
Il viaggio era molto lungo cosí misi le mie cuffie per isolarmi da tutto, feci partire Shameless di Camila Cabello e cercai di non pensare ai vari pensieri che mi frullavano in testa.
***
Dopo circa due ore ci fermammo ad un bar, guardai confusa Christin e mi sorrise -Dai scendi- scesi dalla macchina, tutto quel sole mi stava facendo girare la testa, cosí di fretta entrai nel bar -Cosa ci facciamo qua?- chiesi confusa -Facciamo colazione- mi guardai in giro e vidi un sacco di persone anche solo che bevevano e ridevano, alcuni parlavano, altri giocavano -Ma siamo quasi arrivati?- chiesi, siccome nel tragitto mi ero addormentata con la musica che ancora continuava energica nelle mie orecchie -Sí, siamo nella città, ci vuole poco per arrivare a casa degli Hover- mi sorrise, nel frattempo che aspettassimo il nostro turno feci un giretto per curiosare, mi diressi verso i giochi che avevano in quel bar e mi avvicinai, c'era un tavolo da bigliardino e sopra esso al lato del muro c'erano un sacco di vinili, rimasi ipnotizzata a guardarli -Ti piace qualcosa?- chiese un ragazzo incuriosito dalla mia curiosità -Come prego?- chiesi girandomi verso di lui, e lo guardai attentamente, era alto con un corpo robusto, gli occhi di un blu mare e i capelli castani, sembrava un angelo -No dico, ti piacciono i vinili?- fece passare i suoi occhi da me ai vinili -Beh sí mi piacciono- dissi svelta per andarmene -Non ti ho mai vista qui in giro- disse palesemente incuriosito dalla mia figura -Non posso parlare con gli estranei- me ne andai da Christin con la prima scusa che mi venne in mente -Dov'eri finita?- ridacchiò con il mio latte tiepido tra le mani -Da nessuna parte- mi guardai in giro -Tutto bene Eva?- corrugò la fronte Christin -Sí certo- gli presi il mio latte tra le mani e feci colazione.
***
Una volta ritornati in macchina mi cominciò a salire l'ansia. Stare con un'altra famiglia mi faceva venire un nodo allo stomaco, non ho tanti ricordi di quando stavo con la mia vera famiglia per colpa della mia memoria, di certo i ricordi che mi ricordo non sono affatto buoni.
Christin prese una strada di un vicolo, dovunque mi giravo vedevo case di benestanti -Christin non dirmi che é una di queste case- chiesi euforica -Probabile- sogghignò -Oddio avrò una piscina mia?- chiesi con gli occhi che mi luccicavano dall'euforia -Può darsi- il mio cuore stava saltellando come non so cosa, l'idea di avere una piscina mi sembrava un sogno, non mi interessava se erano ricchi o se avevano una casa grande, mi importava della piscina perché in acqua potevo essere me stessa, sin da piccola amavo stare in acqua, mi rilassa e non mi fa pensare alla realtà -Eccoci arrivati- la voce di Christin mi portò alla realtà, scesi subito dall'auto e rimasi ipnotizzata dal cancello imponente che si trovava di fronte ad una villa -Mi aiuti a prendere i tuoi bagagli?- mi chiese e gli sorrisi -Certo- prendemmo tutto e ci fermammo davanti al cancello.
Christin suonò il campanello ed una figura femminile uscì dalla porta della villa per raggiungerci, il grande cancello si aprì e noi varcammo la soglia -Wow- bisbigliai -Eccovi!- disse d'un tratto la signora facendoci sobbalzare a tutti e due -Phoebe!- disse Christin con un sorriso cordiale e lei l'abbracciò, io l'analizzai da capo a piedi.
La corporatura snella, i capelli biondi e gli occhi verdi la facevano sembrare una donna veramente giovane, indossava una canotta elegante e dei jeans blu -E tu devi essere Eva- mi guardò facendomi ritornare alla realtà -Ehm sí salve- dissi piú che distante da lei, odiavo il contatto con persone che non conoscevo e lei se ne accorse -Allora- fece qualche pausa e poi si riprese -Vuoi entrare anche te Christin?- Christin si girò a guardarmi e poi gli rispose -Nah la ragazza se la sa cavare- mi fece l'occhiolino e gli sorrisi -D'accordo, allora ti faccio portare le valigie dentro casa..- si girò e gridò un nome di un ragazzo che si affrettò da lei con tutto il suo fascino.
Era il tizio del bar non ci credo.
Lo guardai scioccata e lui pure, la proprietaria ci guardò -Vi conoscete?- chiese curiosa -No- dissi io subito -Vabbé comunque lui é il nostro maggiordomo- mi sorrise -Comunque lo trattiamo come componente della nostra famiglia, dammi la tua valigia che te la porto io dentro casa, tu prendi l'altra valigia- disse la donna al ragazzo e si avviarono verso l'entrata, li vidi avviarsi e poi mi girai verso Christin abbracciandola, non so perché ma in quel momento avevo bisogno di un abbraccio per realizzare che avrei dovuto stare qualche mese con loro perché lei doveva partire per un viaggio di lavoro, certo potevo stare con gli altri, ma non erano mai a casa -Tranquilla i ragazzi verranno a trovarti per vedere come stai- mi sorrise consolandomi -Davvero?- sorrisi come una bambina felice di aver avuto il suo gioco dei sogni -Certo- ricambiò il sorriso e mi posò un bacio sulla fronte -Ora vai, ti voglio bene- disse quasi in un sussurro, la guardai e poi mi incamminai verso quella grande villa.
***
La facciata della casa era bianca con dei mattoncini al bordo, avevano un giardino ai lati della casa con delle siepi che la contornava, salii i tre scalini che si trovavano davanti alla porta ed entrai in casa -Permesso- dissi e la proprietaria era lí che mi aspettava -Vieni vieni Eva, scusa se non mi sono presentata, ma io sono Phoebe, non so puoi chiamarmi cosí o zia, come preferisci, io e..Christin siamo molto amiche- disse imbarazzata.
Beh Christin non era proprio mia madre, mi ha solo adottato, infatti non la chiamavo mamma o non gli mostravo molto affetto perché non riuscivo, ma gli volevo bene a modo mio -Vieni che ti faccio conoscere gli altri- chiuse la porta alle mie spalle e mi condusse in cucina dove avrei conosciuto suo marito e i figli...

-Ecco loro sono la mia famiglia- mi sorrise euforica Phoebe -Ecco a te un piccolo regalo di benvenuto- disse il signore, era circa sulla cinquantina, un corpo robusto e alto anche lui, aveva i capelli neri come la pece e gli occhi verdi, che davano un senso di angoscia -Ehm grazie- imbarazzata presi la scatola di cioccolatini -Io sono Leon- mi sorrise e rimasi incantata a quel sorriso bellissimo -Io sono Apollo- fece un inchino il ragazzino, all'incirca doveva aver undici o dodici anni, un bellissimo bambino dalla chioma bionda e gli occhi verdi molto chiari che gli mettevano molto in risalto il viso di un bianco candido, gli sorrisi imbarazzata -Eros piacere- disse un altro ragazzo seduto a tavola che mi analizzava da lontano, il ragazzo in questione avrebbe potuto avere tra i venti/ventuno anni, aveva i capelli castano scuro e gli occhi verdi come l'erba sotto i raggi del sole, mi analizzava con quel suo sguardo da incantatore e in effetti aveva un certo effetto, le spalle larghe potevano indurmi che facesse qualche sport -Mhm?- si schiarí la gola Phoebe ed Eros tirò una gomitata all'altro ragazzo vicino a lui che non mi aveva degnato neanche di uno sguardo -Hermes...- bisbigliò lui a suo fratello, corrugai la fronte quando notai i bizzarri nomi che gli avevano dato.
Dei greci?
Lui alzò la testa verso di loro e poi puntò i suoi occhi su di me, é lí che la mia mente iniziò a elaborare un discorso senza senso, era diverso da tutti gli altri. Perché?
Aveva i capelli ricci e neri come la pece, gli occhi erano davvero bellissimi da perdersi dentro, erano di un azzurro ghiaccio, i lineamenti della faccia non sembravano per nulla a quelli di Leon o di Phoebe -Mmh- disse, che cavolo di presentazione era mmh?
-Hermes é stato adottato, il caso ha voluto che avesse uno dei nomi degli dei greci, questo io lo chiamo destino!- ridacchiò -Insomma Hermes é il messaggero quindi é stato un segno- sorrise Leon orgoglioso di suo "figlio" -Tu Eva anche se non una dea greca sei la prima donna che ha fatto Dio- disse Leon sorridendomi ed io imbarazzata mi sedetti vicino ad Apollo con di fronte il ragazzo messaggero.
Diciamo che era una famiglia a cui piaceva molto la storia e la letteratura?
-Signora posso apparecchiare?- chiese il moro imbarazzato -Oh sí aspetta che ti aiuto e non chiamarmi signora lo sai che puoi chiamarmi Phoebe- ridacchiò e apparecchiarono la tavola -Comunque é maleducato non presentarsi- una voce terrorizzante si fece strada di fronte a me e notai che il messaggero mi guardava.
Parla proprio lui?
-Oh scusate...io...sono Eva- titubai a sostenere il suo sguardo di ghiaccio -Piacere Eva, se hai bisogno di un tour della casa mi offro volentieri- disse Eros sorridendomi, notai solo ora il suo bel sorriso, elegante e carino -D'accordo- le mie guance divennero rosse a causa dell'imbarazzo -Possiamo mangiare- disse euforica Phoebe, e come una vera famiglia pranzammo.

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