60. Eva

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-Perdonami- disse -1!- gli scoppi ai nostri lati li sentivo in lontananza, come se gli altri erano chiusi in una camera insonorizzata, gli scoppi che sentivo invece vicino erano dentro di me, le labbra di Hermes ancorate alle mie si muovevano come se lo desideravano farlo da molto tempo.
Penso che mi abbia colto di sorpresa perché per tutto il tempo sono rimasta con le mani a mezz'aria e gli occhi aperti per lo stupore. Anche se nel dirlo é imbarazzante.
Mi staccai da lui confusa e una ragazza che passava di lí mi spinse facendomi andare a finire addosso a lui -Scusa- dissi una volta preso possesso del mio controllo, lo guardai muovere le labbra, ma con il troppo chiasso non lo sentivo, cosí si avvicinò a me e mi sussurrò nell'orecchio -Ho detto stai bene carotina?- mi sussurrò con voce roca e il suo fiato mi causò mille brividi, acconsentii velocemente, forse anche troppo e lui sorrise passandosi una mano tra i capelli neri come la pece.
Quel movimento probabilmente poteva sembrare insulso, ma a me sembrò tremendamente attraente.
Sveglia!! Ti ha appena baciato, perché l'ha fatto.
La mia mente ad un tratto pensò a cos'era successo, non si trattava di Percy, ma di Hermes.
Lui sembrò capire la direzione dei miei pensieri e si avvicinò nuovamente a me -Questa cosa deve rimanere un segreto tra me e te- sussurrò ed io confusa gli domandai perché -Non voglio che sappiano che ho baciato una bambina- roteai gli occhi e mi girai a guardarlo, ma mi maledii subito trovandomelo tanto vicino al mio viso, mi guardò nuovamente le labbra ed io ingoiai rumorosamente, speravo non vedesse il mio rossore perché mi sentivo in soggezione con lui vicino a me -Sei sicura di stare bene?- chiese mettendo una distanza tra di noi, acconsentii ancora confusa, avrei voluto chiedergli perché l'avesse fatto, ma ad interromperci fu suo fratello -Buon anno ragazzi!-
***
Ero distrutta, la testa mi girava e sembrava che avessi camminato per ore e ore.
-Sai che in realtà stai dormendo?-
-Cazzo! Che paura!- urlai e lui mi mimò di stare zitta -Ma papà! É cosí che ti comporti con le persone?-
-Solo con te mia cara, nessuno mi conosce e nessuno ha la tua stessa dote-
-Perché sei qui?-
-Secondo te?-
-Okay ho capito- ad un tratto mi chiuse gli occhi ed io li riaprii trovandomi nella mia vecchia casa -Hank sta tornando e non é un bene per te, ora va' di sopra e non parlare delle cose che vedi, sai che lui si arrabbierebbe con te- la mia piccola testa acconsentí e le mie gambe si mossero da sole per andare di sopra.
Entrai nella mia stanza e mi misi seduta sul letto.
A pensare che quello che sto facendo, l'ho fatto davvero nella realtà tanto tempo fa, mi fa accapponare la pelle, é una cosa davvero inquietante.
Ad un tratto sentii un rumore al piano di sotto, una porta che si chiude e la sua voce -Il bambino dov'è- non era una voce gioiosa, ma una di quelle voci rauche che ti fa venire il volta stomaco al solo sentirle -Ti pare che lo so amore?- come si fa a chiamare amore qualcuno che ha rapito un bambino, e tra l'altro qualcuno che tratta male tua figlia -Devi tenerlo d'occhio! Quante volte te l'ho detto!?- sentii un tonfo e poi un altro e un altro ancora, la me piccolina cominciò a piangere, perché sentii le lacrime bagnarmi il viso, e poi si fece piú indietro andando a sbattere con la schiena contro l'anta del letto -Eccoti qui- aprí la porta con irruenza e cominciò a rompere tutto, ogni cosa, a partire dalla mia casetta.
La me piccolina aveva troppa paura per agire e cosí si limitò solo a piangere in silenzio, se avessi potuto agire io l'avrei fermato, ma non me lo permetteva poiché queste sue scelte erano vere scelte mie -Sono qui- una voce di un bambino piú grande di me suonò alla porta e il mio patrigno si girò con occhi spiritati verso di lui -Non sei scappato-
-Perché avrei dovuto, ora stai fermo, lei non ha fatto nulla- il mio stupore non poteva mancare, quel bambino aveva appena salvato me dalla furia di quell'uomo -Sapevo che se mi fossi avvicinato a lei saresti venuto, stavi provando a scappare- si avvicinò a me -Fermo ti prego- io vedendolo avvicinarsi mi irrigidii e guardai il bambino, purtroppo il sogno non me lo faceva vedere bene, era tutto offuscato, come se non mi facesse vedere oltre -Avanti sei stato tu a rubarmela?- mi accarezzò mentre si rivolse al bambino -Non toccarla, sono stato io sí- ma a rubargli cosa?
Lui ghignò e cominciò a far scendere la sua lurida mano lungo il mio corpicino, avrei voluto gridargli di smetterla, ma non disse nulla la me bambina -Allora avanti dammela, o se no sai che succede- lui guardò in basso e poi guardò me, io a quel punto girai la testa sul comodino lí vicino e gli indicai un cassetto con gli occhi, facendomi capire che in realtà sono stata io a rubare la cosa che cerca e non lui.
Lo guardai ma lui fece di no con la testa -Non te la darò mai-
-Eh allora gli farò del male-
-No aspetta, farò quello che vuoi, ma non fargli del male- si avvicinò titubante a noi -Se quello che voglio non prevede quello che mi hai rubato, allora sai già dove portarla- mi fece cadere per terra e il bambino venne in mio soccorso -Tienitela e non dargliela mai, perdonami- mi disse mentre mi portò nella camera nera.

Il fiato ritornò dentro di me come se fossi stata tanto tempo nell'acqua a non respirare. Mi guardai attorno era ancora notte fonda ed io mi ero svegliata.
Mi guardai le mani sperando non stessi sognando di nuovo. Ma era tutto regolare. Anche se quando sognavo le mie mani erano sempre apposto.
E infatti questo spiega che quello che vedo non sono semplici sogni, ma qualcosa di piú come aveva detto mio padre.

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