Capitolo13

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COLE

Cole sono di nuovo io,Lexi, è il quinto messaggio che ti mando. Potresti rispondermi per favore? Ho bisogno di parlati.

Mentre leggo l'ennesimo messaggio di Lexi, mi scappa un sorriso. È il quinto messaggio che mi manda in due giorni, da quando abbiamo discusso nei corridoi del campus. Probabilmente si è fatta dare il numero da Karol, e scommetto che le sia costato molto farlo.
Io non ho risposto neanche ad un messaggio e non ha avuto la possibilità neanche di parlami di persona perché non ci siamo più visti. Ammetto che è soddisfacente sapere che mi continui a cercare nonostante io non la risponda ma non posso negare il fastidio che ho provato. Mi ha preso in giro per tutto il tempo, mi sono scervellato inutilmente, e in tutto ciò lei rideva di me.
Ma ora non posso pensare a Lexi, ho un'altra faccenda di cui occuparmi.
Il locale dello zio è ancora chiuso quindi abbiamo il tempo che serve per capire come organizzarci.

<< Se tu gli avessi parlato come si deve, avresti potuto dirgli chiaramente che non era il caso che venisse>> mi rimprovera lo zio.

<< Non avevo idea che si mettesse d'accordo con te alle mie spalle>> cerco di difendermi.

<< Si è lamentato che non riesce a parlarti per più di dieci minuti ogni volta che vi sentite. Tra parentesi, le volte che lui ti chiama. Ha detto che tu non lo fai mai>> dice sedendosi accanto a me, al tavolo vicino la finestra.

<< Questo non è vero!>> dico guardandolo. << Lo faccio molto poco, lo ammetto, ma lo faccio>>.

Sospiro.

<< Ho solo paura che più tempo parliamo, più mi possa fare domande>> confesso.

<< Quanto pensi che possa andare avanti questa situazione?>>

Vorrei saperlo anche io.

<< Le cose con la band stanno procedendo bene e mi mancano solo altri due anni alla Berklee. Non voglio rovinare tutto, adesso>>

Lo zio annuisce, in fondo lo sa benissimo che ho ragione. E' grazie a lui se sono qui, e se si venisse a sapere la verità ci rimetterebbe per primo.

<< Come vi siete organizzati?>> domando.

Lo zio si porta alla bocca un bicchiere d'acqua ghiacciata. Nonostante non sia estate, lo zio non rinuncia alla sua dose giornaliera di acqua fredda come il polo nord.

<< Sono riuscito a convincerlo a venire nel fine settimana. Così non hai lezioni da frequentare ed inoltre venerdì potete fare le audizioni senza problemi>> mi spiega.

Dio quanto adoro lo zio. Ha pensato a tutto.

<< E tu>> mi punta l'indice contro. << Fatti istruire bene dai tuoi amici. Vedi non dire cavolate>>

<< Tranquillo, mi farò spiegare tutto nei minimi dettagli>> lo rassicuro.

<< Mi auguro che lo farai davvero, altrimenti vedrai>> dice sorridendo ma senza nascondere la sua minaccia velata. Io rido.

<< Grazie>> gli dico e lui mi guarda sorpreso, anzi fintamente sorpreso.

<< Come scusa?>> dice in tono scherzoso.

<< Dai zio!>> gli do un colpetto sulla spalla. << Davvero grazie. Hai deciso di aiutarmi rischiando tu per primo di rovinare il vostro rapporto. E questo solo per me>>

<< E lo rifarei altre mille volte>> mi da una pacca sulla spalla. << Farei tutto ciò che mi è possibile per renderti felice>>

Io e lo zio abbiamo un rapporto speciale. Fin da piccolo passavo tanto tempo con lui, mi portava alle uscite con i suoi amici, alle giostre, allo zoo e mi ascoltava suonare. Anche lui da ragazzo suonava la chitarra, ricordo che un giorno lo sentii suonare in camera sua e ne rimasi sbalordito, muoveva quelle dita con un'agilità impressionante. Da quel momento, notando il mio interesse, mi iniziò a dare lezioni. Lo zio non ha mai pensato a questa sua passione come un ipotetico futuro, ha sempre saputo di voler aprire una pizzeria. Ma ha sempre detto di aver visto qualcosa di diverso in me, rispetto a lui. La mia era una passione che non poteva rimanere tale, doveva diventare qualcosa di più. Per questo ha deciso che dovessi prendere lezioni da un esperto, io inizialmente non volevo perché era lui il mio insegante, e non volevo nessun altro. Ma ogni volta che prendevo in mano una chitarra, il suo sguardo si illuminava, ed è questo che mi spinse ad accettare. Con lui ho parlato delle prime cotte, delle prime esperienze e dei miei problemi senza mai sentirmi a disagio. Non so se perché lo zio è molto giovane- ha superato di pochi anni la quarantina- oppure perché sono riuscito a creare con lui un rapporto che non sono riuscito a fare con suo fratello, ovvero mio padre. Lo zio Ben è l'unico che mi capisce davvero.
Guarda l'orologio appeso al muro dietro il bancone.

Una melodia perfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora