CAPITOLO 19

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"Lasci fare a noi, ora" lo esortò il medico donna, spingendo via la mano di Harry per controllare la ferita. Louis si mosse debolmente, con un cenno della mano indicò Harry e la carta che teneva in mano. "Sembra una ferita da arma da taglio" osservò l'altro medico: "Non è molto profonda, è strano". "Harry" la voce di Louis era appena udibile, mentre il suo sguardo si posava di nuovo sul tesserino che stava vicino alle medicine. Il più giovane capì, allora, che era una cosa importante e la porse alla donna vicina a lui. Dopo averla letta velocemente, quella la porse silenziosamente all'altro medico, che sospirò ed annuì. Mentre il collega comprimeva la ferita nel modo più efficace possibile, la donna si sollevò per osservare le medicine sul mobile. Harry si sentiva inutile, ma sapeva che non poteva interferire in cose che non capiva. "Sottocutanea?" chiese, rivolgendosi a Louis che annuì con uno sforzo evidente. Il medico tornò a voltarsi e prese una scatola, informando il collega: "Ogni sette giorni, la monoclonale". "Ma non funziona, con un taglio come quello" affermò con voce seria l'altro medico. I due si scambiarono uno sguardo, poi la donna si rivolse ad Harry: "Dobbiamo fare in fretta, lei è un parente? Solo i parenti possono salire sull'ambulanza". In risposta scosse debolmente la testa, mentre Louis veniva caricato con molta cautela su una barella ed uno dei medici avvisava l'ospedale: "Dieci minuti, forse otto se non troviamo traffico. Avviseremo il suo specialista una volta arrivati, fate preparare concentrato di fattore VIII, è molto urgente". Harry cercò di capire di cosa stessero parlando, ma un gesto di Louis lo fece correre vicino a lui, mentre già iniziavano a spostarlo. "Harry", si interruppe e l'altro si fece più vicino, camminando vicino alla barella. "Il te-telefono, trova". "Devo trovare il tuo telefono?" chiese Harry, fissando il viso pallidissimo del giovane. Che annuì: "Megan, chiama, per mio figlio". "Si scosti" lo avvisarono i medici, Harry si spostò mentre rassicurava Louis: "Ho capito, ci penso io", poi alzò la voce all'allontanarsi della barella: "Ti raggiungo in ospedale".

Rimasto solo, Harry cercò di distogliere lo sguardo dalla macchia di sangue sul pavimento e si mise alla ricerca del cellulare di Louis. Lo trovò sul piano della cucina, era acceso ma silenziato. Lo prese in mano quasi con reverenza, scorrendo i contatti per cercare quello della baby sitter. Probabilmente il figlio di Louis era all'asilo, doveva avvisare la donna di prenderlo e tenerlo con sé: visto quello che era capitato. Prese un respiro profondo e fece partire la chiamata. "Louis" rispose la donna al secondo squillo, la voce che già tradiva una certa preoccupazione. "Sono, sono Harry" rispose con voce incerta, sperando che Megan si ricordasse di lui. "Harry?" chiese la donna evidentemente agitata: "Cosa è successo?". Harry si schiarì la voce: "Louis mi ha chiesto di avvisarti. Devi occuparti di suo figlio, lui non sta bene". Megan sembrò riflettere, poi parlò con voce stranamente calma: "Ci penso io a Miki, Louis è in ospedale? Starai con lui?", l'ultima frase la pronunciò in modo più marcato come se volesse fargli capire che doveva farlo assolutamente. "In ospedale, sì" confermò Harry, leggermente frastornato, poi aggiunse: "Non, non portare il bambino a casa, ok? Almeno per adesso". Lo sguardo di Harry corse inesorabilmente al pavimento macchiato di sangue. "Ho capito, Harry" la voce di Megan era decisa: "Ti richiamerò sul numero di Louis, per avere notizie". "Va bene" concordò in tono serio Harry. "Grazie, Harry" concluse brevemente la donna, prima di riattaccare senza dargli modo di replicare.

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