CAPITOLO 17

150 6 1
                                    

Harry aveva capito, Louis era la sua salvezza. Ed anche la sua dannazione, probabilmente, ma al momento non aveva tempo per rifletterci. Si diresse verso il tavolo con passo veloce, tenendo il cellulare all'orecchio mentre parlava a voce bassa ma non troppo. Perché era una conversazione privata, ma se qualcuno avesse ascoltato, non sarebbe stato un problema. "Ci vediamo domani, tesoro" gli veniva così naturale, assecondare i modi affettuosi di Louis. "Va bene" sentì il maggiore rispondergli: "Ora, dimmi quanto ti manco e quanto mi ami". Harry fece una risatina nervosa, continuando a voce leggermente più alta ma voltando la testa mentre si sedeva, come se non volesse farsi sentire: "Mi manchi anche tu, tanto". Una pausa, aggiunse poi in un sussurro, la voce roca: "Ti amo, buonanotte". Chiuse il telefono senza aspettare la replica, sistemandosi sulla sedia e rivolgendo un sorriso ai suoi familiari: "Scusate, avevo proprio bisogno di sentirlo". "Oh, Harry" sua madre Anne sembrava estasiata: "Non volevamo origliare, caro ma non ti ho mai visto così dolce e tenero". "L'avevo detto!" esclamò soddisfatto Robin: "Harry è innamorato!". Gemma tirò il fratello per una manica: "Devi dirmi tutto di lui! Bacia bene? Quanti anni ha? Quando me lo presenti?". Harry, sollevato, sorrise alla sorella: "Ha ventotto anni. Bacia molto bene e non voglio affrettare le cose, te lo presenterò più avanti". La ragazza non si arrese: "Hai una sua foto?".

Al termine della serata, Harry tornò a casa piuttosto soddisfatto. Era riuscito a tranquillizzare la sua famiglia, a farli smettere di preoccuparsi continuamente per lui e Gemma si era divertita molto a prenderlo in giro. Ora, almeno per un certo periodo, lo avrebbero lasciato tranquillo. Non voleva una relazione, ci aveva provato ed era andata male, molto male. Quello che voleva era del sesso regolare e soddisfacente, senza le implicazioni e le noie della vita di coppia. Si sentiva molto fiero di sé, perché adesso aveva esattamente quello che voleva. Era fisicamente più rilassato, produttivo e propositivo a lavoro e la sua famiglia non lo avrebbe più assillato. Andò a dormire con un sorriso sereno, puntando la sveglia alle nove perché essere il figlio del capo aveva i suoi lati positivi. Si addormentò quasi subito, cadendo in un sonno profondo e privo di sogni. Lo svegliò il telefono, ore dopo. Lo prese dal comodino, con aria assonnata. Vide che erano le otto passate, certamente non presto ma avrebbe dormito voluto dormire ancora. Quando vide chi lo stava chiamando, si sollevò a sedere sorpreso. Perché Louis lo stava chiamando a quell'ora del mattino? Rispose con voce arrochita dal sonno: "Pronto, Louis?". Silenzio, poi una specie di rantolo e una voce debolissima: "H-Harry". "Louis!" chiamò in tono ansioso, ora era decisamente sveglio e vigile: "Louis, che succede?". "Puoi, puoi" provò a parlare Louis ma la voce era molto flebile. "Cosa, cosa ti serve, Louis? Dove sei?" chiese Harry, alzandosi velocemente dal letto e iniziando con la mano libera. "H-Harry" sussurrò nuovamente Louis, tossì leggermente e poi: "C-casa, puoi. Harry, puoi?". "Sto arrivando" lo rassicurò in tono deciso: "Sto arrivando, Louis. Vengo subito, sto arrivando da te".

CUORE E SANGUE LARRY FANFICTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora