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Mercoledì



Si può sapere perché mia madre è così testarda?!
«No! Rischierete di farvi scoprire. Voglio ricordarti che sei ancora minorenne, ragazzina?!» fa scivolare le mani chiuse in due pugni sui fianchi.

Ragazzina?
Io ora me ne vado seriamente di casa.
Mi mangio letteralmente la lingua riflettendo su come rispondere senza risultare una persona che non è in grado di mantenere la calma.
Devo cercare di recuperare la mia dignità.
«Mamma, lo capisco, davvero. Ma non posso farlo andare da solo, richierebbe il carcere! E sono sicura che sia innocente»
Madre prende un grande respiro abbassando le braccia.
«A patto che venga con voi anche zio Fester»
Non pensavo che una frase così corta potesse traumatizzarmi.
Io, Tyler e zio Fester?
Zio Fester?!
«Non ti sembra di esagerare? Staremmo via solamente qualche mese, tempo di scoprire di più sul caso» cerco di convincerla.
Lei sgrana gli occhi.
Ops.
Avrei dovuto dire qualche settimana.
«Non posso lasciarti andare con un ragazzo, tesoro mio. Vedila anche dal mio punto di vista. Per quanto Tyler mi possa sembrare una persona per bene non lo conosco abbastanza da potergli affidare mia figlia»
Non sono un oggetto, madre, per la miseria.
Effettivamente mi rendo conto che dire alla propria madre che la figlia se ne deve andare per un tempo indefinito con un ragazzo sia poco raccomandabile, ma è l'unica cosa che si può fare.
Non posso farlo partire da solo.
Metti che dovesse succedere qualcosa?
No, non posso accettarlo.
«E poi tra nemmeno due mesi devi tornare a scuola» alza le sopracciglia ovvia.
Porca miseria.
La scuola.
«Mi dispiace, ma la mia risposta è no. E poi riflettendoci tuo zio non potrebbe accompagnarvi a prescindere considerato che ha altri programmi ed è felicimente fidanzato».
Cavolo.
Me ne ero completamente dimenticata.
A momenti mi scordo pure il mio nome.
«Quindi dovrei farlo andare da solo?»
Ribatto alzando di poco il tono della voce.
«Sì» taglia la conversazione.
«Discorso chiuso. Un giorno mi ringrazierai quando sarai madre anche tu»

Ma per carità.
Mamma Mercoledì?
Gesù Santo.
Anche no.

Mia madre è decisamente una persona impossibile da capire.
Sbuffo rumorosamente decidendo di troncare l'argomento, se no stiamo quì fino a domani.
Distolgo lo sguardo dal volto di madre incamminandomi verso la mia stanza sbigottita.
Una volta arrivata davanti la porta della mia camera, mi ci fermo un attimo davanti riflettendo su come spiegare la questione a Tyler.
Lui è dentro che mi sta aspettando.

Mercoledì, non è mica un addio.
Vi potrete sentire.
Mica non lo rivedrai mai più.
O forse sì?
Non riesco ad accettarlo.
È già successo.
È già sparito.
E la mia reazione la conoscete tutti.
Ah, ma perchè mi importa così tanto di Lui?
Non sono abituata. Solitamente le persone le ho sempre viste come delle presenze fastidiose, ma quì la situazione cambia.
Enormemente.

Abbasso la maniglia prendendo un grande respiro ed è lì che lo trovo, seduto sulla mia scrivania che mi guarda speranzoso.
Apro la bocca per dire qualcosa, ma le parole mi muoiono in gola.
Lui si alza venendo verso di me.
«Che cosa hanno detto?» domanda.
Rimango in silenzio per qualche secondo, e poi finalmente riesco a parlare.
«Di no».
In uno schiocco di dita il suo volto si rabbuia enormemente.
«Lo capisco. Non posso di certo obbligarti a venire con me chissà dove per chissà quanto tempo» cerca di farmi vedere che sta bene, ma io lo so che sta mentendo.
«Quando avevi intenzione di partire?» svio il discorso.
«Pensavo stasera» dice tutto d'un fiato non guardandomi negli occhi, bensì fissando un punto indefinito sul pavimento.

Come?
Di già?

«Per quanto tempo?»
Questa è forse la risposta che temo di più.
«Per un po'» dice vago.
Cosa significa per un po'? Io devo sapere!
«Okay» mi limito a dire mordendomi l'interno della guancia.
«Mi dispiace doverti lasciare» mi sfiora con le dita la guancia.
Io mi scosto piano abbassandogli la mano.
«Sopravviverò» rimango a fissare le nostre mani intrecciate.

MY OXYGEN -Weyler edition-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora