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Mercoledi






《Siediti quì》 picchietta con la mano sul posto accanto a lui.
Io sgrano gli occhi.
《Un conto è che ti ci siedi tu, un altro è che mi ci devo mettere io》
Seriamente mi vuole fare sedere sul cofano di quel catorcio?

Lui alza gli occhi al cielo sorridente.
《Avanti, mica ti mangia》 scherza.
Io faccio un passo indietro rimanendo a osservarlo.
Ha la mano tesa, come se stesse aspettando un mio segnale.
《Ti aspetti seriamente che te la afferri?》 domando retorica.
Lui rimane in silenzio continuando a fissarmi in attesa.
Sbuffo rumorosamente ormai con le speranze andate in fumo.
《E va bene. Ma guai a te se lo racconti a qualcuno》 lo rimprovero avvicinandomi all'auto.
In breve riesco a salirci sopra schifata da qualsiasi tipo di cosa che viene a contatto con la mia pelle sedendomi accanto a lui, ma sempre con le dovute distanze.
Lui mi mostra il suo solito sorriso da orsetto di peluche appena comprato al Toys mettendo in risalto le sue fantast- fossette.
Si sistema meglio sul posto non staccandomi gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
《Okay. Ora fai come me》 si spinge all'indietro sdraiandosi mettendo un braccio dietro la nuca.
Rimango per qualche secondo a osservare il suo profilo illuminato dalla fiebile luce della luna, che proprio in questo istante, si trova sopra le nostre teste. E' davvero bellissima. Stanotte è piena, e mostra la sua eterna bellezza. L'ho sempre vista come il satellite più affascinante nella storia della scienza. Mi ha sempre attratta.

Roteo gli occhi per poi stendermi anche io mettendo entrambe le mani dietro la testa per attutire il freddo dell'acciaio. Non ho addosso nemmeno una giacca. Anche se è estate, quì certe volte ci sono dei venti davvero assurdi.

Rimane in silenzio con lo sguardo perso a osservare il cielo.
Grazie alla luce, anche se poca, riesco a vedere l'azzurro dei suoi occhi risaltato. In famiglia abbiamo avuto sempre tutti gli occhi scuri, e devo dire che non sono molto abituata a vederli così chiari. Penso che Tyler ed Enid abbiano un azzurro veramente unico nelle pupille. Quello della bionda è tendente al blu, con delle sfumature di verde, invece quelli di Tyler sono celesti cerchiati di una tonalità più scura. Ogni volta che incrocio il suo sguardo mi ci perdo dentro. Sembra di osservare le onde dell'oceano.
E Gesù, che è? Spirito Roseo, esci dal mio corpo!

《Mi sembra molto ammaliante il rumore delle zanzare che mi ronzano nelle orecchie》 esclamo infastidita scacciando con la mano quello stupido insetto. Effettivamente siamo in collina, in estate, e in questo periodo è pieno di insetti.
Che merda.
Lui sorride.
《Guarda》 dice indicando con la mano che prima era poggiata sul cofano il cielo.
Alzo lo sguardo e solo adesso noto che è ricolmo di stelle luminose.
E' davvero bellissimo.
《Sai, una delle cose che mi ha più di tutte affascinato è l'astronomia. Il modo in cui sono posizionate le stelle, la loro storia, il modo di leggerle, è davvero incantevole》 prende fiato per poi continuare 《Sin da quando ero un infante, mi rifugiavo nell'ufficio di mia madre, che pensa un po', si era laureata proprio sullo studio delle costellazioni. Mi ricordo che quella stanza era la parte della casa che preferivo di più in assoluto. Un immenso poster con tutti i nomi delle costellazioni principali sparse nel cielo occupava una parete intera. Sopra un grande tavolo di vetro, c'era un maestoso mappamondo dorato che, collegandolo alla corrente, si illuminava facendo diventare i contorni dei paesi e continenti argentati. Poi, sotto la lastra di cristallo, c'erano raffigurati disegni fatti da lei, schemi, fotografie che aveva scattato in alcuni suoi viaggi in giro per il mondo e tanto altro ancora. Successivamente, nella parte destra, sopra lo scrittoio, c'era una mia fotografia all'interno di una cornice dorata. Nell'immagine non ero solo, no, era assieme a lei. Era il mio primo compleanno, ci eravamo appena trasferiti a Jericho. Stavo soffiando sulla torta glassata d'azzurro con indosso un completino blu a strisce bianche, comprato proprio per quel giorno speciale. Mia madre mi teneva in braccio, con le sue dita intrecciate alle mie, il suo solito sorriso splendente stampato sulle labbra》.
Mi giro verso di lui assorta da quel suo ricordo. Sta ancora osservando il cielo stellato. Io invece sono catturata dalla sua voce.
Si volta verso di me incrociando i miei occhi con i suoi, e una fitta al petto si fa largo nel mio corpo.
Il modo in cui mi guarda... nessuno mi ha mai fissata così.
《Continua》dico curiosa.
Il suo sorriso si espande. Si schiarisce la voce e continua con il suo discorso, questa volta però con gli occhi su di me. Non più al cielo.
《Di quella fotografia ero molto geloso, pensa che ne avevo una copia infilata all'interno di una tasca apparentemente invisibile nel mio diario, dove all'interno mi sfogavo, raccontando quello che amavo fare, e quello che mi spaventava. E in questo, la paura più grande era proprio perdere la mia mamma. Ma sai, è così che funziona. Purtroppo sono i genitori ad andarsene prima dei figli, lasciando loro solo ricordi preziosi e insegnamenti, che custodiranno con molta cura all'interno del loro cuore. Ancora non mi capacito del fatto di non avere più una figura materna alla quale appoggiarmi. Però quando è successo, sono cresciuto. Nel senso, sono maturato. Con il passare del tempo, degli anni, ho compreso che in realtà lei non mi aveva lasciato, è sempre stata al mio fianco. Di questo ho avuto svariate prove. Certe volte, quando sento la sua mancanza, mi perdo a osservare il cielo, mandandole così il mio messaggio》 si lecca le labbra staccando per un attimo lo sguardo dai miei occhi su un punto indefinito.
《Sai, questa cosa non l'ho mai detta a nessuno. Sei la prima a saperlo. Tengo un quaderno, regalatomi proprio da Lei, dove tutte le sere, prima di andare a letto, mi ritaglio un'ora del mio tempo per scriverle quello che mi passa per la testa. Questo gesto mi fa sentire bene. Come se lei fosse ancora quì con me, fisicamente》.

MY OXYGEN -Weyler edition-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora