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Mercoledì

«Lurch, quanto manca per arrivare a casa?»Domando sul punto di una crisi di nervi

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«Lurch, quanto manca per arrivare a casa?»
Domando sul punto di una crisi di nervi.
Non vedo l'ora di arrivare a villa Addams.
E non di certo perché mi mancano quelli che si definiscono i miei genitori. Ma per la mia camera.
La mia amatissima camera.
È quì che mi nasconderò per il resto dell'estate. Non che sia una novità.
Ho già delle idee su quali attività dedicare la mia più completa attenzione.
Come ad esempio studiare nuove tecniche di tortura. A casa ho così tanti libri che trattano questo argomento, che neanche in una vita intera penso di riuscire a terminare.
E devo iniziare a lavorare al mio nuovo romanzo.
Sì. È più forte di me. Non mi sembra giusto abbandonare così Vipera per quanto il finale che le ho dato nel libro precedente possa essere degno di lei.
Ho così tante idee su che tipo di avventure -e ovviamente anche disavventure- farle vivere.
Ma non so se dopo tutto quello che é successo riuscirò a sedermi alla mia scrivania con nonchalance e scrivere.
Di nuovo.
Lo spero però. La scrittura è l'unica cosa che riesce a estraniarmi dal modo schifoso che mi circonda mettendo a tacere tutti i miei dubbi e incertezze.
Non riuscirei a sopportarlo il fatidico "blocco dello scrittore".

Il maggiordomo si limita a sbuffare come suo solito indicandomi il navigatore automatico dove in alto a destra c'è scritto: "cinque minuti rimanenti all'arrivo".
Almeno penso che si chiami così quell'affare che si illumina dicendoti dove sei.
Me lo ha regalato qualche tempo fa zio Fester per "non perdermi mai".
Cosa che mi sembra alquanto impossibile, dato il mio eccellente senso dell'orientamento.

Poso lo sguardo fuori dal finestrino e noto in lontananza delle figure...

No. Di già?
Non sono pronta.
Non psicologicamente almeno.
Eh già.
Quelle figure appartengono alla mia famiglia.

Poetico, non trovate?

Non ce la posso fare a sopportarli per tre mesi interi.
Tre. Mesi. Interi.
Per più di novanta giorni consecutivi.
Molto probabilmente passerò la maggior parte del tempo nella stanza delle torture riflettendo su quali siano le migliori da potermi affliggere.
Si. Oltre alla mia camera anche la stanza delle torture mi è mancata.

Tiro un forte sospiro con la speranza che questa giornata possa passare in fretta, così da passare al giorno successivo. E così via per altri ottantanove giorni.

Suvvia... che sarà mai? Vi domanderete voi.
Non osate pensare una scemenza del genere.
Non avete idea di che cosa significa avere una famiglia come la mia.
In quelle quattro mura -è un paradosso, dato che sono centocinquanta metri quadri- mi sono sempre sentita schiacciata.
Ogni volta che varco la porta d'ingresso sento come se un'ondata di giudizio e disperazione mi avvolgesse e non è una bella sensazione.
Questo è uno dei motivi per cui ogni anno, quando torno dalla scuola mi rintano subito nella mia stanza.
Lì mi sento al sicuro.
Ho tutto quello che ho bisogno lì dentro.
Riesco a mantenere il controllo di me stessa.
Fosse per me non uscirei mai da quella porta, ma dato che non sopporto madre quando si fa venire le sue solite crisi sul perché ha tirato su una figlia così particolare alcune volte gliela do vinta uscendo controvoglia. Lei ogni volta ha la speranza che io possa incominciare una conversazione con lei, ma neanche sotto tortura.
Mia madre è una persona espansiva, che le piace mostrare i suoi sentimenti, le sue fragilità... io invece faccio tutt'altro.
Anche se ultimamente la stima nei miei confronti è inferiore all'uno per cento, ma questi sono dettagli.

MY OXYGEN -Weyler edition-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora