Capitolo 73

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Lo spicchio del mandarino tentò di scivolare verso il condotto sbagliato, e Kakashi tossì il più discretamente possibile nella sua mano chiusa a pugno. Non che fosse sorpreso del fatto che fossi venuta da lui, bussavo alla sua porta ogni qual volta tardava ad arrivare ad un qualche appuntamento prefissato o quando, semplicemente, avevo voglia di infastidirlo.

Ma, questa volta, il motivo era ben diverso...

Era semplicemente stupito che non avessi avuto alcuna esitazione nel dire ciò che volevo da lui.

Senza la sua maschera, riuscivo a leggere bene la sua espressione visibilmente confusa.

Anche se sembravo terrorizzata, lì in piedi all'uscio, con le punte dei capelli e il naso gocciolanti, ero decisa. Sapevo quello che volevo e ne avevo bisogno adesso.

Ero paonazza, potevo benissimo mimetizzarmi con il muro bianco dietro di me.

Tremavo come un gattino colto fuori al freddo, e per quanto divertente fosse per lui stuzzicarmi e provocarmi ogni volta che ne aveva l'occasione, ora sembrava che provasse un minimo di pietà...

Forse le sembravo un po' troppo fragile per infierire sul mio stato d'animo già precario...

"Penso sarebbe meglio se entrassi..." disse lui, padroneggiando come sempre l'arte della comprensione. Si staccò dall'uscio della sua porta dove, con fare disinteressato, era appoggiato con la spalla. Fece un passo indietro e aprì di più
la porta in modo da farmi entrare.
L'entrata era calda e asciutta, e contrastò immediatamente il gelo sulla mia pelle, pervadendola di piccoli brividi.
Feci un passo avanti come un topo che entra nella tana del leone, togliendomi le scarpe zuppe mentre ispezionavo casa sua come se non l'avesse mai vista prima d'ora.

Era piuttosto ordinato per uno che viveva solo, e gli piaceva mantenere un ordine quasi maniacale. Io non avrei di certo tutta la sua pazienza nel mantenere la casa così... immacolata, direi.

In quel momento, si tolse l'asciugamano dalle spalle per poggiarlo sulla mia testa. "Sei fradicia. Sei andata a fare una nuotata al fiume o
qualcosa di simile?"
Sfregò l'asciugamano sui miei capelli senza esitare, ma io mi scostai. Non avevo l'intenzione di cambiare argomento e passare per la pazza di turno. "Hai almeno ascoltato quello che ho detto? Voglio che tu-"

"Ho sentito." mi interruppe lui, prima di indicare il tavolo nel salotto. "Perché non ti siedi?"

Mi fermai per un attimo, non mi stava bene, mi sentivo ignorata e gli avrei urlato contro per farglielo capire, poi ci ripensai su e andai a sedermi su uno di quei morbidi cuscini che stavano a terra.

Lui prese un altro mandarino dalla ciotola sul ripiano della sua cucina prima di unirsi a me, e sedersi al tavolo, al mio fianco. Me lo offrì semplicemente tendendomelo, all'inizio scossi la testa ma poi cominciai a sbucciarlo comunque.

Tanto, l'avrebbe mangiato lui.
"Mangio sempre un mandarino quando mi sento giù. Mi fa sentire meglio," disse, in modo colloquiale. "Credo sia la vitamina C o qualcosa di simile."

Sospirai, guardandolo in viso. "Odio i mandarini."

Kakashi riportò la sua attenzione mie mani che provavano a sbucciare il frutto cercando di non essere troppo impacciate. "Perché sei venuta qui, Shizuka?"

Un istante di silenzio percorse il suo appartamento. "Pensavo di essere stata abbastanza chiara..." risposi con calma.

"Ok, lascia che riformuli..." disse lui, fissandomi con un lieve sorriso provocatorio. "Perché vuoi che ti scopi?"

La mia calma statica si ruppe quando arrossii di colpo. Mi fermai nello sbucciare quel maledetto mandarino, spiaccicandola sul tavolo."Non metterla in questo modo! Non voglio che mi scopi e basta- io..." mi stavo scaldando, come al solito ma poi mi calmai ancora. "Voglio che tu faccia l'amore con me, stanotte. Hai detto che se mai avessi avuto bisogno di qualcosa ci saresti stato per me-"

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