Capitolo 51

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(Mi raccomando, leggete lo spazio autore)

Ogni ninja indipendentemente dalla situazione in cui si trova non può permettersi di manifestare i suoi sentimenti. Il primo obbiettivo è sempre la missione...

Questa era come una tiritera che rimbombava costantemente nella mia testa.
Durante la mia infanzia, è ancora adesso, mi hanno sempre ripreso con questa frase..
Sono sempre stata una ragazza sensibile che viveva con la costante paura che piano piano ,le persone accanto a me, mi lasciassero. Con il terrore che prima o poi sarei rimasta sola.

Continuavo a vedere persone felici e volti sorridenti che cercavo in ogni modo di imitare.

Essere ninja non è facile come si pensa: missioni ,missioni e missioni senza provare nulla nei confronti di nessuno.
Compagni che arrivavano, e prima ancora di poterti affezionare a loro, sparivano o non tornavano vivi.
Uccisioni, salvataggi e nemici da distruggere.
E ,soprattutto, non c'è spazio per le lacrime.

Ma la cosa peggiore penso sia la guerra. Le grandi guerre ninja non sono state una passeggiata.

La guerra è ciò che accade quando il linguaggio fallisce.
E' difficile non essere sopraffatti da un'ondata di rabbia quando si ripensa a questo.
L'orribile sensazione che si prova è che non risolve niente e che vincere una guerra sia disastroso quanto perderla.

Quando in certe parti del mondo ninja vedo lo sguardo triste di milioni di bambini, sento il dolore di tutte le scapole a cui sono state tolte delle ali..

Il mio sogno è di dare alla luce un bambino che chieda: "Mamma, che cosa era la guerra?".

Ma penso che questo non sia possibile...
Ma è proprio per questo che voglio lottare. Voglio lottare per la pace. Perché nessun altro soffra al posto mio.
O almeno, era quello che pensavo prima...

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Correvo contenta assieme ad Asuma verso le porte del villaggio seguita anche da Iruka.
Dovevamo sbrigarci assolutamente.

Quella mattina mi ero svegliata presto e avevo preparato dei dolci apposta per quando mio fratello sarebbe tornato dalla missione.
Ero di fretta, perciò ,prima di partire, li cacciai dentro un grande cestino in vimini.
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Questo ricordo è così confuso nella mia testa, così confuso che ,ogni volta che ci pensavo, mi causava sempre una piccola emicrania.
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"Ragazzi muovetevi!siete delle mezze cartucce o cosa?" dissi scherzando impaziente di vedere il mio grande eroe. Ero molto legata a lui ed era una parte di me.
Ero molto preoccupata per la sua partenza , non sarebbe stata una missione semplice. Per rassicurarmi di questo, mi disse che ci potevamo riabbracciare proprio davanti alle porte del villaggio, luogo dove io e i miei amici ci stavamo dirigendo.

Raggiungemmo le porte del villaggio ma rimasi immobile mentre osservavo entrare Kakashi con un occhio bendato , seguito poi da Rin accompagnata dal maestro Minato che cercava di sorridere timidamente.

Senza esitare lì raggiunsi e sorrisi com'ero solita fare.
"Manca qualcuno o sono cieca?dov'è Obito?"Scherzai alzando un sopracciglio, impaziente di vedere Obito.

A Rin scivolò qualche lacrima e cercava di dirmi qualcosa...non riuscivo a capire cosa volesse dirmi ma l'unica cosa che capii fu "Obito non..".

La mia espressione cominciò a rabbuiarsi ma continuavo comunque a sorridere un po'.
"È uno scherzo vero?Obito vieni fuori!"dissi seria "Se è uno scherzo non è divertente! Questi giochetti non funzionano con me!".

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