Capitolo 74

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L'alba colorava il cielo con tonalità tenui e delicate, come se la natura stessa celebrasse il nuovo inizio.
Con i primi raggi del sole che filtravano attraverso le tende socchiuse, mi svegliai lentamente, sentendo qualcosa di umido solleticarmi il naso. Aprì gli occhi e lo scansai di poco, sorridendo beata. Era Pakkun che, con la sua piccola coda arricciata, scodinzolava felice, pronto a iniziare la giornata. "Eddai, Pakkun, smettila!" mugugnai con un sorriso addormentato, gli diedi una carezza sulla testa prima di girarmi dall'altro lato per dormire ancora.

"Cosa c'è a quest'ora?" chiesi, ancora assonnata, mentre lo accarezzavo.

"Che ci fai nel letto di Kakashi?"abbaiò e scodinzolò,abbastanza confuso.

Non risposi.

Qualcosa non andava. Il letto era insolitamente freddo e vuoto. Cercai intorno con lo sguardo, ma non vidi traccia del ragazzo con cui avevo passato la notte. Mi misi seduta, coprendomi il corpo con le lenzuola bianche e mi guardai intorno.

"A proposito, dov'è finito il tuo padrone?" chiesi, iniziando a preoccuparmi.
Una lieve preoccupazione si insinuò nel mio petto, cercando di capire cosa potesse essere successo. Chiamai il suo nome, ma solo il silenzio mi rispose, interrotto solo dal lieve respiro del suo fedele cagnolino accanto a me.

Che mi aspettavo? Che rimanesse con me?
Che, magicamente, mi svegliassi e lo trovassi a dormire accanto a me con le braccia attorno alla mia vita?
Guardai sotto il letto e negli angoli della stanza, ma non c'era traccia di lui. "Dov'è andato?" domandai al cagnolino, sperando in una risposta che ovviamente non arrivò.

"Non ti avevo detto di sbrigare una faccenda per me, Pakkun?"sentii una voce, dietro di me. Mi girai di scatto in sua direzione. Era appoggiato accanto alla finestra, direzione che non avevo minimamente controllato. Stava lì, probabilmente mi stava guardando da un po', ancora in boxer e con una tazza di caffè in mano. "Ti aspetterò davanti alle porte di Konoha, puoi andare ora."

E così, il suo carlino, ubbidì, uscì dalla finestra aperta e scese lungo le scale antincendio in tutta fretta. Dopodiché, Kakashi la richiuse.

Lo guardai, sbigottita.
Credevo fosse andato via, insensibile come sempre e ,invece, lui era lì.

Arrossii leggermente, rendendomi conto di aver frainteso la situazione. "Oh," fu tutto ciò che riuscii a dire, sentendomi imbarazzata per la mia supposizione sbagliata.

Il chiarore del mattino illuminava leggermente la stanza, evidenziando i suoi lineamenti e il suo corpo rilassato. Una sensazione di tenerezza mi pervase nel vederlo così, così vicino a me, così autentico e vulnerabile.
Il mio cuore si sciolse di fronte alla sua immagine, e mi resi conto ancora una volta di quanto fosse strano il nostro legame.

Sorrise in modo divertito, come se sapesse esattamente cosa stavo pensando. "Credevi fossi andato via, eh?" disse, con un tono leggermente giocoso finché sorseggiava la sua tazza di caffè amaro. "Puoi stare tranquilla, non sono così stronzo."

Mi sentii arrossire ancora di più, ma non potei fare a meno di sorridere. "Hai ragione," ammisi, accettando la mia sconfitta con umiltà. "Quello è caffè?"

"Ne vuoi un po'?"
In risposta, annuì soltanto. Per poi odiarlo, data la risposta che mi diede subito dopo. "Puoi preparartelo se vuoi."

Sorrisi di circostanza, giusto per non rompergli le gengive. "Gentile..."

Lui mi guardò per bene, come se volesse studiarmi.
Arrossii istintivamente e, rendendomi conto che ero ancora nuda sotto le lenzuola, cercai maldestramente di coprirmi. Sentivo il calore salire al viso mentre tentavo di nascondere il mio imbarazzo, stringendo le lenzuola più vicino a me nel tentativo di recuperare un po' di dignità.
Ma a lui non sfuggì affatto.

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