38.Destinati dalla Cassiopea

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Ho rotto il salvadanaio per poco più di duecento euro.
Male. Pensavo ci fosse di più. Stavo risparmiando per comprarmi un telescopio nuovo, ma ora servono più a Ian che a me.

Non è tanto ma dovrebbero bastare.

Forse dovrei riprendere a lavorare nei weekend come facevo prima dell' incidente...

Prendo un latte al pan di zenzero al volo, un dolcino e una merenda salata per Ian e mi incammino verso scuola.

Mi unisco agli altri all'ingresso.

Dion e Alfie studiano come matti per un compito in classe, a stento percepiscono la vita che gli scorre intorno.

Jessie aiuta il suo ragazzo, trascrive con un penna sulla pelle del suo avambraccio quante più informazioni, adocchiandole dal libro aperto.
Mi chiedo quanto sarà utile questo metodo.
Localizzo in lontanza Ian che sta parlando con Chase. Sembrano essersi riappacificati, un pensiero che mi solleva e mi fa sentire inquieto allo stesso tempo.

«Sono troppe cose, non ci va tutto!» si lamenta Jessie lasciando il braccio di Dion

«Quell' altro braccio già è pieno» esala disperato lui. «Copio da te, basta» da una gomitata ad Alfie.

«Scordatelo! L'ultima volta sei stato così deficiente da copiare pure il mio nome e siamo finiti nei guai entrambi.»

Non ci si annoia mai con Dion.

Ian mi cinge la vita con un braccio, un  piccolo bacio sulle labbra e mi sento mancare l'aria. Prende la mia tazza, pronto a farne un sorso.

«Beau ma la festa "non a sorpresa" di Ian? Dobbiamo festeggiare il nostro genio! Jessie ha litigato con me l'altra sera che non si è fatto più nulla, me la dovete per danni morali.»

I nostri sguardi schizzano su di lui, Jessie impugna la penna e gliela punta contro. «E lo stesso non sei uscito con me e i miei amici!»

Ian appare leggermente disorientato.

«Certo che tu un segreto non te lo sai tenere» borbotta Chase.

«Come fai a berlo?» dice Ian disgustato, ridandomi la tazza, «vado a prendermi un caffè decente.»

Stamattina non sembra il solito... Ian.

Lo seguo. «Tutto bene?»

«Sì, perché?»

«Non ti sei lamentato ancora, non hai sbuffato, non hai detto nemmeno una delle tue e sono le otto del mattino.»

Stringe una sigaretta tra le dita, indugia se accenderla o meno.

«Non ho notizie di Chaz da un bel po'» ammette, si sottrae ai miei occhi.

«Starà in giro come fa sempre» tento di rassicurarlo ma la mia voce già vacilla. «Hai provato a chiamarlo?»

«È inutile.» Coglie subito la mia preoccupazione trasudare da ogni poro. Addolcisce i lineamenti. «Andrò a cercarlo dopo scuola, non è nulla.»

«Andiamoci ora!»

«Non se ne parla, tu hai scuola, tranquillo capita sempre, non imparo mai.»

Lo conosco. Si sta autocondannando per avermelo raccontato.

Si avvicina, i nostri battiti distanti di pochi centimetri. «Comunque mi è piaciuta di più la festa a sorpresa che hai fatto da solo con me.»

La pelle del mio viso sta andando a fuoco.

Mi imprigiona in un bacio, dolce eppure così devastante. La campanella suona, gli altri studenti ci scorrono accanto e sono ancora sotto l'incantesimo delle sue labbra. Si stacca, lasciandomi un sorriso che mi fa mancare la terra sotto ai piedi.

This could be nothingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora