PESCIOLINO SOTTO IL SOLE

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CAPITOLO 7

Sei giorni dopo

Jasmine

Siamo seduti al nostro tavolo in mensa ed è da una settimana che evito Benjamin. Perchè ovviamente dopo avermi detto quelle cose, il giorno seguente a scuola ,si è seduto vicino a me senza vergogna, mi sembrava anche con un po' di controvoglia, ma io senza problemi mi sono alzata e mi sono messa vicino a Leila, mi sono presa anche una nota ma non mi interessa, non ci volevo stare vicino a uno che mi dice quelle cose. Il problema è stata mia madre, appena ha visto la nota ha fatto una scenata, per fortuna mio padre l'ha portata fuori a mangiare e si è calmata. Denise è da tutta la settimana che mi lancia occhiatacce storte, io le rispondo con un bel sorriso. Sinceramente non la capisco, 1) cosa le ho fatto , se è per Benjamin me ne sono pure andata quindi non capisco. 2) Deve capire che se mi guarda non scomparirò magicamente da questo pianeta.

Non ne ho voglia di iniziare un litigio con lei e le sue idee contorte. Ma lei non è della mia stessa idea, si sta avvicinando con quella sua camminata storta. Intendo davvero, ha un problema al ginocchio, ma non vuole dirlo a nessuno, infatti sculetta per nasconderlo.

<Cosa fai stasera?> Mi guardo intorno per vedere se sta parlando con me. La domanda che mi aspettavo di meno.

<Non lo so, ragazzi cosa facciamo stasera?> Mi giro verso il mio gruppo.

<Non mi interessa se fai qualcosa con loro, hai quale evento importante?> Faccio di no con la testa e se ne va.

<Futura avvocatessa Ja.> Mi giro verso Leila e sorrido. Ovviamente loro sanno tutto. E mi hanno appoggiato. Mentire è un dono che non tutti hanno, tutti pensano che per essere un bravo mentitore bisogna trovare una bella storia, ma la realtà è dire solo un pezzo di verità e strutturarci la storia intorno.

Per fortuna oggi è sabato e la giornata finisce alle 13:15, anche perchè non ce la faccio più a stare in questa gabbia di matti.

<Io direi che possiamo andare, la campanella è suonata. Possiamo andare a casa.> Ci alziamo tutti e quattro e usciamo.

Saliamo in macchina di Conrad. Io e Leila cominciamo a cantare come pazze nei sedili dietro, Harry si mette la mani sulle orecchie. Sono solo gelosi della nostra bellissima voce. Non siamo così stonate potremmo rompere un vetro ma siamo brave.

Conrad frena di scatto davanti a casa mia. Rischio di prendere una dentata sul sedile davanti.

<Per fortuna siamo arrivati, mi stavate scoppiando le orecchie.> Gli faccio il dito medio ed esco dalla macchina.
<Non capite l'arte.> Mi fa il verso.

<DOPO TI CHIAMO VEDI DI RISPONDERE.> Annuisco a Leila ed entro dal cancello. Davanti alla porta trovo una scatola indirizzata al mio nome. Hanno tutti preso un vizio vedo. La prendo ed entro in casa. Chiamo mia mamma ma non è ancora tornata, nemmeno mio padre.

Salgo in camera e come prima cosa mi cambio, avere i vestiti sporchi in casa mi fa sentire sporca anche a me.

Con il mio pigiamino di spongebob mi siedo sul letto con la scatola.

Spero che non sia di nuovo una scatola come l'altra volta. Potrei legarmi il fiocco sugli occhi e far finta di non aver letto nulla.

Con un po' di paura slaccio il nastro. Nemmeno prima di un'interrogazione ho così paura.

Apro la scatola e c'è un leggero velo con sopra un biglietto.

Ma cosa c'è adesso qua sotto? Una testa di cervo?

Levo il velo e rimango a bocca aperta.

Non è una testa di cervo, ma un vestito.

Un bellissimo vestito lilla, sembra uscito da un film delle principesse. C'è anche una scatolina. Prendo il biglietto e lo apro.

Ho paura ma tu non mi spaventiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora