HO PAURA...

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CAPITOLO 31

Jasmine

<Benjamin, dov'è tua sorell-> Mi allontano quanto meglio riesco da Benjamin ma questa distanza a Theodore non basta dato che mi sta bruciando con lo sguardo.

<Cosa ci fa lei qua?>

<Ciao Codardo, che bello vederti.>

<Mi dispiace ma non penso lo stesso Bugiarda.> Gli sorrido falsamente e lui mi risponde allo stesso modo.

<Evie è dentro, se vuoi andare da lei vai.>

<Mi accompagni? > Theodore guarda l'entrata con occhi leggermente sbarrati. Benjamin si gira verso l'entrata e qualcosa nel suo sguardo sembra cambiare.

<Certo, Ja vieni con noi?>

<No.>

<No.> Io e Theodore rispondiamo contemporaneamente.

<Tranquillo che sono io che faccio a meno della tua presenza.> Non aspetto che mi risponda e vado verso l'entrata andando alla ricerca di Evie, o mio cugino.

Ma ovviamente non vedo nessuno dei due, passo non so quanti minuti seduta sul divano a guardare le persone.

Vedo gente felice che scherza, gente preoccupata, gente innamorata, ma non vedo una sola persona che si senta a suo agio di sentirsi se stessa.

Il difetto del genere umano? Non avere il coraggio di essere come siamo solo per la paura del giudizio altrui.

Ma c'è qualcosa di peggio a questa festa, non vedere nemmeno i gemellini, mi mancano quelle due teste ma non li vedo da nessuna parte.

<Lo sai che non sei ben accetta qua?> Sorrido sentendo quanto poco sono voluta qua.

<Non te lo ha chiesto nessuno Codardo, almeno dimmelo in faccia e non alle spalle.> Sento dei passi e poi lo vedo spuntare nella mia visuale. Lo saluto con la manina solo per innervosirlo.

<Perchè sei qua?>

<Perchè mi hanno invitato?>

<La gente invita anche persone che gli stanno sul cazzo.> Mi porto una mano sul cuore e faccio una faccia dispiaciuta.

<Mi dispiace per te, non credo avrebbero voluto che tu lo scoprissi così.> Gli dico ironica. Theodore fa un passo verso di me ma viene bloccato da qualcuno.

<Foster vai a berti qualcosa che è meglio.> Mio cugino.

Lui stava per andarsene ma lo blocco con la mia domanda.

<Sei con i tuoi genitori da tutta la vita?>

Lui si gira con uno sguardo omicida e fa un passo verso di me fregandosene di Andrew.

<Non te ne deve fregare un cazzo.> Si gira per andarsene ma si ferma.

<Comunque si.> E poi se ne va.

<Perchè questa domanda?> Andrew si siede di fianco a  me ma guarda dritto a lui tutto il tempo.

<Andiamo fuori a  parlare.>

Andrew inizia a camminare e io lo seguo in silenzio avendo la paura di dire la cosa sbagliata.

Andiamo verso il mini parco giochi e ci sediamo sulle altalene.

Come facevamo da piccoli, ogni volta che dovevamo fare conversazioni profonde parlare andavamo lì, come per ricordarci che per essere felici dobbiamo essere in due.

Ho paura ma tu non mi spaventiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora