L'APPUNTAMENTO

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CAPITOLO 9

Jasmine

Non so se mi spaventa di più la sveglia che sembra un allarme zombie, oppure i passi di mia madre che viene a chiamarmi per la seconda volta.

Appena riconosco i passi, mi lancio fuori dal letto e mi metto davanti alla porta. Mia madre tira giù la maniglia e mi tira la porta in faccia.

Perchè dopo 17 anni non ho ancora imparato se le porte di casa mia si tirano o spingono? Dovrei mettermi degli adesivi per ricordarmelo.

<JASMINE, mi dispiace. Ma cosa ci facevi dietro la porta?>

<Stavo scendendo. Ma te hai voluto rifarmi il naso gratis.> Sbuffa e riscende le scale.

Io sono con le mani sul naso e dolorante, e lei se ne va? Ok non esce nemmeno il sangue ma fa male.

<Io direi che non posso andare a scuola.> Provo ad urlare sperando mi senta. Sperando accetti ma è più probabile l'allarme zombie di prima.

<JASMINE VEDI DI VENIRE A FARE COLAZIONE OPPURE TI DARO' UN VERO MOTIVO PER NON ANDARCI.>

Corro immediatamente fuori da camera, e vado in cucina. Rischio di cadere dalle scale inciampando nei miei stessi piedi. La mattina sono su un altro pianeta.

<Vedo che ti sei decisa.> Le faccio la linguaccia e inizio a mangiare. Dalla porta entra mio padre bacia prima mia mamma e poi viene a baciare me.

<Buongiorno principessa.> Mi bacia sulla fronte e si prepara il caffè. Come al solito si mettono a battibeccare facendo riferimenti alla loro adolescenza. Vorrei tanto anch'io poter dire in futuro ai miei figli delle avventure con il loro papà.

<Papi.>

<Oh no, quando parte così deve sempre chiedermi qualcosa.>

<Non è vero.> Sbuffa e guarda mia mamma.

<Si, hai preso questa caratteristica da tua madre.> Lei lo guarda fa il dito medio con un sorriso falso sul volto. Anche questo ho preso da mia madre.

<Mi dai un passaggio a scuola?> Alza gli occhi al cielo e mi fa cenno di seguirlo. Saluto mia madre ed esco di casa.

<Jasmine, puoi fare come vuoi, ma credo che andare a scuola in pigiama e senza aver lavato i denti mi sembra esagerato.> Mi giro verso mia madre che mi guarda dalla porta. Corro da lei e le sorrido sussurrandole un grazie.

<Cavolo, puntavo a vederla andare a scuola così almeno avrebbe avuto meno ragazzi intorno.> Faccio la linguaccia a mio padre e vado a cambiarmi. Come ho fatto a uscire in pigiama.

Mi metto un jeans nero e un normalissimo maglione bianco. Prendo lo zaino e scendo.

Davvero stavo uscendo senza zaino? Sono veramente stordita.

<ECCOMI.> Metto le scarpe e dopo aver salutato veramente mia madre esco. Salgo in macchina e trovo già mio padre.

Durante il viaggio ci mettiamo a cantare le nostre canzoni, alcune le ho imparate da piccola e me le ricordo ancora.

<Sei proprio stonata, dovevi prendere da tuo padre questo talento, invece niente.> Il solito egocentrico.

<Ti ricordo che non sono io a scegliere il mio DNA.>

Sbuffa e si gira verso la strada. Dopo qualche minuto arriviamo davanti alla mia scuola. Batto il cinque a mio padre e scendo dall'auto. Sono in ritardo di 10 minuti all'appuntamento con gli altri.

Ho paura ma tu non mi spaventiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora