prologo.

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raquel's pov.

In Giappone c'è un metodo per essere felici.
Il metodo ikigai.
Una ragione di vita per la quale svegliarsi ogni giorno con una felicità intrinseca dentro di te che ti fa sentire estremamente grato alla vita.
Follia vero?
Immagina sentirsi grato sul serio e accantonare quelle cose che noi riteniamo nocive per la nostra salute, non dando più quella importanza che ci fa ribollire il sangue nelle vene.
Infatti, la parola ikigai si riferisce all'avere uno scopo nella propria vita, ciò che la rende degna di essere vissuta.
La persona compie azioni volontarie e spontanee per dare un senso alla vita stessa.
Buffo pensare a come potrebbe cambiare il senso delle cose quando gli riservi la vera importanza che ti provoca un calore all'interno, tu lo insegui come se quello fosse l'unica soluzione a tutto il ghiaccio glaciale che hai nell'anima.
Però purtroppo non sempre le cose vanno nel verso giusto, cambiano direzione o tutta la felicità che provavi si eclissa come niente.
Che cosa avrebbe portato il futuro?

Lunedì.
Nuova settimana.
Nuovo caso.
Ore 7:00.
Madrid.
Raquel Murillo, encantada ma la maggior parte delle persone mi conoscono come quella che ha sempre tutto solo ed esclusivamente sotto controllo perché il caos lo odio.
Odio le cose fuori posto.
Odio i ritardi.
Odio il traffico immenso in cui mi trovo ora e alzo gli occhi al cielo, sperando che questa fila immensa di macchine si dilegui velocemente.
Ore 7:01.
Un minuto che vola, un minuto in meno nel presente e il passato continua a starmi dietro.
Abbassai il volume della radio lentamente e avanzai sbuffando come non mai, era inutile cambiare direzione perché ero bloccata.
Dovevo arrivare nel mio ufficio tra meno di un'ora e già vedevo nella mia mente la pila di documenti depositati dalla mia segretaria nella mia bellissima scrivania.
Appoggiai la testa sul sedile e afferrai il mio telefono chiamando velocemente uno dei tanti stagisti che venivano in commissariato.
"Capo, buong-" disse lui farfugliando in panico come sempre ma lo bloccai, non avevo voglia di perdere tempo con un ragazzino di buon mattino.
"Caffè macchiato con due zollette di zucchero, non troppo bollente. Arriverò tra non meno di cinquanta minuti e lo voglio sulla mia scrivania." dissi riattaccando e notai le macchine muoversi, mi scappò un piccolo sorriso ma ero ancora imprigionata.
Una vita dietro a casi impossibili.
Anni e anni di Academia, amo il mio lavoro, però inutile dire che era tanto pericoloso ma quando una cosa è positiva deve per forza avere anche il suo lato negativo.
Questo mondo è meraviglioso, e se dovessi rinascere in un'altra vita ovviamente sarei ispettrice anche in quella nuova, fin da bambina amavo risolvere i problemi, anche quelli che non mi riguardavano: per quale motivo?
Punto primo, potevo mettermi in gioco anche per la cosa più insignificante del mondo, con lo sconosciuto/a che avevo davanti.
Punto secondo, amo il mio cervello e il fatto che possa usarlo per arrivare alla soluzione ogni qualvolta che ne ho l'occasione è esilarante, mi reputo una donna estremamente intelligente e la mia astuzia, mi ha portata tanto lontano.
Dovevo dire grazie anche alla mia ambizione che scorreva impetuosa come non mai nelle mie vene come un fiume in piena.
Il traffico si mosse appena e avanzai, mentre nella mia mente vedevo la me felice nei corridoi dell'Academia con il mio solito sorrisetto vispo stampato sulle labbra e i miei vecchi amici che ora avevano tutti una vita, una famiglia, dei figli, un posto di lavoro fisso.
Però mancava sempre qualcosa.
Come quando guardi un puzzle che non si incastra perfettamente con gli altri però ci sta bene vicino, si sa che più ci provi e non si unisce, però più forzi una cosa non compatibile e più quella ti da problemi e alla fine.. si rompe.
Così funzionano le relazioni.
Mi ritengo una donna libera, reduce da un matrimonio disastroso che mi ha lasciato davvero tantissimi traumi che pian piano sto dissolvendo con la terapia ma ancora una volta devo ringraziare, il mio lavoro.
La guarigione non è lineare, ha molte fasi.
C'è solitudine nella tua guarigione e poi c'è comunità.
Ci sono volte in cui non parli con nessuno per giorni e ci sei solo tu nei tuoi pensieri, e poi ci sono volte in cui sei circondato dall'amore, ci sono lacrime, poi sorrisi.
Fardello e poi sollievo.
Un temporale, poi il sole.
Afferrai il telefono osservando un'attimo le notizie in ambito politico e sottovoce lessi alternando lo sguardo dal display alla coda di macchine davanti a me.

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