2. tu sei?

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- academia, primer año.

raquel's pov.

Fare amicizia per me è sempre stato un gioco da ragazzi.
Passavo nel corridoio?
Dieci persone mi salutavano.
Cambiavo città?
Ero la prima ad essere invitata alle feste.
Forse era la mia energia ad attirare le persone e rimanevano abbagliate dal mio modo di essere, di parlare, di essere sempre così attenta ad ogni piccolo dettaglio.
In questo preciso istante mi trovavo in Academia, di polizia precisamente e c'erano così poche persone che era inevitabile non essere notati e oggi per la precisione erano due mesi che stavo qui.
In questo mondo stupendo dove pian piano ci stavo entrando per davvero, perché tutto avveniva a piccoli step e certo che no, non potevi avere tutto subito perché la preparazione era la prima regola principale per diventare un buon ispettore.
"Hey Murillo, che si dice?" disse un ragazzo regalandomi un sorriso e continuai a camminare lungo il corridoio, ecco la mia abitudine così ormai famigliare.
Tutti così simpatici, allegri, però nessuno di interessante.
Mi guardavo attorno ripetutamente alla ricerca di quel qualcosa che mi permettesse per un'attimo di rimanere ferma e dire:

"Joder, deve essere mia amica."

Una persona di cui fidarmi, una figura femminile che mi permettesse di essere me stessa in tutti gli aspetti, confidarmi o uscire fuori da queste vesti così rigide.
Volevo vita, la vita vera.
Alzai gli occhi al cielo salendo poi le scale velocemente per andare in aula, avrei dovuto affrontare diritto penale oggi e per me tutto questo era un ripasso perché pur di essere preparata in questo campo mi ero da poco laureata in giurisprudenza.
Arrivai a destinazione in anticipo e prima di fare il mio ingresso buttai il bicchiere vuoto del mio caffè dritto sul cestino senza neanche guardarlo, inutile dire che avevo una mira impeccabile e non vedevo l'ora di avere l'autorizzazione per possedere una pistola vera.
Tolsi la borsa che avevo in spalla e idem il mio giubbotto in pelle, le mie braccia erano toniche assai a causa dei miei infiniti allenamenti e mi piaceva essere preparata non solo in ambito professionale ma anche in psicofisico.
Afferrai il mio quaderno ricopiando il titolo sulla lavagna e mi rilassai tamburellando la penna sul tavolo guardando le persone entrare e prendere posto, c'era chi rideva e scherzava, altri che litigavano e sorrisi perché conoscevo praticamente tutti.
Non potevi di certo essere selezionato alla cieca.
Durante tutto il mio percorso ho dovuto affrontare delle prove assai complicate e ho anche fallito ma al contrario di molte persone, non avevo mollato la presa fin da subito.
Anzi.
Fallire era il mio carburante per vincere, la mia motivazione.
"Ragazzi! Silenzio, prendete posto così possiamo incominciare. Prego." disse il professore perdendo già la pazienza e sorrisi appoggiando il gomito sul tavolo per sorreggere il mio mento con la mano continuando a guardare i miei colleghi.
Ragazzi tanto muscolosi con le loro rispettive ragazze non altro che civettuole, il classico nerd con gli occhiali al viso e i capelli spettinati, i ricconi che erano entrati solamente per convenienza dei propri genitori e non perché lo volessero davvero.
Però hey, guai a non continuare la catena famigliare o si spezza.
E poi, una ragazza con dei lunghi capelli rossi che non avevo mai visto si guardava attorno alla ricerca di un posto, imprecando ad alta voce.
Strabuzzai per un'attimo gli occhi sbattendo le palpebre ripetutamente e sorrisi in automatico nel vederla andare un pochino in panico, doveva essere nuova.
Sul viso indossava degli occhiali da vista e potevo notare i suoi occhi verdi, il fisico era snello e una valanga di lentiggini le ricopriva quasi del tutto il viso.
Un filo di trucco addobbava i suoi occhi grandi e la sua pelle era pallida, come la neve, ma la cosa che attirava la mia attenzione era la sua frangia perfetta che le stava benissimo.
Qualcosa dentro di me scattò, non sapevo ancora definirla.
"Hey, pecas." bisbigliai in automatico e si voltò verso di me, inarcò un sopracciglio per il nomignolo e con un sorriso le indicai il posto dietro di me che era sempre libero dato che mi trovavo nelle ultime file, giusto perché nelle prime c'erano i secchioni.
La rossa in questione prese posto subito togliendosi dal centro dell'attenzione e indossava dei jeans stretti con un maglione elegante accompagnato da degli stivali alti, il suo stile era basic però al tempo stesso molto elegante perché sapeva abbinare i colori.
Era diversa da tutti qui dentro, perché cazzo non l'ho notata prima?
Sicuramente doveva essere qui solo per le lezioni perché era impossibile che una ragazza così particolare non avesse assorbito la mia energia strabiliante.
Girai appena la testa di lato e scrisse anche lei delle cose sul suo quaderno impeccabile, pensavo si sedesse nel posto che le avevo consigliato ma invece era alla mia destra però molto più lontana rispetto al mio posto così solitario.
Non era maldestra quindi, tutt'altro.
Aveva preferito prendere il posto più merdoso piuttosto che sedersi dietro di me e chissà, magari scambiare due parole con la sottoscritta? Che cazzo.
Scossi la testa lasciando uscire dalle mie labbra un piccolo sbuffo e mi dava fastidio il fatto che non si fosse avvicinata a me come fanno tutti, cercai di togliere dalla mia testa questi pensieri e ascoltai il professore che stava facendo delle domande e alcuni rispondevano.
"Differenza tra rapina propria ed impropria?" domandò con la sua solita attitudine professionale e mi si illuminarono gli occhi, perché mi interessava parecchio questo campo.
Dai Raquel rispondi, questa la sai.
Alzai la mano ma feci in tempo ad abbassarla per evitare una figura di merda grandissima perché una voce così dannatamente meravigliosa e precisa aveva risposto al posto mio, e no, non era il solito nerd del cazzo ma quella rossa che stavo analizzando pochissimi secondi fa.
"Nella rapina propria è richiesto il dolo specifico costituito dalla volontà di procurare un ingiusto profitto, nella rapina impropria il dolo è doppiamente specifico, in quanto la volontà è diretta sia a procurarsi l'ingiusto profitto, sia ad usare la violenza o la minaccia al fine di assicurare a sé o al altri." rispose seria e il professore sorrise per la sua velocità nel spiegare questo concetto, qui le persone solitamente non erano così veloci e impeccabili.
Interessante.
Mi misi comoda osservandola con attenzione ed era così seria, sembrava che avesse il pieno controllo di tutto ciò che doveva fare in questo momento.
"Vuoi aggiungere altro?" disse ancora il professore e lei senza neanche pensarci aprì bocca attirando veramente l'attenzione di tutti.
"La distinzione tra le due tipologie di rapina assume, poi, rilievo anche in relazione all'elemento psicologico del reato. Mentre nella rapina propria è richiesto il dolo specifico, quale volontà di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, nel caso della rapina impropria è necessario un dolo specifico, inteso sia come volontà di procurarsi un ingiusto profitto, sia come volontà di usare violenza o minaccia per assicurare a sé o ad altri il possesso della cosa o l'impunità per averlo ottenuto." disse ancora e la guardai come un'idiota a bocca aperta, neanche le importò che la stessi fissando come una stalker e strinse la penna continuando a scrivere.
"Molto bene, un'altro argomento importante del Diritto Penale è: falso ideologico e falso materiale. Qualcuno sa dirm-" domandò il professore ma neanche gli feci finire la domanda che parlai, iniziando una piccola sfida.
"La falsità materiale si concretizza nella condotta diretta a modificare una realtà documentale preesistente rispetto a quella che l'autore del falso fa apparire, essa può manifestarsi sia nella forma della contraffazione che in quella dell'alterazione del documento, laddove il primo concetto identifica la formazione di un documento da parte di una persona diversa da quella da cui apparentemente lo stesso risulta provenire, mentre il secondo fa riferimento ad una condotta avente ad oggetto un documento già definitivamente formato su quale si operano delle modifiche. Tale distinzione concettuale, peraltro, ha un rilievo eminentemente pratico e descrittivo, posto che le falsità materiali, se penalmente rilevanti, sono sempre punibili." dissi senza sbagliare una virgola e alcune persone mormorarono un "whoa" silenzioso, capendo cosa stessi facendo.
Sorrisi divertita sperando di trovare quegli occhi verdi addosso ai miei ma invece, la sconosciuta stava scrivendo guardando poi un punto davanti a sé.
Sbuffai rumorosamente afferrando la mia matita e la attorcigliai nei miei capelli in modo tale da rimanere più tranquilla e rilassarmi un'attimo.
E invece no, perché per tutta la durata della lezione non perse neanche un secondo della spiegazione e scrisse pagine di appunti al contrario mio che annottavo solo i concetti base e poi studiavo libri interi.
Raccolsi le mie cose in modo lento giusto per osservarla ancora un pochino e si sistemò appena gli occhiali lungo al naso, afferrai la mia giacca in pelle indossandola non appena si alzò anche lei e come uscì l'affiancai senza essere troppo invadente.
Cosa potevo dirle per non sembrare una psicopatica?
Aumentò appena il passo notandomi e mi guardò con la coda dell'occhio mentre percorrevamo insieme il lungo atrio che poi dava ai corridoi dove c'erano le altre aule con i rispettivi corsi da seguire.
Mi toccai il viso nervosamente e aprii bocca ma poi la richiusi, dentro di me si stava instaurando un nervoso mai visto prima perché sapevo sempre cosa dire.
Ma ora no, non sapevo cosa fosse l'intelligenza per creare una frase di senso compiuto.
Tutti volevano fare amicizia con me, quindi non facevo solitamente il primo passo io ma ora? Cazzo, dovevo fare qualcosa.
"Hey, belle risposte prima. Ti piace molto il Diritto Penale?" dissi sperando si fermasse ma invece no, continuò a camminare e un'ondata del suo profumo dolce mi invase stordendomi per vari secondi.
"Le tue lentiggini sono vere?" domandai ancora e mi diedi un colpo alla testa in automatico per la domanda idiota, a volte ero proprio un'imbecille cavolo.
La rossa si fermò di scatto e per poco non inciampai addosso a lei, inarcò un sopracciglio confusa e finalmente mi guardò negli occhi.
Sorrisi in automatico ma lei rimase impassibile, strinse maggiormente la sua borsa in spalla e la sua lunga coda oscillò per pochi secondi.
"Cioè spiegami, questo è il tuo modo di approcciare con una sconosciuta? Non mi interessano le donne, in ogni caso quindi, Adios." disse evitandomi e scoppiai a ridere facendola bloccare in mezzo a tutti.
"Ho sentito bene? Pensi che ci sto provando con te? Il tuo secondo nome è miss universo per caso?" dissi stuzzicandola un pochino e abbassò di poco i suoi occhiali da vista guardandomi molto male, scosse la testa ma si dovette ribloccare perché mi misi proprio davanti a lei.
Andò a destra ma imitai i suoi movimenti, andò a sinistra e feci lo stesso.
"Mi spieghi cosa cazzo vuoi? Non ho due anni e ho una lezione tra dieci minuti ti puoi levare? Grazie." disse dandomi una spallata enorme e per essere così esile mi fece un male atroce, gemetti dal dolore infatti e mi vennero le lacrime agli occhi.
Le rosse, sono tutte così strane.
Dentro di me si instaurò una nuova consapevolezza: Raquel, non puoi piacere a tutti, non puoi essere amica di tutti e a non tutti può piacere quello che esce fuori dalla tua bocca.
Non sei per tutti.
E mentre l'atrio si svuotava, questa consapevolezza mi lacerò in due.

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